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Hakan Sukur: da idolo nazionale all'accusa di terrorismo! di Luca Fazi

  • Immagine del redattore: Luca Fazi
    Luca Fazi
  • 29 lug 2018
  • Tempo di lettura: 7 min

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Il Toro del Bosforo in festa dopo la Coppa Uefa vinta nel 2000

In quella terra da sempre strategica per fini commerciali, dove storia e tradizione si fanno vanto per aver dato alla luce numerose civiltà, nasceva il 29 luglio del 1971 Hakan Sukur…il sole dell’Anatolia. Nonostante l’altezza elevata (191 centimetri) il ragazzo di Adapazari dimostrava di saperci fare con il pallone tra i piedi e di avere pure un discreto fiuto per il goal. Dopo il naturale percorso nelle giovanili ecco che Hakan riesce a debuttare in Super Lig a soli 16 anni e con i neroverdi del Sakaryaspor, il club della sua città. Dopo tre stagioni ed una coppa di lega vinta passa al Bursaspor (ancora ben lontano dai recenti fasti) per due stagioni prima della prestigiosa e tanto desiderata chiamata del Galatasaray. Con i Cimbom si toglie definitivamente l’etichetta da giovane scommessa per attaccarsi quella di assoluta certezza. Numero nove sulle spalle e colpo di testa da esibire come il suo miglior biglietto da visita…ma non l’unico! Sukur si disimpegna bene anche con i movimenti del corpo e grazie principalmente al suo piede destro riesce ad essere velenoso e letale senza dover ricorrere per forza di cose all’incornata. Con lui la squadra predilige il gioco aereo ma l’attaccante sa come far salire i compagni, giocando di sponda o magari tentare l’incursione. Con il Gala disputa tre stagioni dove vince e rivince ogni trofeo messo in palio nell’ambito nazionale ed il suo nome nel tabellino dei marcatori diventa ormai presenza fissa: ormai Hakan è diventato il “Kral”, ossia il Re! Siamo nel 1995 ed il nostro campionato è il centro universale del mondo calcistico, dove quasi tutti i campioni prima o poi avrebbero fatto tappa e con le migliori giovani promesse speranzose di fare almeno un assaggio della Serie A. Ci sono diversi club a volerlo ma è il presidente granata Calleri a strapazzare la concorrenza mettendo sul piatto ben 5 miliardi di lire con la speranza di aver preso un prossimo titolare e non solo una scommessa.

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Il giovane Hakan con la maglia da riposo del Toro

Il Toro ha già davanti Abedì Pellé e Rizzi-gol eppure il turco sbarca nello stivale con buonissime credenziali e la convinzione che possa spodestare dal trono sportivo i ben più affermati colleghi. L’impatto con il campionato risulta esser più complicato del previsto e non solo dal lato tecnico-tattico, piuttosto per una devastante nostalgia di casa degna del più tipico dei brasiliani. Hakan dichiara settimanalmente ai giornalisti il suo malessere e di darsi ancora un paio di mesi per decidere del suo futuro. Ad inizio stagione trova pure la via del goal in un Torino-Bari grazie ad un’incornata delle sue su assist al bacio di Bernardini ma il “toro del Bosforo” alla fine collezionerà appena cinque presenze che lo faranno sprofondare ancor più giù moralmente. A campionato in corso abbandonerà per sua scelta il club piemontese destinato a retrocedere per far ritorno in Turchia dal suo Gala. Quel 1995 che l’aveva mostrato triste nella brevissima avventura italiana lo vedrà però protagonista per un fatto extracampo molto decisivo per il futuro: il suo matrimonio. Pochi mesi prima aveva conosciuto Esra, una giovane ragazza che da lì a poco si sarebbe trovata al centro di interessi ben distanti dal discorso affettivo.

