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Carlo Acutis: una storia da raccontare



- di Luca Fazi - La frenesia del mondo moderno ci sta trascinando ormai verso una deriva egocentrica dove buoni sentimenti ed abnegazione rischiano quotidianamente di essere sommersi, inghiottiti da un oceano colmo di superficialità quanto di indifferenza. Come combattere la burrasca? Un modo sarebbe quello di prendere spunto dai rari esempi, preziosi come acqua nel deserto, che nonostante tutto filtrano volitivi in una società sempre connessa ma empaticamente offline. Ecco allora venirci incontro la figura di Carlo Acutis, un ragazzo che spese la sua brevissima vita per gli altri, in particolar modo per quelli giudicati da molti come ultimi... ma che ai suoi occhi erano i più importanti.


Carlo nasce nel 1991 a Londra, dove i suoi genitori si trovavano per lavoro, ma dopo tre anni la famiglia torna in Italia, a Milano. Sin dai primi tempi tempesta mamma Antonia con domande inerenti alla fede e di una profondità che stupisce per l’età così tenera. I suoi genitori non sono credenti praticanti ma poco a poco riscoprono certi valori anche grazie all’interessamento del figlio. Carlo ha una famiglia con ampie possibilità economiche, potrebbe avere tutto ciò che desidera ma in cima alla sua lista dei desideri rimane ben salda la voglia di far del bene agli altri.

A scuola (allievo delle suore Marcelline durante le elementari e medie, dei Gesuiti nel Liceo Classico) aiuta i propri compagni in difficoltà con i compiti, dà loro dei ripassi, e non si nega mai dall’esternare una parola di conforto. Nel tempo libero ama passeggiare, giocare a fare l’escursionista e raccogliere qualche fiore per portarlo all’unica donna della sua vita, come lui stesso dirà: la Madonna.

Forte in lui è l’amore per Dio, tanto da chiedere a soli sette anni di poter fare la Prima Comunione; appena undicenne si rende disponibile come aiuto-catechista per i più piccoli… che in pratica sono suoi coetanei.


È giovanissimo tuttavia esercita già un forte carisma sulle persone, a partire dal domestico della casa, Rajesh; l’uomo è induista ma si innamora di Cristo ascoltando le parole di quel bambino e alla fine chiederà di fare il Battesimo.

Carlo trova spesso il dialogo con i senzatetto, con chi chiede l’elemosina in strada e dona a questi quel che ha. Come quando trova vicino casa un mendicante di nome Emanuele che in pieno inverno dorme su dei cartoni rimediati da qualche ristorante. Carlo non ci pensa due volte e chiede alla madre se può utilizzare i soldi ricevuti dai nonni per comprare un sacco a pelo da regalare all’uomo dimenticato da tutti, ma di certo non da lui. Il bambino gli offre sempre un po’ della propria merenda e abitualmente gli porta una parte della cena: fa il possibile affinché nessuno si senta abbandonato.


Carlo dedica la propria esistenza seguendo i valori cristiani che riassume in un conciso ma eloquente messaggio, “… non io ma Dio!”. Neanche adolescente coltiva una forte passione per la tecnologia tanto da diventare ben presto esperto nel campo informatico. I suoi coetanei trascorrono il tempo davanti allo schermo per giocare, mentre lui utilizza il PC al fine di creare una mostra online sui miracoli eucaristici del mondo; non chiede ai suoi genitori le vacanze ma dei tour per visitare il luoghi più sacri della cristianità.



Ha degli amici, gli piace stare all’aria aperta,è disponibile sempre con tutti e gioca con la Playstation (ma non più di un’ora a settimana perché si autolimita): insomma, apparentemente un bambino normale ma con una sensibilità verso il prossimo sconosciuta ai più.


Affascinato dalla storia di San Francesco, trova in Assisi una seconda casa dove rifugiarsi in meditazione; rimane estasiato dalla Basilica dedicata al patrono d’Italia, visita spesso quella di Santa Chiara e si ritrova in preghiera nella chiesa di Santo Stefano. Non manca mai all’appuntamento quotidiano con l’Eucarestia, così come a quello che lui evidenzia come il “più importante della giornata”, ovvero la recita del Rosario durante il quale è come se dialogasse con Maria.

Sul monte Subasio si diverte nel giocare a caccia al tesoro o a far volare aquiloni. Non si dà pace ogniqualvolta vede delle chiese vuote durante le funzioni:

Se la gente sapesse l’anticipo di Paradiso che si vive ricevendo la comunione, sarebbero sempre piene”.


Non c’è infatti da stupirsi se Carlo definirà l’Eucarestia come la sua “autostrada per il Cielo”. I genitori non lo vedono mai triste ma incessantemente con un sorriso disegnato in viso, pronto a colorare il grigiore dei bisognosi che incontra. Non ha nemici, non si tira dietro nemmeno le invidie dei compagni, nonostante vada bene a scuola e non perda occasione per professare il proprio credo, divulgandone la bellezza.

