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I plurivincitori dei Giochi de le Porte



- di Luca Fazi - Lo sentite? È il momento! È l’attimo in cui si taglia il traguardo a conclusione della corsa: ovviamente vissuta tutta in apnea, come si affronta l’attesa per conoscere dal freddo display il tempo totalizzato. La voce ufficiale ed inconfondibile dello speaker – poi – suona di sentenza. È l’istante perfetto, quando l’ultima freccia si conficca sul bersaglio variopinto confidando che la anche la prova appena terminata non sia stata incolore. Una riga sottilissima che sposta gli equilibri e divide come un muro: al di là, eccola, c’è la gloria… al di qua, sogni infranti. È la biglia che attraversa l’aria, disegnando traiettorie indecifrabili sino all’ultimo. Viaggia ad altissima velocità: nulla a confronto dei pensieri del tiratore. I frammenti del piatto che volteggiano in una danza irrefrenabile saranno il suo unico conforto.

Mani e gambe che tremano, fronti madide di sudore, volti sfigurati dalla tensione ed occhi pronti ad accogliere le più autentiche emozioni: c’è tutto. È un momento, giusto un momento, atteso per un anno intero ma sognato da molto di più.

Tanti i giocolieri che nelle passate edizioni dei Giochi de le Porte si sono alternati, chi montando sopra un carretto, chi in groppa al proprio fedelissimo amico a quattro zampe e chi salendo i celebri scalini del palchetto. Alcuni di loro si sono ripresentati più volte al cospetto di quel momento così unico e speciale. Non molti hanno avuto il privilegio di veder scritto il proprio nome nell’albo dei vincitori. Pochi sono stati gli abili protagonisti in grado di ripetersi come trionfatori della propria gara, lasciando così un segno indelebile nella storia della manifestazione. Chi sono stati i più “medagliati”? Quali somari hanno ottenuto più successi?

Dividendo per categorie, quello che segue è l’elenco dei campioni più titolati (che siano risultati vittoriosi in almeno tre edizioni). Il conteggio parte dal 1979, ossia dalla prima competizione svolta con la formula attuale. Prima di lasciarvi alla lettura di questo capitolo dedicato alla nostra amata festa e alla sua storia, alcune piccole ma doverose precisazioni.

Va ricordato che delle trentanove edizioni prese in esame (finiscono dunque fuori dal calcolo le due precedenti al ’79 e il 1982, in quanto il Palio non venne assegnato nonostante il regolare svolgimento delle sfide) alcune gare avranno due vincitori (ex aequo) ed altre ne risulteranno prive. È il caso, rispettivamente, della corsa a carretto negli anni 1992 e 2001 (non venivano ancora contemplati i centesimi in caso di arrivo con lo stesso tempo) e di quella a pelo, del 1988, quando l’ultima sfida si svolse per poi essere giudicata non valida e sostituita da una doppia prova con la fionda (che non rientrerà per la stesura delle statistiche). Non sono stati considerati pertanto gli esiti dipesi da gare fuori dal percorso ordinario, né gli spareggi a pelo tra due o tre porte utili a decretare la vittoria finale. Ora, però, basta chiacchiere e addentriamoci nell’argomento.

Per somarai, somari, fiondatori ed arcieri è il momento della chiamata ufficiale!


Fiondatori

Al primo posto troviamo il tiratore iconico degli anni novanta per eccellenza, ossia Fabrizio Pappafava (B). Per lui ben cinque primi posti (’91, ’96, ’99, ’01, ’03) che hanno spesso spianato la strada ai gialloblù per la conquista dell’ambito drappo. In quattro occasioni è riuscito addirittura a totalizzare l’en plein nella gara ordinaria. Rispetto ai colleghi “contemporanei” mancherà pure il confronto sul piatto da 20 cm (la sua unica esperienza in tal senso non fu delle migliori) ma resta in assoluto un fuoriclasse della categoria e attualmente il fiondatore con più vittorie in piazza. A seguirlo, ad una sola distanza, ci sono Samuele Berardi (B) e Marco Brunetti (D). Il primo, nonostante la giovane età, ha una media davvero incredibile (quattro successi su otto esibizioni) e dal 2011 è praticamente imbattuto. Per descrivere l’attuale Priore giallobianco ci pensa invece il biglietto da visita esibito nel 2000: nove piatti colpiti su altrettanti tiri. A chiudere la lista dei più vittoriosi abbiamo due nomi capaci di regalare infinite gioie ai rispettivi portaioli: Giampiero Martini (D), ribattezzato affettuosamente dalla piazza il “papà dei frombolieri”, e Sergio Sabbatini (M). Entrambi si sono fatti onore con tre successi a testa.


Arcieri

A comandare il gruppo dei Robin Hood c’è l’intramontabile Enrico Bianconi, assoluto idolo per i propri portaioli e vero incubo per gli avversari. Sono sei (’86, ’87, ’90, ’92, ’00, ’03) i trionfi ottenuti da un arciere senza mezzi termini eccezionale, una sorta di convertitore umano che riusciva a trovare la carica giusta trasformando i fischi in motivazioni. Qualche ultima freccia scoccata con più cura e imprevisti dell’ultimo momento a parte (vedi il ’95), lo avrebbero portato ad ampliare ancora di più un bottino di successi invidiabile per chiunque. Sul secondo gradino del podio si piazza Marco Pannacci (B) con quattro successi, che ha la meglio su Marco Nati (D) soltanto in virtù delle minori apparizioni sul palchetto. L’elenco dei big si completa con Matteo Calzuola (B), capace di stabilire il record della gara nel 2004 (un 45 a dir poco mostruoso, superato poi nel 2014 da Stefano Brunetti di San Donato) e con Luca Castagnoli (F), ormai veterano dell’Arengo Maggiore seppur giovanissimo. Sia il tiratore gialloblù che quello gialloverde hanno accarezzato l’Olimpo dell’arco in tre occasioni.


