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La raffinatezza del silenzio: Gaetano Scirea

  • Immagine del redattore: Luca Fazi
    Luca Fazi
  • 25 mag 2019
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 3 set 2019


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- di Luca Fazi - Il valore di un calciatore non andrebbe mai giudicato esclusivamente dai trofei vinti e messi in bacheca, perché tale discriminante, soprattutto in un gioco di squadra come quello della “sfera di cuoio”, potrebbe facilmente minimizzare o enfatizzare le reali qualità dello sportivo preso in esame. Se le coppe conquistate possono dirci ben poco figuratevi se queste saranno mai capaci di consegnarci un’analisi corretta dell’uomo in questione, quindi dal lato morale e comportamentale. Un esempio? Gaetano Scirea! Sette scudetti, 2 Coppe Italia, 1 Coppa Uefa, 1 Champions League, 1 Supercoppa Europea, 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa Intercontinentale ed un Mondiale con l’Italia. I titoli sono tanti (praticamente tutti) ma fortemente riduttivi per descrivere la maestosa personalità e classe dello storico libero juventino. Nato a Cernusco sul Naviglio nel 1953, le sue giornate si dividono tra studio ed oratorio, quest’ultimo ideale luogo formativo per imparare le regole della convivenza e allo stesso tempo muovere i primi passi da calciatore… magari timidi ma che già denotavano una certa stoffa. L’Atalanta, tra necessità e virtù, è stata da sempre la casa per aspiranti talenti in cerca di spazio e credibilità; la Dea lo mette quindi sotto contratto e nel 1972, a soli 19 anni, debutta nella massima serie.


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Scirea con la maglia dell'Atalanta

I nerazzurri si ritrovano a vivere l’inferno della retrocessione, arrivata tramite la differenza reti (oltre i bergamaschi altre tre club avevano gli stessi punti), ma nel frattempo Gaetano accumula presenze ed esperienza. Scende di categoria e trova la sua prima rete da professionista ma il vero cambiamento riguarderà il posizionamento in campo; l’Atalanta è guidata dal paraguaiano ed ex di Juve ed Inter su tutte, Heriberto Herrera (severo quanto rivoluzionario mister), che già dal secondo turno di campionato opta per il passaggio di Scirea da mediano a libero: la mossa fu vincente. Il calciatore sapeva dire la sua e distinguersi in molte zone del campo ma con il nuovo compito assegnatogli farà le fortune sue e di quegli allenatori che l’avranno in rosa. Conclusa la stagione ’73-’74 è tempo di calciomercato e alla porta del club lombardo sono in molti a bussare e a richiedere informazioni su quel ventunenne. I rapporti tra Atalanta e Juventus sono ottimi e la vecchia signora non impiega troppo tempo a strappare l’accordo con la società di Bortolotti: 700 milioni di lire, due cartellini, una comproprietà e una stretta di mano (oltre alle classiche firme nero su bianco) per sancire il tutto. Il numero sei bianconero diventa immediatamente titolare e punto fermo della retroguardia piemontese. Doti da leader? Sì ma non come siamo abituati ultimamente: non esiste l’atteggiamento dell’urlatore seriale ma la classe di chi sa esprimersi e trovare l’intesa con i gesti e in particolar modo con i fatti. Un capitano “pacifista” pur non avendo ancora la fascia al braccio (appartiene al mitico Pietro Anastasi, ovvero uno dei marcatori azzurri della finale europea del ’68 nella serata romana), perché certi riconoscimenti ti arrivano anche in mancanza dei gradi ufficiali; giungono dai tuoi compagni, dai tifosi e dai dirigenti… per chiunque è palese quanto quel libero lì non sia solo tecnica ma molto di più. Se giochi nella Juventus hai l’imperativo categorico di trionfare almeno nei confini nazioni e così la rosa del ’74-’75 non mancò l’appuntamento con il tricolore. Ne arriveranno altri fino a raggiungere il 1982, anno di grazia per tutti gli juventini prima e per ogni italiano poi: la Juve conquista la seconda stella e l’Italia trionfa nei mondiali del 1982… quasi tutto il reparto difensivo proviene dai bianconeri.