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Hakan Sukur in vacanza con la neo sposa Esra

Le nozze sono di facciata non solo per quel calciatore diventato ormai una star per il proprio paese ma soprattutto per i due testimoni dello sposo, il predicatore Fethullah Gulen e l’allora sindaco di Istanbul ed attuale presidente turco Recep Erdogan. Quest’ultimo in modo particolare conosce benissimo l’importanza dello sport per muovere le masse e farsi fotografare con l’idolo calcistico del momento sarebbe stata dell’ottima propaganda per la scalata politica. Il matrimonio termina con il divorzio dopo nemmeno un anno e la vita della povera Esra avrà breve durata visto che sarà una delle 17000 vittime del terremoto di Izmit. Nel frattempo Hakan era tornato con i giallorossi di Istanbul registrando prestazioni d’altissimo livello che solo il ranking basso della Super Liga poteva minimizzare: in campionato tre volte capocannoniere di fila con 38,32 e 19 reti e ormai il suo nome è sul taccuino di diversi mister europei. Resta con il Gala ancora un altro anno e sarà quello storico della consacrazione, dove vedrà per la prima volta un club turco trionfare in Europa, nella finale di coppa uefa contro l’Arsenal. Gli uomini di Wenger, ca va sans dire, sono i favoriti ma nella serata di Copenaghen si devono arrendere all’orgoglio giallorosso che, malgrado l’espulsione di Hagi (intento a strattonare a ripetizione il difensore Adams) resistono in campo per poi trionfare dagli undici metri nel tempio del Parken Stadium. Gli errori di Suker e Vieira saranno gli ultimi pezzi della collezione dopo aver eliminato Bologna, Dortmund, Maiorca ed il nostalgico Leeds. Al Darko Kovacevic bianconero andrà la classifica del miglior bomber (facilitato da avversari al limite del ridicolo) ma Hakan con le sue sei marcature risulterà decisivo come non mai. Nel 2000 la Turchia strappa il pass per le fasi finali dell’Europeo e Sukur non può che essere uno dei protagonisti più attesi malgrado la scarsa fiducia degli addetti ai lavori sulla nazionale delle stelle crescenti. Il girone prevede l’esordio con gli azzurri, gli svedesi e i padroni di casa del Belgio…non propriamente partite abbordabili. Il Re non sembra brillare ma nell’ultimo e decisivo incontro con i diavoli rossi sale in paradiso e con una doppietta punisce il veterano De Wilde, portando la Turchia ai quarti come mai successo prima. Con il Portogallo escono a testa altissima e nella mente di Hakan si proietta già quel Mondiale nippo-coreano che da lì a due anni sarebbe stato l’obbiettivo principale. Ormai il centravanti è cercato ed accerchiato dai grandi club ed il Bayern Monaco su tutti, forte delle vaste comunità turche presenti in Germania, appare il favorito per acquistarlo. Sembra fatta ma Hakan Sukur ha un conto aperto con l’Italia e dopo la prima esperienza aveva dichiarato che sarebbe tornato prima o poi nella penisola per mezzo di una grande società. Con Moratti c’erano già stati contatti prima dell’Europeo ed i sei miliardi e mezzo di lire hanno fatto il resto affinché vestisse neroazzurro. Nel team di Lippi ci sono giocatori del calibro di Vieri, Ronaldo e Recoba e l’inizio travagliato non faciliterà di certo le cose, soprattutto dopo l’umiliante eliminazione con l’Helsingborgs e la sconfitta all’esordio con la Reggina.

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Il Re con l'insolito numero 54 ai tempi dell'Inter

Il tecnico viareggino suggerisce di attaccare tutti al muro prendendoli a calci nel posteriore e nel frattempo si dimette; del numero nove (diventato nel frattempo 54 in onore del numero di targhe della sua città natale) rimangono goal pesanti con la Roma e nel derby milanese ma senza mai impressionare. Passa al Parma dove vince una Coppa Italia in finale con la Juve (giocherà solo l’andata per 58 minuti) dopo il turno precedente con il Brescia senza Mero…ma Sukur non lascerà quasi mai il segno. Nel mezzo però c’è quel Mondiale che lo vede in campo ma assente per gran parte della competizione; la Turchia arriva in semifinale con il Brasile senza mai vedere quel nome fra i marcatori ma saprà riscattarsi nella finale per il terzo posto, quando segna un goal decisivo non solo per il gradino più basso del podio ma storico in quanto risulterà essere il più veloce della storia della competizione: 10 secondi ed 89 centesimi per un record strappato dopo 40 anni al ceco Macek e che ancora permane.

