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Presidenti bizzarri: Top10

  • Immagine del redattore: Luca Fazi
    Luca Fazi
  • 20 ott 2019
  • Tempo di lettura: 6 min

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- di Luca Fazi - Non è una novità che nel mondo del calcio siano i protagonisti in calzettoni a strappare i ruoli da protagonisti assoluti; che sia per questioni tecniche (quindi sul campo), o per gossip (quindi a riempire le pagine delle riviste più irriverenti), i riflettori sono per forza di cose puntati verso questi… e non solo quelli degli impianti sportivi. Può capitare però che una parte della notorietà, una fetta più o meno vasta della popolarità, finisca per esser divorata pure dai presidenti di alcune società, intenti a ripercorrere le gesta folkloristiche di Benito Fornaciari (interpretato da Alberto Sordi), patron del Borgorosso FC nel celebre film di D’Amico. Non tutti i numeri uno amano restare nell’oscurità e lasciare lo spazio per le interviste interamente ai propri collaboratori: ecco allora che patron a dir poco vulcanici verranno ricordati più del campione comprato dagli stessi o di un successo sul manto erboso. Liti, insulti razziali, strafalcioni lessicali, scaramanzie e tanto altro ancora… nel corso della Serie A non ci siamo fatti mancare nulla. Ecco a voi i 10 presidenti più bizzarri di sempre!


10° POSTO: Claudio Lotito


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Habemus il presidente biancoceleste ad aprire questa speciale classifica e l’uso del latino non poteva ovviamente essere casuale. Con lui la lingua morta prende vita come non mai tanto da utilizzarla quotidianamente. Qualche scivolone? Sì, ma non tanto linguistico bensì concettuale come quando difese Tavecchio per le accuse di razzismo, dicendo: “Carlo non è razzista, ha pure aperto due ospedali in Togo ed ha adottato dei cosi”, dove per “cosi” si voleva intendere dei bambini. Indimenticabile l’uscita su Marotta: “Il suo unico problema è che con un occhio gioca a biliardo e con l’altro segna i punti”. Poco da ridire invece sul piano gestionale dove ha risollevato la Lazio dal crack della Cirio, assumendo il comando dopo le ceneri dell’era Cragnotti. Certo, quest’ultimo riuscì a vincere uno scudetto e trofei continentali ma Lotito ha risanato l’intero ambiente, senza privarsi di qualche trofeo e con trattative dove puntualmente non fa sconti a nessuno… “prima pagare poi vedere cammello”. Ad maiora Pres!



9° POSTO: Angelo Massimimo


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Con lui iniziamo la categoria dei “Presidentessimi”, dove il superlativo sta ad indicare l’importanza che l’ambiente ha riconosciuto al numero uno di turno. Angelo Massimino e Catania sono un binomio indivisibile, vagoni che hanno viaggiato sulle stesse rotaie per lunghi anni. Non sono mancate accese discussioni, come avviene pure nelle migliori famiglie quando i legami sono forti e l’affetto tocca punte incalcolabili. Da sempre combattente contro i poteri forti nel calcio, Massimino riuscì a dar lustro alla sua squadra, malgrado diversi saliscendi di categoria. Gaffe? A iosa e tra queste l’indimenticabile risposta che diede ad un giornalista: “Presidente in squadra manca l’amalgama” – “Ditemi dove gioca e lo comprerò!”. Vietato tralasciare la scena del ristorante: “Cameriere si porti via il piatto… questo prosciutto puzza di pesce”, e infatti era salmone. Grande stratega di mercato tanto da non voler scoprire le proprie mosse: “Vado in un paese che non vi dico per comprare due campioni brasiliani”.



8° POSTO: Massimo Cellino


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Un po’ di rock non poteva mancare in questa classifica, ecco quindi la presenza di Massimo Cellino che, tra una trattativa e l’altra, non disdegna di strimpellare il basso con la propria band. Spazio al campo però, dove le scaramanzie sono all’ordine del giorno! Le bandane distribuite ai tifosi sono giusto dei leggerissimi antipasti prima delle portate principali: amuleti strofinati, violentati e stretti con decisione sono immancabili nei rituali pre-partita, da benedire logicamente con fiumi di acqua santa. Scelta del mister? Nessun vincolo a riguardo, eccetto uno. Vietato l’accesso in panchina ai già retrocessi… non ci si vorrà mica contagiare con la sfiga!



7° POSTO: Maurizio Zamparini


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Sadico? Forse, oppure solo il risultato di scelte sbagliate, fatto sta che con lui gli allenatori durano meno di un gatto in tangenziale. Voci di corridoio alludono che l’ex patron del Palermo ingaggiasse un mister avendo già in mente con chi rimpiazzarlo… malelingue! Il buon Maurizio però non ha mai avuto problemi nel prendersi le proprie responsabilità, né tantomeno di andare faccia a faccia con i tifosi inferociti a causa della gestione nell’ultimo periodo rosanero, per scelte e direzioni prese che avrebbero fatto spazientire pure i santi. Zamparini tuttavia si è concesso pure il lusso di ammettere qualche volta le proprie colpe, come quando licenziò Pioli prima che questo iniziasse il campionato. Il tecnico parmense raccolse altrove ottimi risultati e il commento del presidente non ha bisogno di chiarificazioni: “Se mi pento di averlo esonerato? Mi sto mangiando il secondo testicolo… l’altro l’ho già divorato”.



