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  • Immagine del redattoreLuca Fazi

Fenomenologia di Un medico in famiglia


- di Luca Fazi - Non c’erano molti dubbi sul fatto che la serie funzionasse; del resto, il format spagnolo Médico de familia (1995-1999), aveva già riscosso un sostanzioso tributo raccogliendo l’alto gradimento del pubblico ispanico. Che nel Bel Paese, invece, durasse quasi un ventennio… beh, in pochi ci avrebbero scommesso sopra.

La serie tv Un medico in famiglia è stata una vera chicca nel panorama televisivo italiano, con tutta probabilità un unicum tra i programmi proposti dai vari palinsesti e non mi riferisco soltanto agli anni di permanenza in questi. La caratteristica più autentica è rappresentata, senza dubbio, dall’aver mostrato attori che sono realmente cresciuti con il proprio pubblico. Chi può dimenticarsi della giovane Annuccia (Eleonora Cadeddu, uno dei tre personaggi – insieme a Milena Vukotic e Paolo Sassanelli – sempre presenti dalla prima alla decima (e “finora” ultima) stagione.

La piccola Annuccia insieme al resto della famiglia Martini

Aveva appena tre anni quando veniva coccolata dall’amore della famiglia Martini e alla fine l’abbiamo potuta ammirare, nello stesso ruolo, da ventenne.

Storie, problematiche, amori ed età anagrafiche che si intrecciano, tra il serio e il comico, all’interno della villetta di Poggio Fiorito (riprodotta negli studi Rai): ce n’è per tutti i gusti! Nonostante fossi un bambino, ricordo ancora la sera in cui mia madre mi disse che avremmo visto tutti insieme questa nuova serie tv. I primi due episodi li avevamo persi (non esisteva RaiPlay), forse per scarsa considerazione o poca informazione a riguardo (… evidentemente il Telesette era stato sfogliato troppo in fretta), fatto sta che poi decidemmo di seguirlo: era il 13 dicembre 1998.

Il Telesette

Avete visto che memoria?! (pss, ehi tu, sì proprio tu… grazie mille amico Wikipedia). Da quella volta Un medico in famiglia divenne una costante, un appuntamento fisso da condividere insieme agli affetti più cari.

Le prime stagioni andavano in onda la domenica sera, come un dessert del lauto pasto domenicale; tra una portata di Quelli che il calcio… e l’altra di 90° minuto, si inseriva nel personalissimo menu la sigla dei Los Locos puntualmente richiesta a tutto volume dal sottoscritto, per la gioia dei vicini (suvvia, non giriamoci intorno, il caro Ai Ai Ai gasava di brutto e andava cantato a squarciagola). Ho ben impressa nella mente anche la sensazione di sconforto durante i titoli di coda, una roba talmente malinconica da “Weekend” degli 883:

“… e niente, è finita un’altra domenica”.

A proposito del gruppo musicale appena citato! Il leader Max Pezzali, icona pop per eccellenza degli anni novanta made in Italy, fece un cameo nella seconda stagione della serie. La sorpresa fatta a Maria (Margot Sikabonyi), con annesso mazzo di fiori, ed una “Come mai” accompagnata al pianoforte da Lele (Giulio Scarpati) vi dicono niente? Ora, chi è un fanatico della serie avrà quasi certamente rinverdito il ricordo, mentre chi è stato un vero appassionato degli 883 (e lo è tuttora) non ha scuse e ovviamente non si sarà mai dimenticato dell’evento in questione… in caso contrario, recitare due “Tieni il tempo” e quattro “Ti sento vivere”.


Nonno Libero, Lele e Alice

Sono state diverse le scene divenute cult nei cuori dei fan e molte di queste provengono dagli episodi delle prime stagioni (a mio modesto parere, decisamente migliori rispetto alle ultimissime). Quali? Permettetemi di associarle ai finali strappalacrime delle storie d’amore più importanti, come quella che ha visto coinvolti Lele ed Alice. Ho ancora negli occhi la folle corsa di lui all’aeroporto dopo aver impiegato ventisei puntate, cinquantadue episodi, tremila spasimanti mandate a cagare ma alla fine riesce a dire “Ti amo” alla meravigliosa “cognata”, interpretata da Claudia Pandolfi.



