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Le Bandiere del calcio: top11! di Luca Fazi

  • Immagine del redattore: Luca Fazi
    Luca Fazi
  • 9 dic 2018
  • Tempo di lettura: 5 min

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Quando decidi di portarti dietro quei colori per tutta la carriera, fregandotene delle offerte economicamente più vantaggiose e facendo di quella maglia una seconda pelle dalla quale è impossibile separarsi…allora ecco che sei una bandiera! Quel giocatore che dedica la sua vita sportiva per un unico club diventa parte integrante dello stesso, assumendo i compiti di guida tecnica come carismatica e innalzandosi a punto di riferimento per società e tifosi. La bandiera assume l’importanza di un padre di famiglia dal quale non si può essere traditi ma solo coccolati nelle notti più difficili, quando la squadra del cuore non gira come dovrebbe e gli insuccessi sono dietro l’angolo. Queste leggende calcistiche quasi sempre coincidono con il ruolo di capitano proprio perché più di tutti hanno saputo trasmettere fiducia ed unione allo spogliatoio, non limitandosi alle qualità mostrate in campo ma esternando soprattutto il loro essere prima uomini che fuoriclasse. Desidero allora ricordare insieme a voi tutte queste bandiere del calcio, collocandole in una modalità top11 con lo schema 4-4-1-1. Sia chiaro, non vengono presi in considerazione giocatori che anche per un breve periodo hanno iniziato o finito la propria carriera in un club diverso da quello “classico” (vedi Gerrard o Costacurta in prestito al Monza per un campionato). Come sempre, mettetevi comodi e buona lettura!



Lev Yashin

(Dinamo Mosca)


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E’ vero che stiamo parlando di un calcio abbastanza lontano da quello che solitamente prendiamo in esame ma sarebbe un grave errore non considerare il portierone russo che ha legato la sua intera carriera alla Dinamo Mosca. Fra i pali era avanti con i tempi, dialogando spesso con il reparto difensivo e assumendo quindi il ruolo di un libero aggiunto. Qualità tecniche impressionanti ed ottimo carisma lo portarono a vincere pure il Pallone d’Oro nel 1963, prima e ancora unica volta per un portiere.



Giuseppe Bergomi

(Inter)


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Lo Zio ha dedicato la sua vita calcistica all’Inter, diventandone pure capitano nelle ultime sette stagioni. Bergomi è uno di quelli nati con la marcatura a uomo per poi distinguersi egregiamente anche in quella a zona. Nonostante la giovanissima età fa parte dell’Italia campione del Mondo nel 1982 e a livello di club vincerà lo scudetto del 1989, quello dei record. Gli peserà non aver vinto la Champions ma saprà in parte rifarsi con la conquista di ben tre Coppe Uefa. Come terzino destro è giusto citare pure Gary Neville, icona e bandiera del Manchester United.



Franco Baresi

(Milan)


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Chiamatelo Piscinin, Kaiser Franz o semplicemente Franco ma aldilà del nome è chiaro a tutti che questo giocatore resterà per sempre uno dei liberi più forti della storia del calcio. Il suo braccio alzato è nostalgia pura come quel suo carisma nel rettangolo verde che lo rendeva unico nel genere. Tempismo perfetto e tecnica per una delle bandiere rossonere più amate di sempre. Anche in età avanzata sapeva far la differenza e risultare ancora uno dei più forti in circolazione; quel numero sei ritirato è la forma di ammirazione più autentica e doverosa.



Carles Puyol

(Barcellona)


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Catalano e con i colori del Barca nel cuore, Puyol ha vinto e rivinto tanto nella sua carriera fra trofei nazionali ed europei. Dopo aver giocato con la società delle riserve dei blaugrana, diventa un punto fermo in prima squadra, assumendo sempre più il ruolo di leader carismatico e leader della retroguardia. Con la nazionale spagnola non si fa mancare nulla e conquista sia l’Europeo del 2008 che il Mondiale del 2010. Solo un infortunio gli impedirà nel 2012 di fare il bis nella manifestazione continentale.



