Un Cinghialone sul tetto d'Europa! di Luca Fazi
- Luca Fazi
- 3 ago 2018
- Tempo di lettura: 6 min

Se storicamente abbiamo visto passare grandi portieri sempre dotati di una “follia” di base non è questo il caso. Se l’essere estroversi è tipico degli estremi difensori allora ancora no…non è questo il caso! Parli di Angelo Peruzzi e subito ti accorgi che la sua personalità è assai distante dai caratteri certe volte bizzarri di chi difende i pali. Il numero uno di Blera non cerca mai la parata scenica da far risaltare mediaticamente; Angelo cerca la semplicità utile al risultato finale. Soprannominato negli anni “Cinghialone” o “Tyson” ( dal giornalista Massimo Marianella), Peruzzi si è sempre contraddistinto per la sua calma e tranquillità. Non era uno che urlava di continuo o che teneva sempre a tiro il proprio reparto difensivo eppure sapeva esser leader, silenzioso ma efficace. Nella sua città natale ha imparato il valore del sacrificio ed il restare umili nonostante fiumi di denaro e persone “vip” accanto. Da ragazzino, insieme ai suoi amici, si dilettava a pescare gli “abitanti” del fiume con le mani…sono molto più lenti a confronto di quelli del mare ma già da questo si intravedevano doti reattive non indifferenti. Il ruolo di portiere? Un piacevolissimo caso della vita! Angelo amava far goal oppure manovrare le azioni con passaggi precisi al millimetro degni del miglior 10 ma di stare fra i pali non ne voleva sapere. Arriva in quinta elementare e la sua classe deve disputare una partita di calcio; non è stato designato un portiere così la maestra propone ai suoi allievi di fare un salto ciascuno e vedere chi fra di loro fosse in grado di toccare i pali con le mani. Angelo fu l’unico ad arrivarci e quindi gli restò solo di mettersi i guanti…anni dopo, nella finale di Roma, Peruzzi solleva la coppa dalle grandi orecchie ed il primo pensiero va a quella maestra. Con la Roma esordisce ma sarà nella vecchia Signora che diventerà “grande” e conquisterà ogni tipo di trofeo. Il secondo tempo della sua carriera lo trascorrerà alla Lazio dove offrirà prestazioni di rilievo malgrado i continui problemi muscolari che non l’abbandoneranno mai. Rapporto conflittuale invece con la Nazionale; sarà titolare per gli europei del ’96 ma perderà i Mondiali francesi per un infortunio a pochi giorni dall’inizio. Il fato però lo premiò anni dopo; non con la titolarità ma diventando uomo spogliatoio della spedizione azzurra del 2006. Uno, se non il migliore, dei più bravi portieri anni ’90 ed è anche grazie alla sua umiltà e attaccamento ai sani principi se ha avuto una carriera del genere. Oggi vi propongo la sua vita calcistica sintetizzata in 10 momenti chiave…buona lettura!
ESORDIO CON LA ROMA
E’ il 13 dicembre del 1987 e allo stadio Giuseppe Meazza va in scena Milan-Roma. Il non ancora maggiorenne Peruzzi siede in panchina ed assiste ad un match delicato, non solo per motivi di classifica. Le tifoserie sono accese e dalla curva del Milan viene lanciato di tutto; un petardo colpisce il portiere giallorosso Tancredi che deve abbandonare il campo. Liedholm si gira verso Angelo e gli dice di entrare. Peruzzi rimane frastornato fino a quando il bomber Pruzzo gli sottolinea il concetto: “ Guarda che dice a te, non ci sono altri portieri qui!” L’estremo difensore laziale fa il suo esordio in Serie A ed è ingenuo sull’azione che porterà al rigore in favore del Milan. Il match finirà 1 a 0 per i rossoneri ma in seguito verrà data vittoria a tavolino per la Roma
POSITIVO ALL’ANTIDOPING
Sicuramente il momento più triste e delicato per Angelo. Era giovanissimo ed in rampa di lancio, dopo aver disputato un buon campionato in prestito al Verona. Torna alla casa madre con il proposito di sudarsi la maglia numero uno con Cervone. E’ il 23 settembre 1990 e dopo un tranquillo Roma-Bari risulterà esser positivo alla Fentermina, considerata sostanza dopante. Il prodotto fu assunto da Angelo su suggerimento di un “amico” garantendogli che non l’avrebbe fatto parare di più ma protetto maggiormente dagli infortuni muscolari (sentendo anche meno dolore) che erano all’ordine del giorno per Peruzzi. Da quel momento in poi l’estremo difensore smise di essere un compagnone e comprese che nella vita ci si poteva fidare di un numero assai ristretto di persone. Durante la squalifica passò giornate pesanti, alleviate solo dall’affetto dei suoi cari ma quella nomea ingiusta di “dopato” gli fece male quanto lo spinse a risorgere.

