El segna semper lü
- Luca Fazi
- 13 ott 2019
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 15 ott 2019

- di Luca Fazi - In Friuli la gente nasce già con una fierezza congenita di chi, tra mille difficoltà e calamità, riesce alla fine sempre a spuntarla. Per abbattere certe personalità non sono bastati secoli di dominazioni, né tantomeno terremoti, come quelli del ’76, che avrebbero scosso, perdonatemi il banale gioco di parole, chiunque. Tolmezzo fa parte di quel Friuli… Tolmezzo non è esente dalle virtù appena citate e otto anni prima dei terrificanti movimenti tellurici diede alla luce un suo figlio, degno erede di quella dinastia eroica cresciuta tra il Tagliamento e il torrente But: nel 1968 nasce Maurizio Ganz.

L’aria friulana alimenta da sempre ottimi risultati nel settore calcistico, specialmente regalandoci uomini di panchina dal valore inestimabile, ma il giovane attaccante ha già ben chiaro il concetto che per raggiungere gli alti livelli occorre migrare verso lidi più prestigiosi… quantomeno a livello di club. Il primo amore di Maurizio è di quelli forti, ovvero la Samp, dove le effusioni nascono con le giovanili per poi sbocciare in prima squadra. Il patron Mantovani ha tutte le intenzioni di far grande la compagine blucerchiata e in rosa esige solo giovani talenti, sì da coltivare ma dall’avvenire sicuro. C’è un problema però e non riguarda il club, semmai proprio Maurizio: davanti ci sono già i “gemelli del gol” (oltre ad un acerbo e non ancora letale Enrico Chiesa) e trovare spazio diventa complicato. Ecco allora, come il più classico dei primi innamoramenti, che finisce il rapporto con ferite ben visibili al cuore, eppure insignificanti se possiedi il carattere di quei figli nati per sopportare inverni freddi quanto rigidi.
Ganz passa quindi in B al Monza targato Frosio, dove in squadra trova giocatori del calibro di “Spadino” Robbiati, Giovannino Stroppa e come compagno di reparto nientemeno che Pierluigi Casiraghi.

Tanta gavetta, presenze, primi gol in cadetteria e trasferimento, sempre in B, a Parma nel 1989. In Emilia Ganz gioca ma la vena realizzativa appare meno fluida rispetto all’esperienza monzese: pazienza, l’attaccante è comunque protagonista della promozione in A dei ducali.
Altra annata, altra corsa e ad attenderlo nel ’90 ci sono le rondinelle dove è un punto fermo del club, guidato da mister Bolchi, per quasi l’intero campionato. Ganz parte benissimo nel girone di andata per poi subire un calo (condizionato da diversi fattori) in quello di ritorno. L’attaccante resta a Brescia e nel ’91-’92 toglie finalmente tutti i dubbi agli esperti del mestiere e critici vari: primo posto in classifica, 19 gol e titolo di capocannoniere del torneo.

Ormai nessun può far finta di nulla ed è inevitabile che la Serie A bussi alla sua porta, infatti l’Atalanta si fa avanti e si assicura le prestazioni del friulano. Si fermerà nel mondo orobico per tre stagioni e puntualmente è il miglior marcatore dei suoi. Alla prima di campionato punisce subito l’avversario di turno, il Parma, con una rete decisiva per i tre punti… niente male come biglietto da visita. Il 7 febbraio del ’93, di sinistro, condanna la Juve alla sconfitta e resta in nerazzurro pure dopo la retrocessione del ’94: in B altri quattordici sigilli vitali per il raggiungimento del quarto posto, ultimo pass per riacciuffare la massima categoria.
Alla soglia dei ventisette anni Ganz non ha voglia di sentirsi una rockstar avviata al tramonto, anzi spera ed ottiene la chiamata di una big capace di metterlo in luce come non mai: c’è la firma con l’Inter! Siamo nel ’95 ed è la prima vera annata targata Moratti.

