Gualdo-Avellino 30 anni dopo
- Luca Fazi
- 22 giu
- Tempo di lettura: 6 min

di Luca Fazi - Correva l’anno 1995. La Microsoft sbaraglia la concorrenza con Windows 95, l’iconico sistema operativo dalla grafica innovativa. L’e-commerce inizia a muovere i primi passi – almeno per quanto concerne il mercato d’oltreoceano – grazie ai colossi eBay e Amazon (il primo viene lanciato proprio a settembre di quell’anno). Il Super Nintendo spopola tra i ragazzini dell’epoca impegnati a conquistare “mondi” e a salvare “principesse” con l’utilizzo di due simpatici idraulici baffuti che rispondono ai nomi di Mario e Luigi; a fine settembre, intanto, la PlayStation registra l’ingresso ufficiale in Europa.
Passando alle questioni del Bel Paese, l’album che per vendite rimane più settimane in prima posizione è La donna il sogno & il grande incubo degli 883. Parte da Perugia, invece, la settantottesima edizione del Giro d’Italia e le prime tre tappe interessano il suolo umbro; un incidente a ridosso della Corsa Rosa, purtroppo, impedisce la partecipazione ad un giovane Pirata romagnolo che attraverso le due ruote offre già poesia.
Venendo alle vicende della nostra città, Gualdo Tadino è chiamata in aprile al voto comunale e i cittadini, per la prima volta, possono scegliere direttamente il proprio sindaco con l’introduzione della legge n. 81 del 25 marzo 1993: il confronto tra il candidato di centrosinistra, Rolando Pinacoli, e l’avversario di centrodestra, Paolo Alimenti si conclude con la vittoria del primo (54,89% delle preferenze). Le sorti e i possibili scenari dell’ospedale Calai riempiono le pagine de L’Eco del Serrasanta, così come il futuro incerto del Talia, le rubriche dedicate ai giovani, le situazioni delle nostre fabbriche, i problemi sociali e tanto altro ancora.
Ad ogni modo l’intera città, in quel 1995, si ritrova interamente catapultata nel mondo del calcio per le imprese macinate, giornata dopo giornata, dalla compagine biancorossa che milita nel girone B della C1. Agli albori della stagione ‘94/’95, d’altronde, le intenzioni del Gualdo guidato dal patron Angelo Barberini non contemplano fraintendimenti; sebbene gli umbri siano tra le più piccole realtà del campionato, la possibilità di centrare la cadetteria appare un obiettivo concreto, come dichiarato dal ds Crespini nel giugno del ‘94:
“Il prossimo anno il Gualdo punterà alla conquista della Serie B e state pur certi che, pur rimanendo con la testa sulle spalle, Barberini e compagni faranno di tutto per entrare nell’Olimpo del calcio professionistico”.

Dal mercato estivo arrivano rinforzi importanti, tra giovani promettenti e uomini di esperienza; gli ottimi legami con la Milano nerazzurra portano in biancorosso il difensore Di Sauro, il centrocampista Conticchio e l’attaccante Arturo Di Napoli. Non mancano poi gli innesti dalla carriera già avviata: in mezzo al campo si segnalano gli acquisti di Spigarelli e Del Giudice, mentre Siroti va a rimpolpare le opzioni della retroguardia.
L’esordio in C1, tuttavia, parte subito in salita a causa della sconfitta interna con il Siena; alla quarta giornata gli umbri strappano la prima vittoria nel confronto casalingo contro il Trapani (2-0 con doppietta di Melotti), ma dopo sette turni si ritrovano con più partite giocate che punti. Nonostante il penultimo posto, gli uomini di mister Novellino giocano un buon calcio e la sensazione predominante è che possano uscire molto presto dalle zone pericolose: sarà così. I biancorossi, trascorso l’undicesimo turno, figurano già a metà classifica e chiudono il girone d’andata a quota 24 punti, ritrovandosi ai confini della zona playoff; decisive, in tal senso, le prime vittorie guadagnate in trasferta, nel mese di dicembre, contro Ischia e Turris.
La formazione titolare degli umbri inizia ormai a delinearsi, con Del Giudice e Spigarelli a dare solidità in mezzo al campo, mentre davanti il veterano Traini viene scalzato dall’ottimo rendimento del giovane Di Napoli, chiamato a far coppia con bomber Tomassini (i due arriveranno a più di 20 gol in totale).
La seconda parte del campionato evidenzia la progressiva crescita del Gualdo che, dopo aver battuto il Siracusa (24esima giornata), ottiene un terzo posto in solitaria conservato fino alla fine. Il cammino gualdese nel girone di ritorno è inarrestabile e genera otto vittorie, sette pareggi e appena due sconfitte. Una di queste riguarda l’anticipo della nona giornata che vede gli umbri ospitare la capolista Reggina. Al di là dell’eurogol messo a segno dall’amaranto Pasino, il match passerà alla storia in quanto trasmesso da Tele+2 (il primo canale sportivo a pagamento italiano che sceglieva, ogni settimana, quale gara proporre della C1): se l’esito del confronto fu infausto, l’evento garantì comunque una visibilità eccezionale per Gualdo Tadino.
Nonostante le prodezze della squadra orchestrata da Novellino, non ne derivò sempre una numerosa risposta di spettatori. Duro, infatti, lo sfogo di Barberini al termine del penultimo impegno casalingo contro l’Ischia. L’Eco del Serrasanta riportò il pensiero dell’indimenticato presidente: “Vedere meno di trecento paganti in un’occasione come questa mortifica la società, l’allenatore e tutto quello che stiamo facendo. È mostruoso ma credo che alla fine del campionato non arriveremo nemmeno ad incassare 300 milioni, cifra addirittura inferiore a quella che abbiamo incassato lo scorso anno in C2 o a quella dell’interregionale (l’attuale Serie D, ndr)”.
Affronta poi le problematiche inerenti allo stadio:
“Gualdo calcio, di pubblicità alla città, ne sta facendo tanta. E sinceramente anche l’amministrazione comunale dovrebbe essere più vicina a questa società che sta facendo degli sforzi non indifferenti…Se non saremo in grado di giocare a Gualdo andremo a Foligno o a Gubbio… Se dovessimo avere dei problemi sarò io il primo a cercare altre soluzioni, anche perché a Gualdo non si rendono conto che siamo in C1”. Chiusa la regular season, per i biancorossi è tempo di playoff; la prima sfida, in semifinale con il Trapani del futuro campione del mondo Marco Materazzi, è una di quelle destinate ad impreziosire gli annali. La sconfitta umbra in terra siciliana (per 1-0) viene bilanciata dal gol-vittoria siglato oltre il novantesimo da Tomassini in un Luzi gremito. Il boato dello stadio riecheggia ancora nei ricordi dei tifosi presenti: a parità di punteggio, il Gualdo vola in finale grazie al miglior piazzamento in classifica. Si arriva, dunque, all’ultimo atto del 24 giugno 1995: dallo stadio Adriatico di Pescara, va in scena Gualdo-Avellino.

