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I BIDONI della Serie A: stagione '06-'07 (Ep.5)


- di Luca Fazi - Lo sappiamo, vi è mancata! La rubrica “I Bidoni della Serie A”, vero cult del blog In Barba al Palo, torna dopo quasi due anni e mezzo di assenza, pronta a regalarvi l’episodio numero cinque di questa memorabile (anche se i relativi tifosi avrebbero preferito obliare certi calciatori) ed infinita storia. Lo fa di gran classe, dedicandosi ad una stagione molto delicata della nostra Serie A, quella 2006/2007.

Iniziata con gli scandali di Calciopoli e proseguita tra i “po po ro po po po po” urlati come se non ci fosse un domani, l’estate terminerà dando il via ad un campionato di calcio che tenta di ristabilire una sorta di normalità. È l’anno dell’Inter, targata Mancini, che conquista il suo quindicesimo tricolore. La Roma alza al cielo una dominata Coppa Italia, dopo sedici anni di assenza e sei di digiuno assoluto da trofei, mentre il Milan siede per la settima volta sul trono europeo più importante. È il campionato che vede la prematura scomparsa dell’indimenticato Giacinto Facchetti e la barbara uccisione dell’Ispettore capo Filippo Raciti, dopo i vergognosi fatti accaduti nel derby Catania - Palermo, del 2 febbraio 2007. Con 26 reti, Francesco Totti è la seconda Scarpa d’oro italiana dopo il titolo conquistato da Luca Toni nella stagione precedente.

Ora, però, concentriamoci sui “bidoni” di quel campionato, ovvero quei giocatori stranieri arrivati in Italia (da sconosciute promesse o già affermati protagonisti del calcio) e che hanno indegnamente deluso le aspettative per poi, ci tengo a precisare, non dimostrare più nulla (o quasi). Vengono presi in esame i migliori, o in questo caso peggiori, cinque… ma quanti ce ne sarebbero da aggiungere alla lista. Come sempre, buona lettura!


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5° POSTO

Kamil Kosowski (Chievo Verona)


Nel 2006 aveva persino esordito in un Mondiale, entrando nel match perso dalla Polonia contro l’Ecuador. Kamil era riuscito ad ingannare un po’ tutti con l’ultima stagione al Wisla Cracovia (più prolifica delle altre… ma ci voleva poco), nel 2002/2003, tanto da meritare la chiamata in Bundesliga del Kaiserslautern. Con i diavoli rossi disputerà un biennio da tante presenze e pochi gol; per mantenere viva la “tradizione, farà lo stesso anche in Premier con la maglia del Southampton. Dopo l’esperienza in Germania con la propria nazionale, arriva in prestito al Chievo Verona che in quella stagione disputa pure i preliminari di Champions League. Il verdetto del campo, tuttavia, sarà impietoso per entrambi. I clivensi passano dalle stelle delle notti europee alle stalle della retrocessione, dopo i sei campionati in A che avevano dato vita ad una delle più belle favole calcistiche. Il bilancio di Kamil, al contempo, è disastroso: 23 presenze con il conteggio dei gol fatti mai avviato.


4° POSTO

Christian Wilhelmsson (Roma)


Ok, è arrivato a stagione in corso. E va bene, riuscì persino a comparire nel tabellino dei marcatori con la rete inflitta all’Ascoli (non proprio una difesa granitica). Diciamo soltanto che l’inserimento in rosa dello svedese non ebbe lo stesso impatto che Lucianone Spalletti – suo allenatore alla Roma e promotore dell’acquisto dopo averlo notato in un provino, ai tempi dell’Udinese – auspicava. In sintesi, non si fece notare molto dal pubblico giallorosso che, in compenso, apprezzò tantissimo la presenza allo stadio della moglie, la bellissima modella Oksana Andersson. Dopo brevi parentesi in Inghilterra e Spagna, lo svedese si dedicherà a visitare i lati meno nobili del mondo calcistico… ma ben più remunerativi!


3° POSTO

Masashi Ōguro (Torino)


Se un club si salva per il rotto della cuffia e termina con il peggiore attacco stagionale (appena 27 gol), la colpa – neanche a dirlo – non può essere imputabile ad unico responsabile. Con la stessa onestà ammettiamo che il giapponese ha contribuito a riempire il bagaglio delle delusioni. Non mostrò nulla della vena realizzativa espressa, da protagonista, ai tempi del Gamba Osaka e che palesò di nuovo con il Tokyo Verdy. Il caro Masashi disputa in maglia granata due stagioni, con la prima che lo vede scendere in campo per sette volte senza mai depositare il pallone in rete. Insieme al connazionale Ogasawara (anch’esso arrivato in Italia nel 2006, al Messina) contribuirono ad allungare la lista dei nipponici-flop dopo la dolce quanta errata illusione che tutti fossero come Nakata.


2° POSTO

Yoann Gourcuff (Milan)


Certo, gli appena 3,5 milioni di euro spesi per prelevarlo dal Rennes non avranno aggiunto troppi rimpianti alle aspettative riposte sul trequartista francese. Preso come “vice-Kaká”, il transalpino non rassicurò mai i dirigenti rossoneri sulla bontà dell’operazione fatta, nonostante alcuni sprazzi conditi da giocate degne di nota che gli permisero la presenza in nazionale per circa un quinquennio. Va a segno (insieme a Billy Costacurta che saluta San Siro con un gol “storico”) nella penultima di campionato e in un match di Champions, ma neanche la seconda chance, datagli nella stagione successiva, gli varrà la permanenza nel club. E pensare che da alcuni “intenditori” di calcio era stato valutato come il nuovo erede di Zidane…


1° POSTO

Ricardo Oliveira (Milan)


A quarant’anni suonati si diverte ancora con il pallone tra i piedi. Va a lui il non invidiabile riconoscimento di occupare lo scalino più “alto” di questa classifica. Nel 2006 era stato chiamato per sostituire – tenetevi forte – l’usignolo di Kiev, Sua Maestà Shevchenko. Di certo il compito era tra i più ardui ma ciò non toglie che Oliveira fallì in maniera clamorosa. Per garantirsi le sue prestazioni furono spesi ben 21 milioni (17,5 più il cartellino di Vogel – altra meteora): pura follia. Il gol all’esordio, ai danni della Lazio, aveva acceso gli animi dei tifosi ancora in lutto dopo la partenza del bomber ucraino… ma fu un fuoco di paglia. Con il Betis, pre-Milan, era riuscito a mettere a referto 22 centri in una sola stagione; con il Real Saragozza, post-Milan, ben 18 sigilli nell’arco del campionato. All’ombra della Madonnina appena tre. Senza dubbio, dal lato psicologico, il centravanti brasiliano non fu agevolato dai fatti accaduti lontano dal campo e che ne minarono la serenità. La sorella Maria, infatti, venne rapita in Brasile il 2 ottobre del 2006 e liberata soltanto il 13 marzo 2007, ben 159 giorni dopo. Tornando alle questioni sportive, è curioso che a primeggiare nella top-five dei bidoni ci siano due acquisti rossoneri: con loro – o per meglio dire, nonostante loro – il Milan ‘06/’07 si laureò campione d’Europa per la settima volta. Come si suol dire, non tutti i bidoni vengono per nuocere, o no?!


* Numeri precedenti


Episodio 1


Episodio 2


Episodio 3


Episodio 4



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