top of page
  • Immagine del redattoreLuca Fazi

La suora del sorriso - Il ricordo di Suor Maria Antonietta Menichetti

Aggiornamento: 9 apr 2023


Foto di Daniele Amoni

- di Luca Fazi - La dolcezza in uno sguardo, la bontà custodita nel cuore.


* Articolo pubblicato nel numero di febbraio 2022 de Il Nuovo Serrasanta, dunque antecedente alla scomparsa di Suor Maria Antonietta, avvenuta nel marzo dello stesso anno.


Qualche giorno fa mi sono ritrovato nel caotico turbinio di uno zapping che si è arrestato (dopo il lungo vagare) nel “salotto” televisivo di un noto talk-show. A meravigliarmi era la nutrita presenza di “opinionisti” totalmente distanti (per competenze, esperienze e quant’altro) dalla tematica trattata. Eppure, armati di una non invidiabile tracotanza e della sicurezza di chi crede sempre di tenere in tasca la ragione, pronunciavano frasi come se fossero sentenze. Ad ingentilire – si fa per dire – l’atmosfera, ci pensavano i toni accessi degli intervenuti che si esibivano nell’arte, ben poco nobile, dell’urlare più di tutti: opzionarne il migliore (o, in tal caso, il peggiore) non era di certo un compito agevole. Certi siparietti non rappresentano, ahinoi, nulla di nuovo… me ne rendo conto.

Abbandonata la comitiva di imbonitori, afferro lo smartphone per controllare le eventuali notifiche: i contenuti apparsi nella home non sono poi così dissimili dal talk show. Alcune pagine social trasudano una violenza non marginale, quest’ultima arricchita da commenti serviti con il più brutale dei rancori e alimentata da un presunto anonimato. Come sopra, anche i leoni da tastiera non appartengono alla novità.

Dunque mi tornano in mente i vecchi slogan, reiterati a mo’ di formula magica, che circolavano agli albori della crisi pandemica. Uno su tutti recitava:

Ne usciremo migliori”.

Sarà davvero così? A conti fatti, e a distanza di un biennio, non sembrerebbe. Se l’educazione parrebbe ormai una chimera, l’autentica bontà risulta rintracciabile solo nel vecchio Zingarelli che, come prima accezione, parla di “qualità di chi è buono… disposizione naturale a fare del bene”.

Chiudo gli occhi e immagino qualcuno che possa personificare simili caratteristiche. Sono sufficienti giusto un paio di secondi per tornare indietro con i ricordi e rinverdire gli anni dell’infanzia/adolescenza, più precisamente quelli trascorsi durante il catechismo. Penso ad un volto ma la memoria, in primis, mi rimanda ad un suono: quello di passi ritmati. Quando il tempo settimanale in compagnia degli educatori volgeva al termine, si poteva percepire la musicalità di un’andatura leggera che, dal fondo del corridoio, avanzava con decisione sostando davanti alle varie aule. La nostra era solitamente tra le più distanti e quindi seguivamo, passo dopo passo, l’intero avvicinamento. Il rituale non prevedeva variazioni, ossia due delicati colpi alla porta e la maniglia che si abbassava lentamente:

“Scusate… si può?”.

Il volto che si affacciava dalla struttura in legno era quello di Suor Maria Antonietta Menichetti, una delle suore Oblate dell’Istituto Bambin Gesù più amate di sempre. Ancora oggi, a distanza di un ventennio, ho ben nitida l’immagine del suo sorriso che già a prima vista infondeva serenità; non so come ci riuscisse, ma quell’espressione di gioia la distribuiva a tutti, in un attimo, sebbene fossimo un gruppo numeroso. Gran parte della sua esile corporatura era coperta da un enorme scatolone contenente i sacchetti di patatine che, puntualmente, ci donava alla fine dell’ora. Ecco un’altra immagine: li consegnava con un garbo unico al mondo, mentre le si riempiva l’anima di contentezza nel vederci felici… il suo sorriso, anche in quel caso, parlava per lei. Porto nel cuore le carezze che dispensava, ad ognuno, con la tipica tenerezza di una nonna verso i propri nipoti.


L'articolo uscito nel mensile Il Nuovo Serrasanta

Ricorro nuovamente al raccoglitore di parole per definire il termine “madre”; la prima accezione non ammette fraintendimenti (“Donna che ha generato figli”) ma stavolta mi sento di replicare al caro Zingarelli. Suor Maria Antonietta non ha di certo partorito dei bambini ma è stata capace di crescere molteplici generazioni attraverso la sua infinità bontà fatta di gesti, di filastrocche raccontate ai più piccoli, di giochi condivisi e di amore incondizionato verso il prossimo; non ha dato alla luce ma ha dato luce e sempre con l’immancabile sorriso stampato in volto, riuscendo pertanto ad illuminare il buio interiore di chi in lei ha cercato (e trovato) conforto.


