Carnefice in campo, vittima di uno stalker nel privato: la storia di Quagliarella! di Luca Fazi
- Luca Fazi
- 29 dic 2018
- Tempo di lettura: 7 min

“Nell’inferno in cui hai vissuto…enorme dignità. Ci riabbracceremo Fabio, figlio di questa città!”
Poche parole, adatte per il limitato spazio che hanno solitamente gli striscioni, ma un messaggio carico d’amore e soprattutto di scuse da parte di chi troppo presto ha sparato sentenze e cattiverie senza sapere. Fabio Quagliarella, classe ’83 all’anagrafe e tanta sul campo, è uno di quei calciatori che muove gli entusiasmi della gente diventando beniamino un po’ di tutti e non solo dei tifosi che lo vedono esibirsi nella loro squadra. Nato a Castellammare di Stabia sin da piccolissimo viene spronato da babbo Vittorio ad amare il calcio e a sapersi divertire con quella sfera fra i piedi. Il padre lo porta spesso al San Paolo quando il loro Napoli gioca le partite in casa e grazie a quel meraviglioso stadio in festa decide di fare un promessa a sé stesso: “da grande giocherò qui”! Il progetto sembra fortemente ambizioso vista l’età ma i sogni ci aiutano a vivere meglio e fantasticare da bambini non è solo normale ma alquanto doveroso. In attesa di crescere il buon Fabio divora svariati vhs contenenti le immagini più belle dedicate a Maradona, idolo suo e di un’intera città. Dato l’anno di nascita non ha ricordi di quegli Azzurri strepitosi, assaggiati solo ai “titoli di coda”, piuttosto vive il club all’origine del declino che culminerà a fine millennio (e oltre) ma poco importa…Fabio è il primo dei tifosi e per questi ultimi non esistono categorie ma solo l’amore per la maglia. Il calcio però non guarda troppo ai sentimentalisti e la prima grande occasione della sua carriera arriva da diversi chilometri più a nord, Torino sponda granata per l’esattezza, che lo desidera nel suo settore giovanile.

E’ il 1993 quando sbarca nel capoluogo piemontese e passeranno sette anni, 14 maggio 2000, per vederlo esordire nella massima serie. Quel giorno al Delle Alpi va di scena un Torino-Piacenza dai contorni amari, tipici di chi conosce già la propria triste sorte: entrambe le compagini sono già matematicamente retrocesse. La sfida, preludio di quel che avverrà in cadetteria poi, è decisa dalla doppietta di Ferrante alla quale risponde il goal della bandiera emiliana siglato da un giovanissimo che farà parlare di sé : Alberto Gilardino. Per Fabio c’è spazio nella ripresa sostituendo Scarlato ma quel passo importante sarà solamente l’inizio di una seria gavetta che gli permetterà d’arrivare in alto solo dopo tanto lavoro e sacrificio. Trascorsi due anni di anonimato con il Toro passa nel 2002 ad una nobile decaduta in C2, la Fiorentina, che per quella stagione post-fallimento si chiama Florentia Viola. Quagliarella si mette in mostra per mezzo del minutaggio concessogli dall’allenatore gigliato e trova pure la sua prima rete da professionista, il 22 settembre a Gualdo Tadino, segnando in mischia contro i padroni di casa umbri.

L’anno dopo farà il salto di categoria finendo in Abruzzo con il Chieti dove finalmente esternerà tutta la sua vena realizzativa terminando il campionato con la bellezza di 17 centri. Torna alla base granata per riportare il toro in A ma, dopo una stagione poco prolifica in base alle aspettative ma comunque sufficiente per la promozione sul campo, sarà la giustizia sportiva a fermare il Torino causa i grossi problemi di bilancio; Fabio ritrova comunque la massima seria con il passaggio all’Ascoli nel 2005. L’anno seguente sarà quella della svolta grazie ai primi capolavori realizzati sottoporta (si fa per dire, ben più distanti) con la maglia blucerchiata: la Samp compra la metà del cartellino dall’Udinese (divenuta titolare del giocatore dall’anno prima). Sotto l’ombra del “baciccia” Fabio si ritaglia il suo posto facendosi largo fra compagni di reparto scomodi come Bazzani e Flachi ma fermati rispettivamente da problemi fisici e squalifiche.

