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  • Immagine del redattoreLuca Fazi

Buon compleanno Renato


- di Luca Fazi - No, certe carriere non nascono con il caparbio intento di raggiungere i livelli più alti e a dirla tutta alcune di queste crescono quasi per “casualità”. Prima del Pozzetto nazionale c’è il semplice Renato, un ragazzo sognatore come tanti ma che bada prima di tutto alla sostanza… senza troppi grilli per la testa.

Nasce a Milano ma trascorre l’infanzia a Gemonio dove i suoi genitori si trasferirono nel ’42 a causa dei bombardamenti sulla città meneghina. La valigia di cartone del padre è pressoché vuota ma al contempo ricca di valori etici inestimabili che il figlio terrà sempre con sé, come tesori invisibili ma non per questo meno preziosi.

Renato ama sorridere alla vita, organizzare scherzi e non prendersi mai troppo sul serio. Dopo le “scuole medie”, dove ha in classe Enrico Beruschi, si iscrive all’istituto tecnico per geometri in attesa di capire cosa farà realmente da grande. Nel frattempo conosce Aurelio Ponzoni, detto Cochi, che come lui è uno sfollato da Milano e nutre una vena artistica dedita alla comicità: il sodalizio si fa attendere poco.


Cochi e Renato da giovani

Nel ’62 il duo, proprio nel capoluogo lombardo, cerca di farsi notare soprattutto per rimpolpare le misere finanze; attraverso gag, situazioni buffe e neologismi al limite dell’assurdo, Cochi e Renato tentano di evadere dalle angosce giornaliere e allo stesso tempo muovere le attenzioni degli artisti che girano nei locali.

È il periodo dell’”Osteria dell’Oca d’oro” di Porta Romana quando, tra canzoni popolari e qualche bottiglia di vino offerta dagli spettatori, conoscono il pittore Lucio Fontana, habitué del posto. Sono gli anni del Bar Gattullo e di quel celebre “ufficio facce”, l’ufficio immaginario dove venivano fatti commenti su ogni cliente che entrava.

La svolta per Renato (e ovviamente per il duo) arriva dopo l’incontro con Enzo Jannacci. Si comincia a fare sul serio e la passione/necessità di fare cabaret si converte in un lavoro ben retribuito e in particolar modo apprezzato dal pubblico. Dunque si passa al Cab 64 e all’amicizia con Giorgio Gaber che insegna a Cochi come suonare la chitarra. L’ingresso al Derby è l’ennesimo step di una carriera non programmata ma che a poco a poco si sviluppa bruciando tutte le tappe.



In un’Italia martoriata dall’imminente piaga del terrorismo, la comicità nonsense di Pozzetto è aria genuina per anime che cercano una sana leggerezza. Arriva l’esordio cinematografico nel ’74, con Per amare Ofelia targato Flavio Mogherini; sul fronte del piccolo schermo, nello stesso anno, il duo viene chiamato a presentare (con Mike Bongiorno e Raffaella Carrà) l’ultima edizione di Canzonissima.

Si parlava di film e la lista è veramente lunga ma due pellicole su tutte rimarranno nel cuore dell’artista: Oh, Serafina! e Sono Fotogenico. Non di certo per i suoi fan che tra gli svariati personaggi interpretati preferiranno sempre il contadino Artemio ne Il ragazzo di campagna. Meno amate invece da Pozzetto le pellicole più recenti, come il filone de Le comiche: “… mi è toccato pure travestirmi da bimbo con tanto di pannolone e mi sono un po’ vergognato”.



L’attore ha condiviso il set con colleghe dal fascino unico (da Gloria Guida a Ornella Muti, senza dimenticare Edwige Fenech, Eleonora Giorgi e tante altre ancora) eppure la donna della sua vita resterà in eterno quella incontrata nel mondo reale, ossia la moglie Brunella. Un amore quasi sconosciuto ai giorni d’oggi, iniziato in fase adolescenziale e che neppure la morte è riuscita a spezzare:

“Mi manca e la sua scomparsa è stata dura da digerire… mi piacerebbe sognarla… per ora non è mai successo”.

Aneddoti su Pozzetto? Ce ne sarebbero a iosa ma uno divertente fu raccontato poco tempo fa dall’attore stesso, riguardante le riprese del film La patata bollente, durante la scena della vasca da bagno in compagnia di Edwige Fenech.

“Eravamo completamente nudi, perché dovevamo fingere di fare l’amore. Ad un certo punto il direttore della fotografia decide di cambiare le luci e così restiamo fermi. Allora Edwige si alza per andare a rifarsi il trucco, quindi si abbassa l’acqua e mi si vede il coso. Sopra avevamo un elettricista che mi disse “Ué Pozzé, guadagnerai qualche lira ma fai ‘na vitaccia”.


Immagine tratta dal film "La patata bollente"

Renato a 80 anni? Da buon amante del cibo e del vino si gode le squisitezze della Locanda Pozzetto, a Laveno Mombello, in compagnia dei suoi cari e di chi gli vuole bene: “Sul set si fanno pochi amici”.

La vita è anche questa: ieri magari eri un ragazzo (di campagna) e oggi (taac – cit.) sei già lì a soffiare su ottanta candeline piene di storia. In alto i calici quindi e che gran festa sia, d’altronde… il compleanno quando arriva arriva (semi-cit).

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