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Gaetano bacia la Coppa del Mondo conquistata ai mondiali in Spagna del 1982

Gaetano, come altri ventuno ragazzi, è campione del mondo eppure la notte del successo non la passò a festeggiare in qualche discoteca chiassosa ma semplicemente giocando a carte con il compagna di nazionale e di stanza, che non a caso era caratterialmente il più simile a lui: Dino Zoff. Entrambi leader, entrambi fuoriclasse ma ben distanti da quelle mode che negli anni ottanta stavano prepotentemente cambiando usi e costumi. Il portiere di poche parole per la timidezza, il difensore invece più per quella serenità d’animo di chi pesa al milligrammo ogni frase, dandogli la giusta importanza ma senza sprecare fiato inutile. Diceva: “Perché dovrei arrabbiarmi? Non serve a niente!”. Alcuni potevano stranirsi nel vedere quel calciatore che non perdeva mai le staffe nemmeno nelle situazioni più complicate ma alla lunga capirono alla perfezione: quella era una delle molte qualità possedute da Gaetano. Dove sta la grandezza dell’uomo oltre il discorso sportivo? Beh, non è una novità che le grosse litigate, le offese lanciate come sassi appuntiti o i toni violenti finiscano inevitabilmente per esser ricordati, quantomeno per la loro teatralità… ecco, Scirea è riuscito a scavalcare il grigio dimenticatoio popolare con la raffinatezza del silenzio.


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Gaetano e Dino: un'amicizia forte che va oltre la sfera sportiva

E’ anche per questo se ricevette in vita elogi ed applausi pure dai tifosi di altri colori… e in un mondo a tratti volgarmente fazioso solo i più grandi possono permetterselo. Signore e Scirea, due termini che hanno la stessa lettera come iniziale: va bene, trattasi di un caso ma con davanti tale eleganza forse non resta più niente di singolare e così anche l’idioma deve piegarsi al percorso naturale. Con la Juve non si accontentò di dettar legge sui confini nazionali e alla Coppa Uefa del ’77 fecero seguito tutti gli altri trofei europei ed intercontinentali: dalla Coppa delle Coppe alla prima Champions conquistata con merito ma ampiamente rovinata dalla triste vicenda dell’Heysel. Scirea campione di calcio come nella vita, dove la moglie Mariella e il figlio Riccardo rappresentavano i successi più prestigiosi raggiunti dall’uomo. La fascia da capitano di Furino (a fine carriera nel 1984) finì sul braccio di Gaetano ma, come scritto in precedenza, quella stoffa era solamente un piacevolissimo riconoscimento di un qualcosa che il calciatore stesso già rappresentava da tempo.


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La Juventus è sul tetto più alto d'Europa

A 35 anni disse basta con il calcio, a 36 con la vita ma certamente non per volontà sua. Ancora tanti progetti da coltivare e l’aver affiancato proprio il suo amico Zoff sulla panchina bianconera odorava di preparazione ad hoc. Un futuro come allenatore, magari della stessa Juventus, o forse osservatore alla ricerca di campioni: purtroppo quel maledetto 3 settembre 1989 cancellò ogni cosa. Nella Fiat 125 non bruciò solamente il suo corpo ma anche i sogni di uomo leale che aveva ancora molto da dare. Probabilmente era troppo poco uomo-copertina, troppo signore per fermarsi in un ambiente che stava sfociando nel dare troppa importanza all’apparenza più becera. L’intervento di Ciotti alla Domenica Sportiva mette ancora i brividi nel riascoltarlo a distanza di anni; anche la voce ruvida dell’indimenticabile radio e telecronista non è esente dall’amara emozione.



Non c’è da stupirsi se tantissimi tornei giovanili o premi fair play sono intitolati al libero bianconero e della Nazionale. Mai un’espulsione in carriera, mai atteggiamenti violenti e rissosi… anche questo era Scirea. Il gruppo musicale degli Stadio decise di dedicargli una canzone accostandolo ad un’altra solenne figura, ovvero Facchetti, nella loro “Gaetano e Giacinto”. Qui c’è un nome ad iniziare con la stessa lettera e se dovessimo parlare di stile ed eleganza, allora sì che le similitudini fra i due sarebbero molte di più. Non ci sono parole per definire chi ancora oggi si permette di scrivere frasi infamanti su Scirea (in realtà ci sarebbero ma visto a chi è dedicato questo articolo vorrei onorarlo mantenendo i toni garbati), mosso non tanto dagli schieramenti calcistici quanto da una chiara lesione celebrale. Quindi meglio utilizzare il tempo e gli spazi per sottolineare ancora una volta la grandiosità di Gaetano con la speranza che nella vita ci siano sempre più Scirea… ne abbiamo bisogno come non mai.



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