Toni Polster: un Doppelpack sotto la Mole! di Luca Fazi
- Luca Fazi
- 10 mar 2019
- Tempo di lettura: 6 min

Chi ben comincia è già a metà dell’opera? Beh, in quella stagione ’87-’88 il buon caro Anton era andato decisamente oltre il punto di mezzo e i risultati finali arrivano a conferma. Sette e sottolineo sette centri per uno straniero al primo tentativo in Serie A dove si giocava più per impedire la rete che siglarla. L’austriaco Toni Polster è uno di quelli che lascia il segno ovunque, che sia in patria, Italia, Germania o Spagna poco importa…quella chioma arruffata è destinata a dire sempre la sua e dare battaglia ai rivali di turno. La geografia calcistica in Austria si divide essenzialmente in due partiti: da una parte il club del popolo (Rapid Vienna) e dall’altra la squadra della media borghesia (Austria Vienna). Polster entrerà nelle giovanili della seconda compagine e grazie ai “violetti” troverà il debutto nel massimo campionato nazionale appena maggiorenne. Prestante fisicamente e soprattutto dotato tecnicamente, Toni agli inizi degli anni ottanta si faceva così largo fra la sua gente attirando anche l’interesse degli osservatori esteri. Giusto due anni di precoce tirocinio, per prendere le misure, e poi disputare tre stagioni (dall’84 al ’87) memorabili sotto tutti i punti di vista. Non solo trionfi in campionato ma puntualmente capocannoniere; 95 centri (dei 119 complessivi nella Bundesliga austriaca con l’Austria Vienna) coronati dai 39 gol dell’ultimo atto…è scarpa d’oro 1987! Il riconoscimento nel corso della sua storia ha subito variazioni nel regolamento e in quel periodo va detto che non teneva per nulla conto di coefficienti difficoltà ma le chiacchiere stanno a zero e quella cifra non può che impressionare positivamente. Poster per i tifosi è ormai “Doppelpack” (pacco doppio), soprannome derivato dalle sue frequenti e micidiali doppiette, letali per la gran parte degli avversari. Quasi un record per il campionato austriaco se non ci fossero stati i 41 timbri stagionali (’77-’78) di “Hans” Krankl, storico centravanti del Rapid Vienna su tutti. Toni è un ventitreenne già centenario di gol e la Serie A in quel momento è un mostro famelico di nuovi profili interessanti: la scarpa d’oro vola nella Torino granata. La squadra di mister Radice viene da un deludente undicesimo posto (su 16 partecipanti) e vuole quantomeno respirare aria d’Europa tramite un posizionamento in Coppa Uefa. Serve un bomber capace di far innamorare i tifosi e Doppelpack ha le qualità giuste per farlo così il presidente Gerbi, appena subentrato a Rossi, lo acquista dall’Austria Vienna e gli consegna la maglia numero nove…quella dei killer d’area.

Negli stranieri fuori Junior e Kieft, dentro il danese Berggreen oltre all’austriaco e la prima di campionato prevede subito una trasferta complicata ad Avellino. Difficoltà d’ambientamento? Neanche per scherzo e subito arriva la rete di Polster al Partenio; l’entusiasmo granata è alto ma sarà il punteggio finale (2 a 1 per i campani) a frenare le gioie. La festa piena però è rimandata solo di un turno perché alla seconda è già tempo di Torino-Sampdoria e davanti al Comunale Toni decide di rendere indimenticabile quel battesimo: 4 a 1 per i ragazzi di Radice e non una, non due ma addirittura tre marcature per il viennese. Le reti? Tutte pervase dalle sue qualità, ovvero grinta, opportunismo e dominio fisico che gli permette facilmente di sorprendere pure i difensori più rocciosi…e in A non mancano di certo. Il gol esteticamente più bello della giornata è in realtà quello del compagno Ezio Rossi ma la tripletta di Toni è destinata a coprire tutto e tutti. Doppietta alla Fiorentina nella sesta giornata e Pescara punito alla decima: Polster è la sorpresa del campionato e si candida senza troppi giri al titolo di capocannoniere, suo habitat naturale. Il calcio però non è una scienza e l’imprevedibilità è uno degli ingredienti base che rendono ancor più goloso il piatto sportivo. Toni mette il proprio nome sul tabellino solo altre due volte concludendo la stagione con nove gol (più cinque in Coppa Italia) e diventando ugualmente miglior realizzatore della squadra…non male come primo anno, troppo poco per come aveva iniziato. Il gol nel derby di ritorno (di mancino su una punizione conquistata da lui) non è sufficiente in ottica vittoria e alla fine il club si ritrova proprio con gli stessi punti degli odiati bianconeri e giocarsi così l’ultimo posto uefa: il 23 maggio dell’88 si disputa lo spareggio. I granata hanno due porte per l’Europa perché oltre alla finalissima contendono la Coppa Italia alla Sampdoria, quindi non solo un trofeo da sollevare ma anche l’accesso diretto alla Coppa delle Coppe… eppure fu un flop su tutti i fronti. Per i liguri ci pensa Salsano nei supplementari a dare il colpo di grazia e consegnare il successo alla banda di Boskov mentre lo spareggio tutto piemontese termina con la sconfitta ai rigori dopo una gara giocata poco e male. Il Milan di Sacchi trionfa in Italia e lo scudetto si colora a tinte rossonere dopo nove lunghissimi anni; per il Toro solamente un settimo posto, ovvero il primo piazzamento degli esclusi dalle coppe. Delusione per Polster che sembrava fosse già uno di casa prima di farsi inghiottire dal duro e stretto gioco difensivistico made in Italy. Dopo solo un anno nello stivale è tempo di ripartire per il centravanti capellone che di richieste ne ha diverse malgrado l’ultimissima performance non proprio esaltante; Toni si trasferisce in Spagna al Siviglia e in Andalusia ritrova la confidenza con il gol.