Altro giro, altra corsa – stavolta alla stazione – per sigillare il legame tra Guido (Pietro Sermonti) e Maria che con il loro romanticismo hanno smosso del sentimento anche tra i più insensibili. C’è chi ricorda l’inversione di marcia fatta da lei (con Cettina, al secolo Lunetta Savino, vestita da sposa all’interno della macchina) e chi mente. Facevo il tifo per loro, anche perché la nutrizionista Carlotta mi stava proprio sulle balle… che Martina Colombari mi perdoni!



Inutile negarlo, Un medico in famiglia ha allietato le serate di molti e in tal senso gli ascolti registrati sono stati degli indicatori abbastanza eloquenti. Del resto era una seria che si faceva amare senza ostacoli anche perché le vicende, alla fine, si concludevano in maniera positiva. Anche dopo un lutto, un amore finito male o un’amicizia tradita, c’era spazio per la rinascita. Troppo illusorio e distante dalla realtà? Può darsi, ma sognare non costa nulla e sognare il meglio dovrebbe essere un esercizio continuo, prerogativa quasi assoluta per il nostro bene.


Gli attori Lino Banfi, Milena Vukotic e Kabir Bedi

La lista dei personaggi che hanno impreziosito, di volta in volta, il cast della serie è lunghissima ed incalcolabile (non è vero, in nostro soccorso c’è sempre l’amico Wikipedia) ma vorrei menzionare alcuni attori al di fuori della famiglia Martini. Compaiono dei giganti del cinema, come Pino Ferrara (il caro Fausto, l’amico dolce e sincero di nonno Libero), Riccardo Garrone (Nicola Solari), Vincenzo Crocitti (l’indimenticabile dottor Mariano), Francesco Salvi (il bizzarro titolare della Torellhonor, agenzia funebre) e Kabir Bedi (una delle colonne per la quinta stagione, quella a “stampo indiano”). Tanti altri, invece, hanno mosso i primi passi (o quasi) proprio grazie a Un medico in famiglia per poi farsi strada nel mondo artistico: tra questi spiccano, in particolar modo, Edoardo Leo (Marcello, l’amico inizialmente “sfigato” di Guido) ed Enrico Brignano (Giacinto).


Guido e Maria

Nomi… apparentemente soltanto nomi. Nomi che ognuno di noi, tuttavia, custodisce nella memoria, associandoli ad un particolare istante, evento o periodo della propria vita. Chissà mai che qualcuno, leggendo questo breve articolo, si ritrovi in quegli anni e peschi delle immagini date per perse. Ecco, forse il senso dell’articolo è riconducibile a questo: risvegliare sensazioni.

Perché il viaggio nei ricordi a volte è piacevole, a volte no, ma in ogni caso vale il prezzo del biglietto.

Perché il viaggio nei ricordi è capace di ricondurti in luoghi che da tempo non visitavi o di appiccicarti addosso degli odori che non sentivi da anni.

Abbracci, baci rubati, profumi di pane fatto in casa e sorrisi donati: tutto rientra nella playlist e non ti resta altro che selezionare il tuo pezzo.

Magari, nell’elenco, c’è spazio anche per quello dei Los Locos…


P.S. Se avete voglia di raccontare e condividere la vostra “playlist” di ricordi legati alla serie tv, potete mandare un’email all’indirizzo inbarbaalpalo@libero.it. Sarete letti con piacere.


P.P.S. Lo so, riassumere Un medico in famiglia attraverso poche battute non è il massimo e già da ora mi scuso per le varie mancanze (soprattutto nell’elenco degli attori). Di queste righe accogliete piuttosto il lato celebrativo per rievocare appunto un format che è andato in onda per diciotto lunghi anni (1998-2016). E poi, a dirla tutta, non si è mai certi di aver scritto in eccesso o in difetto. Sì, insomma, “… una parola è troppa e due sono poche”.



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