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Il Fenomeno ed Hakan in una storica semifinale mondiale per la Turchia

Prova l’avventura in Premier con i Rovers ma i risultati fuori l’Anatolia saranno ancora una volta insoddisfacenti e per questo non gli rimarrà che tornare come un figlio prodigo d’elite nel suo Gala, per la terza ed ultima volta. Lì conquista altri scudetti fino ad arrivare ad otto Super Lig vinte in carriera ma più di ogni altra cosa riesce ad entrare nella storia eterna come miglior bomber di sempre del campionato turco. Nel 2008 si ritira e per lui tornerà “utile” quel particolare testimone di nozze che negli anni ha fatto strada e che punta a governare la repubblica turca, Erdogan appunto. Nel 2011 l’ex centravanti tenta allora l’avventura politica e non è complicata l’elezione in parlamento che lo vede schierato con il partito AKP. Hakan è l’idolo nazionale ed i rapporti con il futuro premier sembrano ottimi fino al 2013, quando tutto si modifica improvvisamente. L’intesa fra l’uomo di copertina e l’uomo politico sembra venir meno e la goccia decisiva sarà l’ordine governativo di chiudere le scuole di formazione all’università che rappresentavano il ricavo economico di Gulen. Quest’ultimo era ormai considerato nemico di Erdogan e per questo costretto ad esiliare negli Usa ma senza perdere il legame con Hakan Sukur, da sempre suo estimatore. L’ex giocatore si rifiuta di seguire il governo in questa scelta e si mette all’opposizione, diventando per le fonti d’informazione pilotate un nemico del comando. Quel “sole dell’Anatolia” è ancora vivo nei cuori dei tifosi del Gala ma invocare la sua figura ora resta insidioso e pericoloso. Ciò che rimane è storia moderna di persone licenziate dal proprio lavoro o in carcere solo perché sospettate di essere opposte al governo e nessuno ha il coraggio di fare il nome di quel fuoriclasse turco che da star è diventato “magicamente” una personalità da evitare. Il golpe fallito nel 2016 viene legato dagli uomini di Erdogan ai gulenisti e quindi anche ad Hakan Sukur che senza pensarci due volte si rifugia con la famiglia negli Usa e precisamente a Palo Alto in California. Di lui si cominciano a perdere le tracce ma potete incontrarlo in quella panetteria statunitense mentre vi servirà del caffè o magari portandovi dei pasti caldi nell’angolo ristoro. La voglia di parlare è poca ma la rabbia per dover vivere lontani da casa è ancora molta. Non c’è più quel Ali Sami Yen che incuteva paura agli avversari e non esiste più quel Gala guidato da Terim che con il “Maradona dei Carpazi” e compagnia dispensava una sorta di calcio totale: non ci sono più nemmeno le strutture sportive un tempo intitolate ad Hakan Sukur. Più di 300 goal con i giallorossi non sono bastati per la giusta riconoscenza; il padre arrestato ingiustamente e morto di cancro in carcere non può che essere la pessima ciliegina sulla torta. Come lui stesso disse “avrei vissuto una gran bella vita e avrei fatto il ministro se avessi giocato secondo le loro regole…invece adesso vendo caffè ma almeno non ho perso tutto il rispetto che ho di me stesso”. Caro Hakan capisco perfettamente quel tuo “io sono albanese e non turco” e ti auguro un giorno di ricevere il giusto tributo che meriti insieme a quella giustizia che in questo momento appare utopia…già, come la coppa Uefa per il Gala. Non mollare Re Hakan!

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