Paolo Maldini

(Milan)


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Quando si scrive di lui si ha la sensazione di non usare mai le parole giuste per descrivere la sua magnificenza. Maldini era una macchina perfetta capace sia nel gioco aereo, come nella corsa o nei contrasti…con tutta probabilità il difensore più forte della storia del calcio. Nel Milan ha trascorso l’intera carriera facendo il pieno di trofei ma l’orgoglio maggiore arriva sicuramente da quelle 5 Champions vinte, due da capitano. Impossibile però non citare come terzino sinistro l’immenso Giacinto Facchetti, talento indiscusso e grande personalità oltre che bandiera nerazzurra e della Nazionale.



Ryan Giggs

(Manchester United)


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Inauguriamo il centrocampo con un vero talento del calcio anni novanta e non solo perché Ryan ha scritto e riscritto le pagine del calcio inglese con il suo Manchester United. A parlare potrebbero bastare gli innumerevoli trofei conquistati che lo rendono il giocatore più vincente della Premier, grazie ai 13 campionati e altri 18 titoli fra coppe e supercoppe. Uno come lui non poteva farsi mancare niente e allora ecco che nel suo palmares compaiono pure due Champions con la prima vinta all’ultimo secondo di una partita a dir poco memorabile. La nazionale gallese non gli regalerà mai la gioia di partecipare alla fase finale di un torneo ma Ryan non può di certo lamentarsi del suo trascorso.



Paul Scholes

(Manchester United)


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Con Paul rimaniamo in Inghilterra e parliamo ancora una volta dello United! Scholes non si è fatto fermare nemmeno dall’asma che l’ha tormentato sin da piccolo ma ha continuato giorno dopo giorno ad allenarsi con la serietà ed intensità tipica solo dei grandi giocatori. A centrocampo era un tuttofare viste le sua capacità di ruba palloni, d’impostazione e infine anche realizzative. I suoi inserimenti da dietro erano pane quotidiano e l’esser andato ben oltre la soglia dei 100 goal in carriera è la perfetta dimostrazione.



Michael Zorc

(Borussia Dortmund)


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La carriera di Zorc assomiglia più ad una favola con il classico lieto fine piuttosto che un nudo e crudo percorso calcistico. Il centrocampista nato proprio a Dortmund vivrà sia gli anni difficili del club che quelli gloriosi, come mai capitato prima. Michael è il capitano in quel 1997 che porterà i gialloneri a vincere la Champions contro la Juve e sarà suo il goal che aprirà le danze nella finale dell’Intercontinentale. Della società è il recordman di presenze, terzo come marcatore di sempre (malgrado non sia stato un centravanti) e da anni ricopre il ruolo di direttore sportivo…una vita per il Borussia!



Marco Bode

(Werder Brema)


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Il giocatore tedesco trascorrerà la sua carriera con il Werder Brema diventandone il secondo miglior realizzatore di sempre e partecipando da protagonista ai migliori successi della squadra. Era presente nella vittoriosa finale a Lisbona di Coppa delle Coppe del 1992 e c’era nella storica cavalcata in Bundesliga che ha portato il terzo titolo nazionale ai biancoverdi. Con la nazionale tedesca vince l’Europeo del 1996 ma fallirà per un soffio la conquista del Mondiale nippo-coreano, dopo la pesante sconfitta inflitta da Ronaldo e compagni.



Wolfgang Overath

(Colonia)


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Anche per il talento tedesco una carriera con una sola maglia, quella del Colonia, con la quale è riuscito a laurearsi campione di Germania negli anni sessanta. Le sue doti tecniche però si sono fatte conoscere grazie alla nazionale, disputando tre Mondiali e riuscendo a salire sempre sul podio. Gioca da titolare sia la finale del 1966 che quella del 1974 ma sarà quest’ultima a farlo diventare uno dei campioni del Mondo. Visione di gioco e classe per un calciatore che sapeva fare anche il lavoro sporco.



Francesco Totti

(Roma)


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Roma, sempre Roma e ancora…Roma! Francesco e la squadra della Capitale sono la stessa identica cosa, impossibile poter parlare dell’uno tralasciando l’altra. Il legame in campo è durato per venticinque stagioni ma l’affetto resterà in eterno perché Totti ha la maglia giallorossa tatuata sulla pelle. Inutile riscrivere che avrebbe potuto vincere molto di più in altri club…altri club non sono la sua Roma e certe scelte non vanno solo osservate ma amate da chi vive di calcio.

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