In quella giornata di inizio estate si verifica un vero e proprio esodo del popolo gualdese: con una trentina di pullman e diverse macchine private, più di 3000 tifosi biancorossi invadono pacificamente la città abruzzese. Gli irpini sono più del triplo – e non mostrano la stessa sportività degli impeccabili supporter umbri – ma in campo le differenze non si avvertono. Bomber Tomassini, di nuovo, fa vibrare i cuori dei gualdesi con un gol su punizione che beffa Landucci nel primo tempo. La ripresa si accende con il rigore per l’Avellino provocato dal centrale di difesa Lombardo: i Lupi agguantano il pari grazie alla trasformazione di Esposito. Non bastano i supplementari per decretare vincitori e sconfitti e la lotteria dei rigori si apre con un doppio errore: Fioretti centra la traversa, mentre il nostro Tomassini si fa parare l’esecuzione. La seconda serie di tiri vede a segno sia Fonte che Serra, mentre nel terzo giro il Gualdo passa in vantaggio con Lombardo dopo che Cudini aveva calciato fuori. Il biancoverde Minuti non sbaglia il quarto rigore, come invece accade all’enfant prodige Di Napoli: a portiere spiazzato, la sfera viene respinta dal palo. Il gualdese Melotti risponde a Esposito e si procede quindi a oltranza; alla rete di Bocchino, replica Signorelli con una lunga rincorsa che genera una bordata imparabile. Arriviamo dunque all’epilogo, con Costantini incaricato di rispondere al gol di Carannante. Gli occhi dei presenti, insieme ai cuori di chi segue la diretta in tv o alla radio, sono tutti focalizzati sul numero quattro biancorosso. La rincorsa, il destro e il tiro centrale compongono un fotogramma che anticipa il finale amaro: Landucci intercetta, l’Avellino è promosso in Serie B e per il Gualdo termina il sogno.
Tra la consapevolezza di aver toccato vertici inimmaginabili e la delusione per aver mancato l’ultimo passo. Tra una stagione vissuta in una continua escalation emotiva e la conclusione che tratteggia l’incompiuta. Il ritorno a casa dei tifosi è un mix di sentimenti che accarezza considerazioni fin troppo difformi tra loro. La scalata alla B si è arrestata a pochi metri, undici per l’esattezza. L’orgoglio per quanto fatto, ad ogni modo, ha oltrepassato qualsiasi barriera per sconfinare nell’eccezionale; lì, in quella terra che appartiene soltanto ai sognatori, una città intera ha piantato il proprio vessillo ad imperitura memoria.
La stagione ‘95/’96 riparte dal Forte Crest Hotel di San Donato Milanese (sede del calciomercato) e dal romanticismo di un presidente-tifoso che sa come buttare il cuore oltre l’ostacolo. Il viaggio del Gualdo, purtroppo, incapperà ancora in altri sogni infranti ai playoff e in favole – leggasi Castel di Sangro – alle quali la Dea Eupalla di breriana invenzione conferirà la fortuna, a differenza dei biancorossi, e il privilegio di mutare in assodate realtà. Alberto Morini, proprio all’indomani dello spareggio con l’Avellino, esternava tra le pagine del quindicinale gualdese che “è stata comunque un’esperienza che in futuro potremo raccontare ai nostri nipoti”. Già, quegli stessi nipoti che, di certo, non possiedono ricordi della Gualdo calcistica impegnata sui campi del professionismo, ma solo di quella sospesa tra infruttuose fusioni e categorie inappropriate per la propria storia.
Correva l’anno 1995 e non vi nego che all’epoca avrei voluto qualche anno in più per vivere appieno le emozioni di quella rincorsa a un sogno straordinario.
Già, correva l’anno 1995 e la Gualdo fatta a cuor batteva a ritmo di una sfera di cuoio capace di comporre nobile prosa. Raccontava di eroi in calzettoni, di una città sognante e di un presidente innamorato.
*** Articolo scritto per Il Nuovo Serrasanta, numero di giugno 2025













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