La Liga è il campionato più seguito in Austria e forse anche per questo Polster trova immediatamente il feeling giusto, grazie anche ad un calcio giocato in maniera propositiva. Il secondo anno mette a referto 33 gol ma non riesce a vincere il titolo di Pichichi finito all’indiavolato Hugo Sanchez, più prolifico di cinque realizzazioni. L’ultima stagione trova come compagno di reparto un giovane cileno proveniente dalla Svizzera, Ivan Zamorano, con il quale instaura un ottimo rapporto e forma una delle coppie offensive più pericolose della Liga. Altre esperienze in Spagna e poi la firma con il Colonia nel 1993 dove resterà per un lustro con la media fissa a più di un gol ogni due match…un animale insaziabile sottoporta. Raggiunte le trentaquattro primavere e con la chioma leggermente imbiancata, Toni si prepara al tramonto sportivo tenendo presente l’ultimo grande obiettivo: i Mondiali in Francia del ’98. L’Austria c’è e come l’ultima volta (1990) ritrova l’Italia nel proprio girone. A quel nove sulle spalle è stato aggiunto un uno, simbolo che le gerarchie sono un po’ cambiate ma Polster è pur sempre il capitano, un leader che per classe ed orgoglio resta fra i migliori dei suoi.

A Tolosa, l’undici giugno, c’è l’esordio contro il Camerun e per Toni il sogno di fare ciò che non gli era mai riuscito, ovvero segnare un gol nella massima competizione calcistica per nazioni. Il vantaggio degli africani sembra preludio di sconfitta ma al novantesimo Polster prende possesso della palla e con il suo stile, di forza e determinazione, scaraventa la sfera sotto l’incrocio dei pali per un pareggio che cominciava ad essere utopia. Pazienza se quello rimase l’unico sigillo del centravanti e l’Austria non riuscì ad avanzare nel turno successivo; l’onore di essersi qualificati non era cosa da poco e nel girone B Polster e compagni non sfigurarono affatto. Dopo due retrocessioni di fila con il Colonia ed il Borussia M’Gladbach, l’attaccante decide di concludere la sua carriera vicino casa, al Salisburgo, dove avrà il dispiacere di segnare alla sua squadra del cuore (Austria Vienna) in una semifinale della coppa nazionale…naturalmente una doppietta, altrimenti che Doppelpack sarebbe? Ancora oggi miglior realizzatore per la sua nazionale (44centri) e fascia da capitano indossata in due Mondiali; amava divertirsi in discoteca ma poi l’impegno in campo non mancava mai e le statistiche parlano chiaro a riguardo. Solo Vastic e Prohaska gli tolsero qualche riconoscimento individuale, altrimenti fu a lungo l’unica grande icona sportiva del paese. Il dopo calcio parla di un sognatore che spera un giorno di allenare ai vertici dei migliori campionati europei ma che nel frattempo, dopo averle suonate agli avversari, ha voluto dilettarsi come cantante nel gruppo pop “Achtung Liebe” dove ha riscosso pure un certo successo.

Disco d’oro o di platino non valgono una Champions ma hanno comunque il loro fascino, senza dimenticarsi delle 40mila copie vendute grazie all’album “Toni, walk on” che richiama vagamente (non per sonorità) al trash del comico Knop nella sua “Numero uno” dedicata al Luca Toni; infondo Toni l’attaccante modenese, Toni (ripreso dal vero nome Anton) pure Polster…e tutto, “doppiamente”, torna.














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