Somarai

(Aurighi)

Nella categoria auriga troviamo il non plus ultra dei plurivincitori: signore e signori, giù il cappello per Alessandro Cesaretti (D). Gli otto successi ottenuti sopra il carretto giallobianco (’02, ’03, ’04, ’06, ’07, ’09, ’10, ’11) lo incoronano come il protagonista più vittorioso della storia dei Giochi de le Porte. Nessuno (somari compresi) ha vinto più di lui. Un record che sarà certamente motivo d’orgoglio per la sua gente e al contempo un grosso stimolo per le generazioni future: eguagliarlo o addirittura superarlo sembra davvero un’impresa ardua ma accattivante. Tra gli inseguitori troviamo Mattia Biagioli (F), che esordì come frenatore, e lo storico somaraio giallorosso Daniele Pedana, con cinque affermazioni a testa. A quota quattro c’è un altro gialloverde, Domenico Frillici (F), vittorioso in due cicli, tra la fine degli anni ottanta e la metà degli anni novanta (guidando l’indimenticabile Rosina). Con tre primi posti chiude il circolo dei migliori Matteo Passeri (M).


(Frenatori)

Anche per quanto riguarda l’altra metà del carretto, non mancano certamente nomi di assoluto livello, divenuti leggendari all’interno dei Giochi. Al vertice della classifica, con sei vittorie a testa, spiccano Roberto Cambiotti (D) e Massimo Spigarelli (M). Emblema degli anni duemila il primo (’02, ’03, ’04, ’06, ’07, ’10), dominatore nella prima metà del decennio precedente il secondo (’84, ’90, ’91, ’92, ’93, ’94). A ridosso della coppia, con cinque affermazioni, troviamo Simone Di Loreto (F), protagonista indiscusso delle ben più recenti edizioni alla guida del somaro-fuoriclasse Indio. Tra i più vincenti, a quota tre, abbiamo Andrea Proietti (D), Fabio Panfili (M) e lo storico frenatore di Mandolino, Eugenio Materazzi (F).


(Fantino)

A comandare la classifica della gara più emozionante – e spesso decisiva – di sempre, troviamo il fantino Stefano Pericoli (D e B), in arte Cagnara. Le sei prime piazze ottenute (’81, ’83, ’85, ’86, ’87, ’94) con tre somari diversi gli permettono di conquistare il gradino più alto. Oltre al record si aggiunge la particolarità (unica) di aver vinto la stessa specialità con due Porte diverse, ossia San Donato e San Benedetto. Roberto Cambiotti (D) occupa la seconda posizione con cinque successi (anch’esso alla guida di tre somari) e può vantare l’insolito primato di aver strappato i dodici punti (considerando pure le esibizioni a carretto) in quattro decenni differenti: immortale! A tre troviamo un quartetto veramente prestigioso: i giallorossi Daniele Pedana e Matteo Passeri, il giallobianco Simone Collarini e il gialloblù Simone Bordichini.


Somari


(A carretto)

Il “nostro” non avrà ricevuto il Premio Nobel per la letteratura eppure, che sia composta di asfalto o di sampietrini, è riuscito ad utilizzare la strada come se fosse un foglio intonso nel quale scrivere componimenti poetici di rara bellezza. Pirandello (D), o se preferite il Capitano, primeggia in questa speciale categoria con sette successi, riuscendo quasi a monopolizzare la gara, da vero cannibale, per un decennio intero (’02, ’03, ’06, ’07, ’09, ’10, ’11). Dietro di lui, con cinque primi posti, abbiamo un terzetto incredibile: Sonny (M), la Principessa Rosina (F) e Indio (F). Sono riusciti a vincere tre volte lo storico Mandolino (F) e lo sfortunato Pallone (M), quest’ultimo quasi imbattibile nel suo breve periodo di attività.


(A pelo)

Nomen omen. Furia (D) ha letteralmente spazzato via la concorrenza nel periodo che riguarda la seconda metà degli anni ottanta. Quattro i primi posti ottenuti dall’animale giallobianco (’85, ’86, ’87, ’89), oltretutto consecutivi visto l’annullamento della gara nel 1988. Con lo stesso numero di trionfi troviamo Indio (F), che con un pizzico di fortuna in più avrebbe incrementato i suoi numeri (’12, ’13, ’15, ’16). Pallone (M), Sonny (M), Pirandello (D) e Apollo (B) compaiono tra i big della quarta gara con tre affermazioni a testa.


Tanti i protagonisti citati in questa rubrica e tanti altri si sono contraddistinti, anche solo per un anno, con delle prove degne di nota che ogni portaiolo coltiverà per sempre nei ricordi più intimi. Ognuno di questi meriterebbe la menzione, poiché il fascino raggiunto dalla festa settembrina risplende anche grazie al loro coraggio. Senza dimenticarsi mai di chi ancora sogna quel carretto o quel palchetto, proprio come faceva da bambino. Qualcuno ci riuscirà dopo infiniti anni di attese e fatiche, qualcun altro invece dovrà rinunciarci lungo il percorso. Di certo, ad unire indistintamente tutti i giocolieri, rimarrà appunto quel desiderio quasi innato. È la passione. È la magia dei Giochi che si rinnova di generazione in generazione. Tutto il lavoro per assaporare quegli attimi. Perché non è un momento qualsiasi ma Il Momento! Lo sentite?


* Articolo pubblicato nel numero d'agosto (2021) de Il Nuovo Serrasanta

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