- di Luca Fazi - Il romanzo “Un angelo in miniera”, dell’autore gualdese Sebastien Mattioli, è simile ad un erogatore di emozioni operativo h24. Non importa quale pagina si stia sfogliando, né tantomeno il capitolo a riguardo, perché tutte le frasi, righe e parole sono intrise di vita vera.
Lo scrittore “cede” il filo del racconto al proprio nonno, cui è dedicato il libro, ma l’intento è di mettere in luce tutte quelle esistenze troppo spesso tenute nell’ombra. Vite di minatori, di uomini pronti al sacrificio più disumano pur di costruire un futuro dignitoso per sé stessi e per la propria famiglia.
In ogni concetto traspare la fierezza dell’origine contadina, sinonimo di integrità morale e capacità di adattamento. Le vicende personali si amalgamano in modo impeccabile con la fluida narrazione degli eventi storici: il lettore dunque è accompagnato, passo dopo passo, in un viaggio curato nel dettaglio dove la commozione genuina non può che divenire presenza costante.
Il libro è un canto d’amore nel quale il nipote-scrittore si cimenta con passione, dando vita ad un concerto ideale per chi sa ascoltare con il cuore… la riconoscenza verso il proprio nonno si mostra come un meraviglioso assolo.
Sì, c’è stato un angelo in miniera e ci sono stati molti angeli in miniera ma c’è anche, lassù, un Angelo con gli occhi lucidi, orgoglioso per aver visto il fiorire di quei valori seminati anni fa.
Complimenti Sebastien!
