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  • Immagine del redattoreLuca Fazi

Buon compleanno Carlé



- di Luca Fazi - Osservare ogni minimo particolare, ogni caratteristica fisica, comportamentale o vocale per poi riprodurla a teatro, prima, e nelle pellicole, poi. Carlo Verdone è una palese linea di confine nella storia del cinema italiano; con la decadenza degli spaghetti western e il fallimento (successivamente rivalutato) della commedia sexy all’italiana, gli anni settanta lasciarono spazio ad un nuovo decennio che vide l’attore romano come principale mattatore.

E pensare che quel ragazzo, seppur figlio d’arte e realizzatore di cortometraggi amatoriali, non aveva intenzione di percorrere le mai facili strade cinematografiche. I suoi vent’anni appartengono a quelli di un normale giovane dell’epoca, che ama la spensieratezza dell’età e usa i pezzi di Jimi Hendrix come colonna sonora della propria vita (senza tralasciare la passione viscerale per i Pink Floyd).



Poi l’intuizione: quella di Enzo Trapani.

Il regista televisivo, anch’esso romano, lo nota a teatro e lo vuole per il suo Non stop, programma di intrattenimento che va in onda sul primo canale. Il successo di Verdone non tarda ad arrivare, proponendo agli spettatori del piccolo schermo alcuni suoi personaggi già esibiti nel periodo del cabaret. Volti, vere e proprie macchiette che l’attore ricalca quasi in forma maniacale dai personaggi realmente incontrati nel quotidiano: personaggi che compaiono pure in Un sacco bello, il fortunato esordio come attore, regista e sceneggiatore.




Per l’interpretazione di Leo, il bambinone indaffarato nel preparare il suo Ferragosto a Ladispoli, prende spunto da un vicino di casa coetaneo di Carlo: ne studia ed imita la mimica facciale, così come la camminata e il tono della voce, spesso tendente al grido (epica la scena dello zoo mentre chiama l’affascinante Marisol).

È invece un mix tra suo zio Corrado ed un latinista che frequenta casa Verdone, a far nascere la divertente caricatura del morboso e pignolo Furio Zòccano in Bianco, Rosso e Verdone. L’immenso Sergio Leone, pigmalione dell’attore, inizialmente bocciò il personaggio, convinto che il pubblico si sarebbe infastidito nell’osservarlo al cinema, ma gli elogi ricevuti da Alberto Sordi e Monica Vitti, in un’anteprima riservata a pochi, convinsero il produttore del film… e fu un successo.



Da Sergio Benvenuti (“… mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana”) a padre Michael Spinetti, passando per Mimmo (“… e allungaje ‘e gambe, e aristendije ‘e gambe”), Oscar Pettinari, Armando Feroci (“… ‘o sai che c’hai n’soriso verticale da favola”) e tanti altri ancora: le personalità di Verdone sfiorano il grottesco eppure rimangono ben ancorate a tic, manie ed esagerazioni riscontrabili magari nel nostro collega di lavoro o nell’amico di sempre. L’occhio attento dell’attore coglie al volo ogni “difetto” che la pellicola poi renderà immortale.



Prima si è accennato alla linea di confine: ciò avviene pure all’interno della sua stessa carriera. Nei film iniziali non mancano mai spunti che invitano alla riflessione, ma si predilige di gran lunga la comicità diretta dove il fragoroso suono della risata copre quello dei pensieri; viceversa, nelle opere realizzate dagli anni novanta in poi, viene lasciato campo alle tematiche sociali accompagnate sempre da un velo malinconico (problemi familiari, terapie di gruppo, dipendenze) e intervallate solo da alcuni rari momenti, comunque non di poco conto (il coatto Ivano in Viaggi di nozze ne è un magistrale esempio).



La genialità di Verdone non risiede esclusivamente nelle doti naturali, ma anche nell’aver scelto spalle e protagonisti secondari che nelle dinamiche dei film si trasformano in delle pedine fondamentali. Come non citare la Sora Lella, al secolo Elena Fabrizi, che pur avendo lavorato con i grandi del cinema incontra la notorietà solo grazie ai ruoli affidatile da Carlo Verdone (divertenti quanto commoventi le parti recitate nei panni della nonna in Bianco, Rosso e Verdone). Altrettanto rimarchevole la “scoperta” di Mario Brega, conosciuto fortuitamente a casa di Sergio Leone, mentre reggeva una cassa di frutta e verdura acquistata ai Mercati Generali (“… ‘sta mano po’ esse fero o po’ esse piuma” è leggenda). E poi ancora Isabella De Bernardi, nelle vesti dell’hippy Fiorenza, che in seguito abbandonò il mondo della recitazione ma ne rimase icona grazie alla “ciancicata” di gomma più famosa del cinema.



Tante (e bellissime) le donne che lo hanno affiancato nelle opere da lui dirette: dalla trasgressiva Jessica (Claudia Gerini) alla depressa ed ipocondriaca Camilla (Margherita Buy) in Maledetto il giorno che t’ho incontrato, ma anche Eleonora Giorgi, Asia Argento, Francesca Neri, Laura Morante e Laura Chiatti.

Il fatto è che nessun articolo sarà mai esaustivo per descrivere appieno lo spessore artistico dell’attore romano: non rimane dunque che guardare, riguardare e riguardare ancora i suoi film.

Film con delle battute memorabili… film che hanno smosso l’ilarità anche nei cuori più duri.

Buon compleanno Carlé! Inutile negarlo… Sei troppo forte.




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