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I nigeriani nella storia del Milan



- di Luca Fazi - Il profumo delle akara che si diffonde lungo Parco Sempione. Il suono dell’afrobeat che abbraccia la basilica di Sant’Ambrogio. L’arte Benin che si confonde nella magnificenza del Castello Sforzesco. Lo sentite? È la Nigeria che si ritaglia il proprio posto all’interno della città meneghina. Il ritmo scatenato di danze africane sembra seguire quello frenetico che accomuna, neanche a dirlo, la quotidianità milanese. Sono – soprattutto – le Super Eagles che sostano sopra San Siro, in questo caso dalla sponda rossonera, per spiccare voli che raggiungano le più considerevoli altezze possibili.

Parliamo di calcio.

Parliamo dei nigeriani che hanno indossato la gloriosa maglia del Milan.

Li vogliamo inserire tutti all’interno del medesimo articolo. Non sono molti. Soltanto cinque, infatti, sono scesi in campo per le partite ufficiali (il numero raddoppierebbe se considerassimo anche i calciatori che hanno disputato amichevoli estive). Alcuni sono arrivati dal nulla per finire, comunque, nel dimenticatoio. Altri, al contrario, hanno assaporato un fugace momento di gloria, impreziosito anche da qualche risultato di squadra.

Spoiler (o presunto tale): l’accoppiata Nigeria-Milan non ha mai prodotto, fin qui, grandi risultati.

Sono calciatori cresciuti nelle giovanili o arrivati in prima squadra per la durata massima di un campionato (in certi casi, spediti già a metà stagione verso nuovi lidi). Un bilancio negativo? Niente catastrofismi! Al di là della ristretta cerchia presa in esame – del resto pochi rondini… ehm, chiedo venia, volevo dire poche aquile non fanno primavera – dalle parti di Milanello sono sbarcati soltanto calciatori avanti con la carriera (senza aver lasciato il segno, né prima né dopo) o promesse al limite della scommessa.

L’ordine con cui sono stati inseriti non è casuale ma rispetta la stagione che li ha visti esordire in rossonero: dalla più lontana a quella più recente. Prima di proseguire con la lettura, vi chiedo un notevole sforzo mentale: li ricordate tutti? Adesso verificate pure, attraverso le righe che seguono, se le vostre ipotesi sono corrette. I miei complimenti a chi sarà riuscito nell’en plein.

Non per mancanza di fiducia nei vostri confronti, sia chiaro, ma nutro forti dubbi a riguardo.

Intanto… buona lettura!




Mohammed ALIYU Datti

(3 presenze)


Assoluto fuoriclasse. Bomber inarrestabile. Valore di mercato alle stelle. Come dite? Ah, non è PcCalcio7? Il ragazzo viene da Kaduna, come Babangida e Babayaro, ma con i connazionali ha in comune soltanto la provenienza.

Arrivò a Padova nel ’97, insieme all’altro nigeriano Garba; l’immediato tesseramento era previsto soltanto per uno dei due e alla fine Cesare Viganò (presidente dei biancoscudati) selezionò Aliyu. Scelta tecnica? No, la decisione giunse in seguito al lancio di una monetina (secondo altre versioni, si fece a bim-bum bam).

Nella stagione successiva passò al Milan, riuscendo ad esordire poco più che sedicenne. Soltanto una presenza… ma decisiva. I rossoneri sono in trasferta a Bologna e il punteggio è inchiodato sul 2 a 2. Mohammed rileva Leonardo al 77’; giusto il tempo di procurarsi un calcio di punizione che N’Gotty (altro subentrato) trasforma in rete al novantesimo. Tre punti pesantissimi che andranno ad alimentare quella folle rincorsa conclusa con lo scudetto. Un pizzico di quel tricolore, dunque, appartiene anche al nigeriano.

Collezionò altre due presenze nell’anno successivo (tra campionato e Coppa Italia), prima di un lungo giro di prestiti. Fu ceduto nel 2003 allo Standard Liegi per liberare il posto da extracomunitario ad un “certo” Ricardo Izecson dos Santos Leite. Suvvia, cari tifosi milanisti, non siate ingrati e finanziate un monumento in onore di Aliyu…




Taribo WEST

(4 presenze e 1 goal)


Diciamolo subito: nella lista dei calciatori passati dall’Inter al Milan, Taribo non figura di certo nell’olimpo dei grandi affari rossoneri.