Era appena undicenne quando si avvicinò al convento come studentessa della scuola media, per poi fermarsi ed intraprendere il percorso di noviziato. Nel corso degli anni ha ricoperto diversi incarichi all’interno della Congregazione, svolgendo il ruolo di consigliera generale (occupandosi anche della cronaca inerente all’istituto gualdese); nominata Superiora, è stata a lungo tempo insegnante di scuola primaria.

Riannodando i fili della memoria, penso di non averla mai vista con delle espressioni adirate, né in atteggiamenti stizziti. Tra le cose che più mi sorprendevano di lei, c’era l’innata capacità di farsi ascoltare senza mai alzare, neanche di mezzo tono, la propria voce: quest’ultima rimaneva sempre dolce e soave. Catalizzava persino l’attenzione dei bambini più grandi e di quelli maggiormente “vivaci” – oggi chiamati bulli anche se, per fortuna, si contavano sul palmo di una mano – che davanti alla Suora del Sorriso mettevano in standby il proprio carattere irrequieto, come se fossero ipnotizzati da chi esternava bontà anche con un fugace sguardo.

Se è vero che il bene genera altro bene, allora non ho alcun dubbio nell’affermare che Suor Maria Antonietta ha coltivato, per una vita intera, dei rigogliosi angoli di paradiso sparsi nei cuori di chi ha avuto il piacere di conoscerla. Conservo con cura – e una giusta dose di gelosia – il crocefisso e la tunica bianca che mi donò a ridosso della mia Prima Comunione; come in tutte le cose che offriva, le propose con una grazia che di questi tempi sembrerebbe appartenere sempre più ad epoche remote. Se la sua generosità era palese, anche l’amore che effondeva nelle persone appariva tangibile e riscaldava l’anima. Non posso dimenticare i suoi gesti carichi di profondo affetto; malgrado non avesse delle spalle larghe, sapeva farti sentire il bene del mondo in un semplice abbraccio.


Per evidenziarne meglio la grandezza umana, riporto fedelmente le parole di Suor Pamela Ercoli, Superiora dell’Istituto Bambin Gesù, che ringrazio di cuore per avermi dedicato del tempo.

“Suo Maria Antonietta ha vissuto interamente la propria vita come donazione. È stata sempre attenta nei riguardi del prossimo, in particolar modo con le persone che si sono trovate in situazioni di estrema necessità. Pensando a lei mi piace sottolinearne la delicatezza, direi angelica, nell’offrire agli altri. Quando si presentava qualcuno da noi, aveva la premura di fargli preparare del tè o un caffè… piccoli gesti ai quali forse, anche noi più giovani, non facciamo più caso. Ricordo i bigliettini che accompagnava ai piccoli pensieri per chi ci aveva dato un aiuto. Aveva una grafia perfetta ma i contenuti erano veramente eccezionali e mai banali. In molti hanno conservato quei fogli e tanti altri ancora, tra ex allievi ed ex collegiali, ne ricordano la sua bontà a dir poco unica. Si è adattata a fare qualsiasi cosa le venisse richiesta, sino a curare la corrispondenza nell’ultimo periodo. Nonostante qualche mancamento fisico, si è spesa fino alla fine riposandosi solo quando le forze sono venute meno. Una persona senza mezzi termini straordinaria… la definirei la suora del sorriso e della bontà”.

Purtroppo Suor Maria Antonietta è inferma da quattro anni, dopo un peggioramento progressivo che le ha tolto la possibilità di muoversi. Nonostante le precarie condizioni è riuscita a superare molti ostacoli; tra questi, è doveroso menzionare la positività al Covid riscontrata negli ultimi mesi del 2020, dalla quale si è ripresa in barba alle considerevoli primavere portate sulle spalle. Ecco, quando ho voglia di disintossicarmi dall’aggressività di un mondo colmo di “esperti” opinionisti e tuttologi del web ma sempre più misero di bontà, penso a Suor Maria Antonietta.

Penso al suo esempio, al bene fatto per moltissime persone, alla sua generosità e agli occhi lucidi di mia madre quando parliamo di lei. Ora non alza più un braccio né una gamba. A volte tenta di parlare ma non ha le forze e le manca la voce. Non sono assenti i momenti in cui esterna sofferenza. Eppure, in tutto questo, una cosa è rimasta immutata: è il suo sorriso e non poteva essere altrimenti.


Con tutto l’affetto possibile

46 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page