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Lo chiamavano Bud Spencer

  • Immagine del redattore: Luca Fazi
    Luca Fazi
  • 31 ott 2019
  • Tempo di lettura: 3 min


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- di Luca Fazi - Si può passare quasi una vita intera a sferrare pugni, prendere a schiaffi chiunque, ritrovarsi in mezzo alle scazzottate più feroci eppure risultare un buono. Sì perché le parti da recitare non sono la vita vera e gli occhi da puro non ammettono fraintendimenti… sì perché se ti chiami Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer, puoi apparire tutto meno che un violento. I suoi film, insieme all’amico (binomio imprescindibile) Terence Hill, sono pietre miliari non solamente della cinematografia (nostrane e non) ma di tutti noi, dove per noi va intesa una sezione anagrafica che parte dai meno giovani fino ai giovanissimi. Pellicole immortali che inevitabilmente ci sono passate davanti agli occhi un numero imprecisato di volte, da soli o in compagnia dei nostri cari. Non conta il sesso, né l’età o ceto sociale: le opere del duo soddisfano qualsiasi palato. Difficile spiegare cosa sia stato e continua ad essere il fenomeno Bud Spencer, perché si rischierebbe con estrema facilità di sconfinare nel banale e con la sensazione di non aver detto mai abbastanza.



Diciamo allora che in un paese diviso come il nostro, dove faziosità e opportunismo regnano sovrane, l’attore napoletano è riuscito a mettere d’accordo tutti, diventando a furor di popolo un’icona della nostra italianità. In fondo era inevitabile che ciò accadesse, proprio perché un personaggio come lui ha saputo riscuotere solo applausi, lasciando un’impronta permanente in ognuno di noi… e il suo 47 di piede non c’entra nulla!

Attore sì, ma anche campione di nuoto (primo italiano a scendere sotto il minuto nei 100 stile libero), appassionato e praticante in giovane età di pugilato e rugby oltre che pilota di elicotteri e altro ancora: insomma, Bud è stato un’artista a tuttotondo. Non crediate che sia stato solo sport e ceffoni, visto che il buon Pedersoli amava la filosofia e leggere testi che potevano spaziare dalla chimica alla giurisprudenza. Discreto cantante e musicista come quando, in Lo chiamavano Bulldozer, si esibisce in El indio Chaparral oltre ad aver scritto alcuni testi per nomi di spicco della musica italiana (come Ornella Vanoni).

Finzione nei suoi film ma fino ad un certo punto… altrimenti ci arrabbiamo! docet. Nella scena del luna park infatti, il razzo viene realmente lanciato da Bud ad una velocità pazzesca tanto da ferire ben tre persone dello staff, finite pure all’ospedale.



Il maestro Fellini lo avrebbe voluto nel suo Satyricon, nelle vesti di Trimalcione, ma sarebbe dovuto stare con le natiche fuori e con alcuni intenti a mordergliele, perciò… “a Federì ma mi ci vedi a me?” e tanti saluti.

Carlo Pedersoli era troppo italiano per sfondare come artista, per suonare bene nelle orecchie di chi avrebbe gradito esclusivamente toni stranieri, quindi nasce Bud Spencer, il prodotto tra la birra Budweiser e l’attore (stimato da Bud) Spencer Tracy. Da lì in poi sarà una scalata rigogliosa al successo più genuino, insieme all’amico di sempre Terence, con il quale aveva già recitato in Annibale ma senza girare alcuna scena insieme e quindi senza conoscersi. Come detto, sempre attratto dalla filosofia tanto da “riscriverla”, al punto da prendere in prestito la massima cartesiana “cogito ergo sum” e trasformarla in mangio, dunque sono: “… perché non solo siamo ciò che mangiamo, ma se non mangiamo non siamo e non pensiamo”.


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Bud con il suo libro "Mangio Ergo Sum"

In suo onore è stata depositata pure una ricetta speciale con i fagioli (i fagioli alla Bud, appunto), per sancire ancora una volta il forte legame tra l’attore e il legume, protagonista indiscusso di mille padellate. Nulla da stupirsi, a Bud è riuscito praticamente di tutto, anche influenzare una lingua (lui che ne parlava addirittura sei), quella tedesca, dove venne coniato il verbo “picchiare alla Bud”. Statue, riconoscimenti postumi e targhe varie sono solo la naturale conseguenza di quel che ha rappresentato il gigante buono partenopeo. Successo mondiale dunque per Bud e Terence (nel ’99 la rivista statunitense Time li classificò rispettivamente al primo e secondo posto degli attori italiani più famosi al mondo) che forse proprio dall’Italia ottennero una riconoscenza tardiva (il David nel 2010); ovviamente non dalla massa, da sempre e per sempre innamorata della coppia, ma dagli addetti ai lavori, troppo frettolosi nel bollare certe pellicole come roba di poco conto.



L’eredità che ci è stata lasciata è di quelle ingombranti, con la consapevolezza che con tutta probabilità non ci sarà mai più una coppia di tal genere. Bud abbandonò questo mondo il 27 giugno del 2016 e i suoi funerali furono il segnale evidente, semmai ce ne fosse stato bisogno, dell’immenso amore che i fan gli hanno sempre tributato. Il feretro esce dalla chiesa, gli occhi dei presenti sono lucidi ma non c’è tempo per le lacrime perché parte una musica. Le note sono quelle di Dune Buggy: nessun lutto, il mito continua a vivere!



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