Ad ogni modo è stato il primo calciatore nigeriano – e finora l’unico – a rientrare nel tabellino dei marcatori con la maglia del diavolo. Stagione ’99-’00: nell’ultima di campionato va in scena Milan-Udinese. West segna, di testa, il terzo gol dei quattro complessivi siglati dai ragazzi di Zaccheroni. Le prestazioni del difensore, tuttavia, non convincono la dirigenza rossonera che lo spedisce in prestito al Derby County, per poi venderlo definitivamente al Kaiserslautern.

Il suo arrivo nel dicembre del 1999, del resto, non era stato accolto con il favore del popolo milanista; i tifosi, difatti, non mancarono di attaccare con toni accesi la scelta della società.

I suoi dreadlocks colorati divennero iconici al pari degli interventi killer che ne sottolineavano l’aggressività (per info, rivolgetevi al signor Kanchelskis), invocata puntualmente dalla Nord al grido di “Taribo mangiali tutti”.

Si ritirò dal calcio a trentatr… trentott… quaratancin… Vabbè, si è ritirato dal calcio: per l’età, scegliete voi! A carriera conclusa, passò dalle denunce dell’ex moglie per violenza e maltrattamenti vari, alla decisione di diventare pastore pentecostale. Un cambio netto. A suggerirglielo sarà stato lo Stesso che parteggiava, ai tempi di mister Lippi in nerazzurro, per la sua titolarità fissa?




Kingsley Ebere UMUNEGBU

(1 presenza)


Nella stagione in cui il Milan raccoglie i frutti della sua settima Champions, divenendo supercampione d’Europa e campione del Mondo, si fa spazio un ragazzino che, sulla carta, ha i numeri dei grandi... a posteriori fu semplice individuare il tipo di “carta” in questione.

Umunegbu gioca a San Siro gli ottavi di Coppa Italia, contro il Catania, entrando al posto di “Willy” Aubameyang – altro bidone rossonero e fratello del grande rimpianto Pierre-Emerick – quando i rossoneri sono già sotto di due reti. È il Milan delle seconde linee e Kingsley, con tutto rispetto, sfigura persino tra queste. Quella notte di dicembre 2007 sarà la sua prima ed unica presenza ufficiale in rossonero.

Per lui comincia un giro infinito di prestiti che lo vedrà attraversare l’Italia in lungo e largo. Si ripresenta nel gennaio del 2012 – soltanto per occupare il posto disponibile nella lista Champions – dopo che aveva firmato mesi prima con il Chiasso: ad ogni modo il suo ritorno non fece “rumore” (perdonatemi l’ignobile battuta).




Nnamdi ODUAMADI

(1 presenza)


Amichevoli, Trofeo Tim e Trofeo Berlusconi. Nelle prime uscite della stagione 2010/2011, mister Allegri si lascia sorprendere in positivo da quel giovane con scarsa prestanza fisica ma capace di fare la differenza. Il livornese si fida a tal punto da lanciarlo nella mischia, per la terza giornata di Serie A, in un delicatissimo Milan-Catania ancora fermo sull’1 a 1. Oduamadi prende il posto di Pippo Inzaghi (no, non è metaverso) ed ha cinque minuti a disposizione, più recupero, per entrare nella storia: appuntamento mancato! La gara termina in parità e non ci saranno altre chance per il quasi ventenne nigeriano.

Inizia per lui uno spietato via vai di prestiti in cadetteria senza mai convincere.

Il Milan si libera del calciatore soltanto nel 2018. Un giorno Oduamadi, ne siamo certi, potrà raccontare ai suoi nipotini di aver vinto uno scudetto con il Milan: minimo sforzo, massima resa.




Taye Ismaila TAIWO

(8 presenze)


Acquistato a parametro zero nell’estate del 2011, il terzino sinistro poteva contare sui pareri favorevoli di molti “esperti” in materia calcistica. Alcuni di questi si spinsero ben oltre, proclamando il terzino nigeriano come degno erede di Paolo Maldini (sì, è tutto vero!).

Arrivò in rossonero a 26 anni, la stessa età del figlio di Cesare quando sollevava al cielo la sua terza Champions League vinta da protagonista.

Taiwo, invece, rimase in rossonero per appena sei mesi. Troppe disattenzioni difensive. Troppe difficoltà ad integrarsi negli schemi del calcio italiano. Troppo poco efficace durante le (rare) scorribande offensive. Troppo scarso.

Eppure, con otto partite ufficiali, equamente divise tra campionato e Champions, risulta il nigeriano con più presenze nella storia del Milan. Solo chi lo acquistò al Fantacalcio, sperando nel colpaccio low cost (ma neanche tanto… sigh!), conosce il dolore della fiducia malriposta. Stringiamoci forte, amici e colleghi fantallenatori…



E per finire... una pillola nostalgica di "Taribone" West!



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