6° POSTO: Antonio Sibilia


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Altra figura perfettamente integrata all’immagine del suo popolo, quello irpino. L’Avellino di fine anni settanta fino alla metà degli ottanta è presenza fissa in Serie A e i meriti vanno allargati pure al presidente campano, che nella società aveva ricoperto diverse funzioni prima di assumere, con alcuni intervalli, il ruolo principale. Siamo onesti, i Lupi viaggiavano ogni stagione con la media punti appena sufficiente per la salvezza ma il presidente, quando si trattò di convincere Barbadillo a venire ad Avellino, alterò “leggermente” la realtà: “Abbiamo una squadra che lotta per le posizioni europee… non te ne pentirai”. Per il resto gaffe linguistici a non finire e odio profondo per capelloni e tatuati. Con i suoi ragazzi poche tenerezze… con il boss Raffaele Cutolo invece, tre baci sulla guancia e una medaglia d’oro come riconoscimento dall’Avellino calcio. Tutto ciò durante una delle udienze in tribunale: “Cutolo è un supertifoso della squadra e la meritava”.



5° POSTO: Costantino Rozzi


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Gli stadi prima li ha costruiti, poi li ha vissuti nelle vesti di presidente dell’Ascoli, quello dei miracoli, quello di Carletto Mazzone. Di lui come dimenticare i famigerati calzini rossi che lo contraddistinguevano con un certo, chiamiamolo così, stile. Per il suo Ascoli non dormiva e stava male in caso di sconfitte, specialmente se queste riguardassero le gare giocate tra le mura amiche. Dirà: “Prima vedevo passare i tifosi sotto casa, per andare allo stadio, e mi sembravano dei matti. Ora il capo dei matti sono io!”.



4° POSTO: Aurelio De Laurentis


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Era dai tempi di quella Cavalcata delle Valchirie sparata ad alto volume, mentre la rosa del Milan faceva il suo ingresso con tanto di elicottero nell’Arena Civica, che non si vedevano effetti speciali così scenografici. Terminata l’epopea Berlusconiana, ci pensò il produttore cinematografico a mescolare l’arte della pellicola con quella della sfera di cuoio. Per il suo Napoli ha fatto di tutto: dal presentare un calciatore in conferenza (Inler) facendogli mettere una maschera da leone, alle presentazioni di squadra all’interno dell’MSC Crociere. Andarsene furibondo dai sorteggi dei calendari? Fatto, con l’aggiunta di un’uscita memorabile a bordo di uno scooter, rigorosamente senza casco tanto per immedesimarsi in un bruttissimo costume napoletano… e purtroppo di molte altre parti.



3° POSTO: Romeo Anconetani


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Il nome già di per sé indica poesia ed è impossibile non aver voluto bene allo storico presidente pisano, al di là dei colori sportivi. Lui al calcio dei ricconi rispondeva orgogliosamente che nessuno dei suoi percepiva stipendi da capogiro e nonostante ciò riuscì a ritagliarsi un vasto angolo di gloria nei cuori dei supporter. Scaramanzia e fede possono convivere? Beh, nell’animo di Anconetani sicuramente sì! I suoi ritiri punitivi erano all’ordine del giorno, scegliendo spesso luoghi di culto per ricevere magari qualche benedizione dall’alto… e se non dovesse bastare, tanto per mettere le mani avanti, una bella spolverata di sale in campo prima del match.



2° POSTO: Massimo Ferrero


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C’è o ci fa? Quesito lecito da porsi ma nel frattempo ricordiamoci con gusto le varie performance fatte registrare con i panni da presidente della Sampppp Doooria (per dirla alla “ferrerese”). Da dove parto? Quale segnalare e quale no è impresa ardua in poche righe, allora chiudo gli occhi e ne pesco due a caso. Quanti tentavi di approccio spudorato con la conduttrice D’Amico? Tanti, per poi desistere e chiudere con un “sennò Buffon se incazza”. Un commento su l’ex presidente dell’Inter Erick Thohir? Ovvio: “Dissi a Moratti di cacciare quel filippino”. Er Viperetta mai avuti peli sulla lingua.



1° POSTO: Luciano Gaucci


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Come non poteva Big Luciano conquistare a mani basse questa particolare classifica? Dalla ditta di pulizie al Perugia ne ha fatta di strada e con il calcio ha regalato indelebili perle… a noi tifosi e ai ragazzi della Gialappa’s Band soprattutto. Grazie a lui sono sbarcati in Umbria i peggiori bidoni del mondo ma in compenso sempre pagati un niente. Ogni tanto però, non di raro, veniva pescato qualcuno di spessore e allora le casse ringraziavano. Se uno di questi tesserati, un Ahn per caso, si fosse permesso di segnare contro l’Italia il gol dell’eliminazione ai Mondiali? Nessun problema: svincolato immediatamente! Voci più o meno attendibili che un futuro obiettivo di mercato sia gay? Nessun problema: “Non ce li voglio quelli!”. La sua latitanza nella Repubblica Domenicana è ormai storia, come lo è ugualmente il suo diverbio con Matarrese: “Gaucci noi siamo di Serie A” state of mind.



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