PRIMO TROFEO EUROPEO
E’ il 19 maggio 1993 è allo Stadio delle Alpi di Torino si gioca la finale di ritorno della Coppa Uefa. La Juventus ha dominato e vinto a domicilio sul campo del Borussia Dortmund. Per Angelo si tratta di conquistare il suo primo trofeo europeo della carriera e togliersi dalla testa quei brutti momenti passati nell’ultimo periodo alla Roma. Ora c’è la Juve che con il Presidente Boniperti l’hanno cercato e voluto quando poteva risultare “scomodo” averlo in rosa ma non c’hanno pensato due volte a metterlo sotto contratto. Angelo trasmette tranquillità fra i pali e l’atto conclusivo della finale non evidenzia grosse difficoltà per i bianconeri. 3 a 0 finale per Vialli e compagni ed il volto di Angelo torna a sorridere.
PRIMO SCUDETTO BIANCONERO
Inizia la stagione 1994-1995 e per la Juve finisce un era e ne inizia subito un’altra. Non c’è più il Presidente Boniperti ma ai vertici è presente la “Triade” formata da Moggi, Giraudo e Bettega con Marcello Lippi allenatore. In campionato sembrano esserci non poche difficoltà e la sconfitta in terra pugliese con il Foggia sarà lo spartiacque della stagione. Da quel momento Lippi cambia modulo e passa a tre attaccanti, convincendo in primis lo stesso Peruzzi. L’estremo difensore non riuscirà a disputare tutte le partite ma darà un grosso contributo per la vittoria finale. Ventitreesimo tricolore per la “Madama” ed il primo per Angelo.

ESORDIO IN NAZIONALE
25 marzo 1995 e l’Arechi di Salerno tiene a battesimo l’esordio in azzurro di Peruzzi. I rivali dell’Estonia sono abbordabili e alla fine l’Italia conquisterà una vittoria per 4 a 1. Angelo poteva far parte un anno prima della spedizione per il mondiale americano ma gli fu preferito come terzo Luca Bucci. Dopo l’esordio impiegò poco tempo per convincere mister Sacchi che sarebbe stato lui il numero uno; dal settembre del ’95 infatti divenne titolare fisso e protagonista degli imminenti europei.
CHAMPIONS 1996
A livello di club non si può aspirare a qualcosa di meglio e per Angelo il sogno di stringere la Coppa dalle grandi orecchie si faceva sempre più vivo. Dopo aver eliminato magistralmente il Real nei Quarti ed il Nantes nel turno successivo, la Juve approda alla finale di Roma contro i temibili ragazzi di Van Gaal. La partita si mette subito bene per i bianconeri che trovano il vantaggio con Ravanelli ma il pareggio di Litmanen sempre nel primo tempo vedrà un Peruzzi colpevole, vista la respinta non proprio ottimale su un calcio di punizione. Il portiere passerà l’intervallo sconfortato per il proprio errore ma poi tornerà in campo deciso e combattivo più che mai. Intercetta i rigori di Davids e Siloy…Angelo e la Juve si laureano Campioni d’Europa!

INTERCONTINENTALE 1996
La Juve disputa a Manchester una partita di Champions ed immediatamente dopo si prepara per volare a Tokyo, obbiettivo diventare campioni del mondo per club. Il gruppo scherza e ride ma quando salgono sul pullman che li porterà allo stadio della finale la concentrazione sale a mille. Davanti ci sono gli argentini del River che hanno nel reparto offensivo il loro punto di forza. Il primo tempo è dominato dai bianconeri ma non riescono a concretizzare nulla; poi sono i sudamericani a giocare bene e la traversa di Ortega mette in crisi le certezze juventine. La parità nei tempi regolamentari sembrerebbero ora un lusso per la Juve ma Del Piero decide di metterla dove vuole e regala il titolo ai suoi. Peruzzi, oltre al trofeo, ricorderà per sempre di quella esperienza i continui terremoti in Giappone, come fossero normalità, e quei tifosi che esultavano con “qualche secondo di ritardo” perché concentrati a seguire il match sui maxischermi…bah, valli a capire!
L’INFORTUNIO PRIMA DEL MONDIALE
Siamo nel 1998 ed il Mondiale francese è alle porte. Gli azzurri di Cesare Maldini vogliono riscattarsi dal dispiacere di quattro anni prima ed hanno tutte le carte in regola per fronteggiare i diversi rivali che hanno davanti ai nastri di partenza, Brasile su tutti. La competizione per i nostri ragazzi terminerà sulla traversa di Di Biagio ma per Angelo Peruzzi non iniziò per niente. Mancano poche settimane all’esordio e al portiere, intento a fare una tranquilla seduta d’allenamento, salta un muscolo. Si tratta del gemello interno della gamba sinistra…addio Mondiale!

IL RIFIUTO A EURO 2000
Peruzzi abbandona la Juve per passare ai rivali dell’Inter dove disputerà una concreta stagione malgrado l’andamento insoddisfacente dei nerazzurri. La chiamata del nuovo tecnico azzurro Zoff è scontata in vista dell’europeo ma Angelo non è più il primo della lista ed il giovane Buffon si candida come il nuovo che avanza prepotentemente. Peruzzi rifiuta di fare il terzo ed opta per guardarsi la competizione da casa. Il destino volle che Buffon fu fermato da un infortunio prima dell’inizio e così Toldo poté disputare un europeo da applausi. Le carriere di Peruzzi e Zoff si incrociarono in seguito alla Lazio e quest’ultimo gli sottolineò come prima cosa quanto avesse sbagliato in quel rifiuto.
IL MONDIALE DEL 2006
Sembrava un rapporto concluso fra Angelo e la Nazionale ma a guidare gli azzurri ora c’è quel Marcello Lippi che tanto ha valorizzato Peruzzi negli anni bianconeri. Gli offre il ruolo di secondo portiere e Tyson questa volta accetta senza pensarci. L’Italia vince e l’estremo difensore non scenderà mai in campo ma tutti indicano il portiere come uno dei punti fondamentali in quella vittoria. Si dimostra uomo spogliatoio e farà da collante fra giovani e senatori, oltre che una guida preziosa per la grande carriera disputata. Un Campione del Mondo lo era già da tempo…adesso è anche tutto certificato!














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