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  • Immagine del redattoreLuca Fazi

I BIDONI della Serie A: stagione '95-'96 (Ep.3)

Aggiornamento: 10 ott 2021


Scrivere della Serie A degli anni novanta suscita spesso dei sentimenti fortemente contrastanti fra loro: da una parte l’orgoglio e la passione nel raccontare il nostro campionato quando era ai vertici del calcio europeo (e non solo) e dall’altra un velo di tristezza pensando a ciò che ora siamo. Non voglio essere un disfattista cronico di quelli rassegnati alla sconfitta anzi, le ultime stagioni hanno mandato dei segnali abbastanza incoraggianti dove alcuni club nostrani hanno finalmente alzato la testa e messo in campo ottime prestazioni… non solo sui confini italici. Detto questo è giusto dire che la rubrica “bidoni” non tratta l’odierna situazione anzi si focalizza su periodi passati (ma non troppo) rievocando in noi malinconici amarcord. Un periodo dove quasi tutto luccicava come l’oro ma senza dimenticarsi degli “altri”, ovvero calciatori venuti in Italia con le premesse da metallo prezioso e finiti nel dimenticatoio… e i bidoni del 1995-1996 non sono di certo mancati. Quel campionato ha rivisto il Milan di Capello tornare allo scudetto dopo appena un anno d’assenza, grazie anche all’inserimento di George Weah, subito decisivo in campo e bersaglio difficilmente decifrabile dagli avversari; alzerà al cielo il pallone d’oro rimanendo tuttora il primo africano a riuscirci. Sul fronte europeo è la Juve di Lippi a salire in cattedra e sollevare il trofeo più prestigioso, quella Champions League che mancava alla società bianconera da ben undici anni. Il tecnico toscano plasma a suo modo un gruppo fatto di “vecchie volpi” e molti giovani già affermati che nella serata di Roma sconfiggono dagli undici metri i lancieri di Amsterdam, campioni in carica. Il Parma ragiona sempre più da grande e cerca nomi altisonanti capaci di trasformare i sogni in realtà… ma a maggio terminerà con un deludente sesto posto. I bomber stagionali sono due, a pari merito, con 24 sigilli: Beppe Signori ed Igor Protti. Il primo si riscatta (grazie anche a molti rigori) dalle recenti delusioni mondiali (pur non convincendo Sacchi per Euro96), il secondo invece si materializza come un trattato umano di nostalgia calcistica diventando miglior marcatore pur giocando in una squadra, il Bari, che retrocederà (mai successo prima)… e pensare che l’attaccante di Rimini sarebbe stato venduto se non avesse siglato una tripletta nel primo allenamento estivo. Nel dicembre del ’95 arriva la sentenza Bosman che cambierà il modo di fare mercato… e consegnerà a questa rubrica molto “materiale". Ora però concentriamoci sui “bidoni” di quel campionato, ovvero quei giocatori stranieri arrivati in Italia (da sconosciute promesse o già affermati protagonisti del calcio) che hanno indegnamente deluso le aspettative per poi, ci tengo a precisare, non dimostrare più nulla (o quasi). Vengono presi in esame i migliori, o in questo caso peggiori, cinque… ma quanti ce ne sarebbero da aggiungere alla lista. Come sempre, buona lettura!


5° POSTO: Veldin Karic

(Torino)


Arriva a stagione in corso per sostituire uno spento Hakan Sukur che nel nostro campionato ha effettuato solo una “toccata e fuga” (tranquilli, ritornerà). Il croato sembra aver ripreso dal turco solo i lati negativi ed il suo impatto in A è pari a nulla. Per lui appena una rete al San Nicola contro il Bari e poi vuoto totale. Per carità, l’impegno non manca e come disse il suo compagno Rizzitelli “prende le botte anche per me e non protesta” ma a quei livelli serviva molto più. Cento milioni (di lire) versati al Marsonia sono di poco conto però in casa granata erano convinti d’aver pescato un altro talento della Croazia, ieri come oggi fortemente di moda.


4° POSTO: Leonard Van Utrecht

(Padova)


Va bene che siamo negli anni novanta e gli olandesi fanno un certo effetto e passi pure che il buon Pietro Aggradi sperava di segnare un altro colpaccio alla Kreek… ma non tutte le ciambelle riescono con il buco ed alcuni fiori sembrano dei meravigliosi tulipani che alla fine, guardandoli bene, sono solo dei cupi crisantemi. Leonard termina il campionato con uno solo acuto (utile per i tre punti ma inutile in ottica salvezza) e resterà con i biancoscudati pure in B affermando che “con i miei gol riporterò il Padova in A”: scomparso pure in cadetteria e già con le valigie pronte a metà stagione.


3° POSTO: Caio Ribeiro Decoussau

(Inter)


Pensi a Caio e subito ricordi una delle più grandi sviste di tutti i tempi, di un calciatore che poteva spaccare il mondo ma che in realtà era capace al massimo di dividersi perfettamente i capelli con la riga. Al San Paolo aveva vinto e soprattutto convinto per prestazioni e numeri e così si ritrova nella prima Inter (da inizio stagione) di Moratti jr che nel frattempo aveva portato dal Brasile un “certo” Roberto Carlos frettolosamente scambiato per un Pi…stone qualunque. Le prime parole di Caio furono quanto mai profetiche dicendo che “Milano mi piace perché molto chic”; nel calcio, dopo la parentesi anch’essa fallimentare con il Napoli, non lasciò traccia… in compenso il “Dottorino” intraprese la carriera da modello.


2° POSTO: John Aloisi

(Cremonese)


Altro giro, altra corsa ed altro calciatore arrivato con ottime aspettative e finito come flop. L’attaccante australiano verrà ricordato dai suoi connazionali per essersi positivamente distinto con i Socceroos ma sicuramente non sarà rimpianto dai tifosi grigiorossi. Eppure anche con la squadra di Cremona è riuscito a mettersi in mostra grazie al suo esordio da record per uno straniero, timbrando il cartellino dopo appena due minuti dal suo ingresso… poi il nulla! Due stagioni con i lombardi ed altrettante retrocessioni, John abbandonò la nave dopo aver contribuito ad affondarla.


1° POSTO: Hristo Stoichkov

(Parma)


Magari Dio decise di non essere bulgaro per una stagione o più semplicemente Hristo cominciava a sentire il peso degli anni, fatto sta che il campione di tutto con il Barca e vincitore del Pallone d’Oro 1994 non mostrò nulla in quel di Parma dove arrivò nel ’95 per ben 18 miliardi di lire (12 più 6 al calciatore) con la speranza di portare i Ducali alla conquista dello scudetto. Poca compatibilità con Zola e con il resto dello spogliatoio… sputò sul calcio italiano e tornò in Spagna.




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