Seppur giovanissimo, tra i banchi prende parola su questioni delicate come l’aborto e al contempo invita le proprie compagne di classe ad aver cura del proprio corpo… a non svenderlo perché sacro ed unico. Realizza siti e giornalini nei quali tenta di avvicinare le persone alla parola di Dio; tutto ciò quando non è impegnato nelle mense dei poveri per dare una mano tangibile a chi soffre… le parole contano ma devono essere seguite dai fatti.

Nei video amatoriali che gira afferma pure di esser pronto alla morte e preannuncia la propria dipartita dicendo che questa avverrà quando peserà 70 kg. Non ha dubbi o atteggiamenti incerti, perché ad ogni interrogativo della vita sa rispondere attraverso l’insegnamento di Gesù.



Con San Francesco si accomuna anche per il rifiuto verso il possesso di beni materiali e superficiali; non vuole scarpe nuove o vestiti alla moda se ciò che indossa va ancora bene. Ogni oggetto lo custodisce con cura ma adoperato sempre al fine di far conoscere la magnificenza di Dio.

Per Carlo “tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie”: nel suo messaggio c’è l’invito più tenace a non vivere la vita degli altri, a non omologarsi, e affrontare al massimo ogni attimo concesso… senza sprecare nulla.



Lui stesso affermerà di non aver rimpianti, perché mai buttato un solo minuto, quando si ritroverà faccia a faccia con la malattia. Una leggera influenza che poi diventa sempre più ingombrante ed infine la diagnosi: leucemia fulminante.

Carlo ha appena quindici anni ma la maturità e la forza interiore non gli mancano. Nei pochi giorni ricoverato (il mostro gli darà pochissimo tempo) alleggeriva il problema tranquillizzando, lui e non viceversa, chiunque gli domandasse della propria condizione. Alle infermiere che gli chiedevano come si sentisse rispondeva: “C’è chi sta molto peggio di me”.

Poi, l’ultimo gesto prima di congedarsi da questa parentesi terrena:

Offro la mia anima al Signore, al Papa e alla Chiesa affinché possa andare dritto in Paradiso”.

Le sue uniche preoccupazioni erano che i propri genitori non soffrissero per la morte. Il 12 ottobre del 2006 Carlo tornò alla casa del Padre… in quel momento pesava esattamente 70 kg. Ai funerali presero parte una moltitudine di persone, volti mai visti dai familiari ma che il ragazzo aveva avuto modo di aiutare nella sua brevissima quanto intensa vita… quegli “ultimi” erano stati i primi a presentarsi per l’estremo saluto.

Da quel momento in poi il suo nome fece il giro del mondo, “come se qualcuno con la “Q” maiuscola” – dichiara Monsignor Ennio Apeciti (Responsabile dell’Ufficio delle cause dei Santi dell’arcidiocesi di Milano) – “ ne volesse far conoscere la fama di santità”.


Si comincia a pregare l’anima di Carlo, ad invocare la sua intercessione, e diversi fatti prodigiosi prendono campo; una donna che lo conosceva, e presente al funerale, ha un tumore di grossa entità ma pregandolo con veemenza si ritrovò incredibilmente guarita. Tanti i casi particolari, di uomini e donne che hanno sognato addirittura il suo viso senza averlo mai visto neanche in foto, ma uno su tutti è stato preso sotto esame dalle alte cariche del Vaticano: il pancreas deformato di un bambino, ormai in fin di vita, tornò alla normalità senza bisogno dell’intervento chirurgico che, oltretutto, sarebbe stato difficoltoso e probabilmente letale… fu pregato lo spirito di Carlo Acutis.

Il 21 febbraio del 2020 Papa Francesco, il pontefice che nel 2018 l’aveva dichiarato venerabile, ha riconosciuto il miracolo aprendogli la strada della beatificazione. Ad inizio della primavera 2020 il Santo Padre avrebbe fatto visita ad Assisi (dove nel Santuario della Spogliazione riposa il corpo di Carlo) e con tutta probabilità il ragazzo, divenuto esempio per i giovani, sarebbe stato poi proclamato Beato, ma l’emergenza Covid-19 ha rimandato gli appuntamenti.



Nel frattempo la mostra che creò online (e tuttora presente) ha preso vita essendo ospitata materialmente nei posti più cari ai fedeli, su tutti Fatima e Lourdes. Il San Francesco 2.0 (è proprio il caso di dirlo) sarà indicato presumibilmente come protettore dei cybernauti e di internet ma al di là dei riconoscimenti non dovrà mai andare perso il suo insegnamento perché, citando Papa Francesco, “… tutti siamo chiamati alla santità, uscendo dalla mediocrità tranquilla e anestetizzante”.

Carlo Acutis è stato e continuerà ad essere eterno stimolo per anime intorpidite.



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