C’è voglia di far bene e non mancano altresì le condizioni per farlo, specialmente tecnicamente, ma qualcosa si inceppa e alla fine i nerazzurri, tra sfortune e recriminazioni, ottengono meno di quanto avrebbero potuto e forse meritato. Ganz però si differenzia dalla gran parte del gruppo e il suo lo garantisce senza ritardi eccessivi. Nei primi due campionati termina sempre in doppia cifra ma il secondo anno, dal versante europeo, arrivano le maggiori soddisfazioni.
Nella Coppa Uefa ’96-‘97 l’Inter fa sul serio e Maurizio va forte, così nel corso della manifestazione riesce a gonfiare la rete addirittura otto volte (con doppietta all’Anderlecht nei quarti e al Monaco in semifinale) e conquista il titolo di miglior marcatore.
Ormai diventa per tutti “El segna semper lü”. Unica nota negativa (non di poco conto) fu la doppia finale con lo Schalke, giocata sia nel primo che secondo atto, e alla fine persa clamorosamente ai rigori. Il ’97-’98 appare incerto per Ganz che deve trovarsi davanti l’arrivo del Fenomeno Ronaldo: valigie pronte e trasferimento in corso verso i cugini rossoneri.
Maurizio non fa in tempo neppure a sistemare le sue cose che prontamente punisce il Napoli (cronologicamente a metà tra quello di Maradona e l’odierno ma tecnicamente lontano anni luce da entrambi) in campionato, per poi siglare il “banalissimo” gol dell’ex nel derby di Coppa Italia, terminato con il reboante 5-0 a favore del Milan. L’esultanza di Ganz è liberatoria e non sarà priva di contestazioni da parte dei suoi ex tifosi… ma per una sera Ronaldo rimase umano e i panni dell’extraterrestre vennero indossati dall’attaccante made in Italy.
Maurizio però resterà nei cuori della Sud soprattutto per la stagione successiva, quella del ’98-’99… quella imprevedibile firmata dal romagnolo Zaccheroni. Il centravanti compare raramente nella lista dei marcatori ma quando lo fa è sempre, e sottolineo sempre, decisivo: come con Parma, Venezia, Bari e Piacenza… come, specialmente, con la Samp. Il 2 maggio del ’99 il Milan si gioca parte dello scudetto, i blucerchiati rischiano grosso la retrocessione; questi ultimi meriterebbero pure i tre punti esterni ma alla fine escono a mani vuote con la prodezza di Ganz all’ultimo secondo che fa esplodere San Siro… la deviazione con la mano di Castellini è evidente ma la rete, al di là dei documenti redatti, non può che essere attribuita all’attaccante di Tolmezzo.
Aneddoto curioso di quel campionato, riguarda la sfida casalinga contro il Bari, che da calendario arrivò prima dello scontro diretto con la Lazio. Il Milan è chiamato a vincere per ridurre il distacco ma alla fine sarà 2 a 2 con Maurizio che segna su rigore la rete del pari. Proprio quel tiro dagli undici metri passò alla storia per la mancanza di un volontario a batterlo. Albertini fuori per infortunio, Boban e Leonardo appena usciti e Bierhoff, attaccato in quel match pesantemente dalla curva, titubante nel prendersi quella pesante responsabilità. Arrivò persino Billy Costacurta per sbrigare la faccenda e incaricarsi dell’ingrato compito ma sarebbe stata pura pazzia e allora davanti all’estremo portiere Indiveri si presentò Ganz. Gol e punto strappato per i padroni di casa che in quel momento venne visto come una sconfitta ma, col senno di poi, fu d’oro.

Terminata l’ubriacatura sportiva per lo scudetto di fine millennio (con capelli ossigenati al seguito), Ganz si reinventa a Venezia dove incontra, a detta dello stesso giocatore, un maestro della panchina: Luciano Spalletti. Otto reti con i lagunari che “annegano” ugualmente nella lotta per non retrocedere; Maurizio torna a Bergamo per la seconda volta ma l’esperienza non sarà prolifica come la prima. Nel 2001 passa allora alla Fiorentina ma l’annata è maledetta e i problemi del club vanno oltre il campo: a fine stagione sarà retrocessione e poi fallimento.
A quasi trentaquattro anni servono l’umiltà e il coraggio per rimettersi in gioco e Ganz è dotato sia dell’una che dell’altro; si va in B con l’Ancona e al primo tentativo riesce a trascinare i dorici alla storica promozione in A, dopo quella del ’92. Il centravanti taglia il traguardo della doppia cifra e si toglie pure lo sfizio della tripletta che prima non era stato mai in grado di ottenere: il 2 febbraio del 2003 l’Ancona batte 3 a 2 il Napoli ottenendo una vittoria pesantissima in termini di promozione… il pallone del match prende domicilio a casa Ganz. L’anno di A è massacrante sotto tutti i punti di vista, con i marchigiani già spacciati in classifica con mesi e mesi di anticipo, nonostante una rivoluzione quasi totale della rosa nel mercato di gennaio. Da Dino Baggio a Jardel, da Hubner a Di Francesco, passando per Luiso e Maini: tanti nomi “rumorosi” ma ormai incapaci di comporre melodie.
Ganz conclude la sua carriera diviso tra Modena, Lugano e Pro Vercelli prima di dedicarsi alla VIVA World Cup, difendendo i colori dei pluricampioni della Padania.

Rimpianti? Amaro in bocca per qualcosa che sarebbe dovuto andare diversamente? Non direi, perché Maurizio non era uno qualunque ma nemmeno un fuoriclasse assoluto… eppure, nonostante ciò, si è ritagliato il suo angolo adornandolo con quasi 200 gol all’attivo. Un neo tuttavia c’è, e ha i colori del tricolore, perché quella Nazionale sfiorata solo con due convocazioni (senza scendere in campo) lascia non poco rammarico. Pazienza, sarà per un’altra vita. Intanto in questa si è mostrato, numeri alla mano, molto di più che un semplice bomber di scorta. In fondo, con qualunque situazione e punteggio… segnava sempre lui!













Commenti