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Il Maradona abruzzese: Mimmo Morfeo! di Luca Fazi

  • Immagine del redattore: Luca Fazi
    Luca Fazi
  • 26 ago 2018
  • Tempo di lettura: 4 min

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Il Maradona abruzzese

Avete presente quando quel professore ripeteva all’infinito ai vostri genitori “ …suo figlio è bravo, si vede che è intelligente ed ha le possibilità ma…non si applica!” ? Ecco, questa potrebbe essere una frase da ripetere come un mantra per accompagnare la carriera calcistica di Mimmo Morfeo. Abruzzese di nascita, si mette in mostra sin da piccolo quando ha fra i piedi un pallone e per questo viene preso dalla scuola calcio dell’Atalanta che da sempre sforna talenti come pane quotidiano per poi lasciarli alle “big” dietro pagamenti importanti. A dirigere questa struttura c’è stata per tantissimi anni la mente illuminata di Fermo Favini che sapientemente e con occhio clinico ha sempre mostrato il suo talento nello scovare giovani futuri campioni e Mimmo è uno dei suoi prodotti. Domenico fa il suo esordio con la Dea nel ’93-’94 ed a otto partite dalla fine del campionato diventa un punto fisso, facendo trovare all’intera squadra geometrie e finalizzazioni. In Atalanta-Lecce terminata 3 a 4 risulterà comunque decisivo presentandosi con una doppietta come biglietto da visita e tutto questo entrando dalla panchina. L’anno seguente in B decide di restare e acquistare una titolarità che inizialmente non ha; poi vedrà il campo con continuità e le cose cambieranno radicalmente. Dalla 17esima posizione iniziale, l’Atalanta ritrova con Morfeo vigore e gioco concludendo al quarto posto che vuol dire ritorno in A. Il ’95-’96 lo vedo protagonista non solo per minutaggio ma anche per reti, infatti saranno ben 11 i goal per il trequartista abruzzese che diventerà bomber della squadra e assist man per il nuovo centravanti Bobo Vieri. La nuova annata per Morfeo, diventato “Maradonino”, si apre con un diverso compagno da servire, quel Pippo Inzaghi da Piacenza diventato poi capocannoniere della serie grazie anche agli spunti del talentino.


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Mimmo in Viola prima di passare nel Milan di Zac

Mimmo ha 21 anni e si rende conto che serve un salto di qualità a livello di squadra ed ecco il contratto con una delle sette sorelle, quella viola. Con Malesani parte abbastanza bene e dopo aver vinto il campionato europeo under 21 da protagonista sente che la chiamata della Nazionale maggiore non è lontana. Nello spogliatoio ora ha obbiettivi più alti da centrare e compagni del calibro di Batistuta e Rui Costa, mica briciole. Sembra un copione perfetto e naturale, dove la classe vince ed il lieto fine è alle porte; invece no, arriva ‘O Animal a spezzare l’incantesimo. Alves de Souza Neto o se preferite Edmundo sbarcherà a stagione in corso e grazie alla sua ottima forma relegherà alla panchina il trequartista ex Atalanta. Con l’acquisto di Trapattoni non cambiano le cose e Mimmo proverà a trovar fortuna al Milan! Nel club rossonero la concorrenza è spietata e fatica ad inserirsi ma metterà lo zampino in due vittorie al cardiopalma per i milanisti, conquistando soprattutto per la prima ed ultima volta il tricolore. Come con gli amori che non finiscono mai torna alla Dea, dopo esperienze più o meno incolore fra Cagliari e Verona, sedotto da quello spirito di rivalsa e dalla voglia di mostrare tutto il suo valore. Morfeo inizia divinamente con due goal ed un assist nella stessa partita e porterà al settimo posto i nerazzurri che torneranno a grandi livelli come non accadeva ormai da troppi anni. Il ritorno a Firenze è da incubo; i giocatori di livello sono partiti causa la ormai prossima crisi finanziaria e Morfeo rimane uno dei pochi talentuosi incaricati di salvare la barca. I risultati non vengono ed i tifosi lo attaccano di simulare gli infortuni per non avere responsabilità; il clima diventa troppo insostenibile e rescinde prima della fine e della scontata retrocessione. Da svincolato trova sistemazione nella Milano nerazzurra ma anche qui le gerarchie diventano delle montagne imponenti da scalare e fra un rigore voluto tirare a tutti i costi (sbagliandolo) e qualche parola di troppo nello spogliatoio, Mimmo va in prestito a Parma in cerca di nuova luce.


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Morfeo e la sua 10

Quel sinistro da fuori aria, piatto forte della casa, ha voglia di tornare a farsi vedere e la nuova dimora emiliana può essere il giusto “ristorante” per riaprire le degustazioni. I gialloblu non sono più l’insieme di fenomeni di qualche anno prima ma nelle varie stagioni Morfeo incrocerà le carriere di Adriano, Nakata e Gilardino su tutti. Più incisivo nel secondo campionato rispetto all’esordio ma è ormai chiaro che la speranza di vederlo sbocciare non esiste più ed non resterà che osservare il suo declino con un velo di tristezza durante le annate seguenti. Non mancheranno punte dall’alto rendimento come quel Palermo-Parma 3 a 4 dove serve due assist in pochissimi minuti però i treni per lui sono passati (fin troppi) ma puntualmente non esibiva il biglietto giusto, trovandosi in scompartimenti non suoi e “abusivo”. Poeticamente terminerà in seconda categoria nella squadra della sua città natale, San Benedetto dei Marsi, con un bagaglio di rimpianti enorme e colmo, dove al posto di lacrime e tristezza potevano esserci trofei e gloria….e pensare che con quel rigore decisivo agli europei del ’96 sembrava fosse già tutto spianato. Un lato positivo rimane ed è la stima per Morfeo da parte dei tifosi dell’Atalanta che non l’hanno mai dimenticato e ancora oggi, tramite un sondaggio web, l’hanno scelto il miglior colpo del vivaio made in Favini. Che peccato Mimmo!

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