Saranno 13 le reti doriane firmate da Quagliarella e fra queste alcune vere e proprie perle come il goal da 40 metri inflitto al Chievo o la rovesciata ai danni della Reggina in quella partita pazza giocata in Calabria dove Gennaro Delvecchio si improvvisa portiere (non avendo più cambi sostituisce l’infortunato Berti) ed intercetta il tiro dagli undici metri del “padrone di casa” Mesto. Ormai Quagliarella è diventato per tutti “l’uomo dei goal impossibili” e sono diverse le società che hanno il suo nome nel proprio taccuino. Nel 2007 Udinese e Samp non trovano l’accordo sul giocatore e così si finisce alla buste dove la squadra friulana ha la meglio per nemmeno un milione di scarto…7,3 contro i 6,5 offerti dai blucerchiati. Con i bianconeri Fabio resta per due stagioni andando sempre in doppia cifra e realizzando a gennaio del 2009 la rete che lo porterà a vincere l’Oscar del calcio come goal più bello. La vittima di turno, ironia della sorte, è il Napoli, il club tifato da bambino e per il quale farebbe carte false pur di giocarci. Per quell’anno c’è pure la concorrenza del capolavoro firmato Mascara nel derby siciliano ma la votazione è limpida…tutti sono pazzi per quella semirovesciata di prima intenzione! I corteggiatori del Quaglia cominciano ad aumentare ma le avances del presidente napoletano De Laurentis non possono che essere quelle più desiderate agli occhi e al cuore dell’attaccante di Castellammare. Fabio firma con il Napoli e dovrebbe essere il prologo di una storia a lieto fine invece proprio dalla sua terra inizierà l’inferno.

L’attaccante ha come amico di famiglia un agente di polizia postale, Raffaele Piccolo, conosciuto da non molto in realtà, al quale viene chiesto aiuto dopo l’arrivo in forma anonima di lettere minatorie e ricattatoria nei confronti del giocatore. Nei testi ci sono riportati finti siti web che fanno passare Quagliarella come un affiliato alla camorra, un drogato ed anche un pedofilo; dietro tutto ciò, naturalmente, la minaccia di divulgare e far girare le notizie. Piccolo sembra essere la persona giusta al posto giusto: chi meglio di un agente di polizia, per giunta postale, può aiutare l’indifesa vittima? Dopo essersi raccomandato di non raccontare nulla, l’uomo apparentemente si mostra utile nella questione prendendo di petto la vicenda ed asserendo di essersi mosso tramite denuncia…ma non è così. Raffaele non è altro che l’ideatore di tutto questo teatrino e quelle lettere sono scritte dalla sua penna come il più folle degli psicopatici. Per Quagliarella inizia un vero calvario che durerà ben cinque anni e risolto solo grazie al padre Vittorio, ancora una volta fondamentale nella vita del figlio, che chiede all’agente di mostrargli l’sms minaccioso ricevuto dallo stesso (Piccolo nel frattempo affermava alla famiglia del calciatore di essere pure lui vittima delle intimidazioni) e la risposta “l’ho cancellato” muoverà i primi sospetti. Il genitore va al commissariato e con triste brutalità scopre che nessuna denuncia firmata da Fabio è partita da Raffaele…altro che amico di famiglia! Il più insospettabile era lo stalker ma per lui, con il processo di primo grado del 2017, sono arrivati 4 anni ed 8 mesi di reclusione. Tutto bene quel che finisce bene ma fino ad un certo punto perché nel frattempo quelle lettere erano state spedite pure alla società del Napoli che, per paura di avere in squadra un malavitoso (oltre che presunto pedofilo) e risentirne come immagine, decise di venderlo dopo solo un anno. Fabio aveva coronato il sogno di giocare per la sua squadra del cuore e aveva pure timbrato rete simili ad opere d’arte (vedi quella contro l’Atalanta) ma la questione si stava facendo pesante e la cessione quasi una scontata necessità. Il dramma dell’uomo prende campo quando i tifosi, prima arrabbiati con la società per aver venduto un uomo-simbolo, iniziano ad insultare e minacciare Quagliarella, reo (secondo loro) di essere un traditore (finirà alla Juve) attratto solo dal denaro…e Fabio, come chiesto dal presunto amico Piccolo, non poteva spiegare nulla. Alla Juve trascorre 4 anni ricchi di successi nazionali (3 scudetti e la prima tripletta siglata contro il Pescara) e calca i palcoscenici più prestigiosi ma nel club bianconero è solo una delle tante alternative davanti, non più il figlio prediletto della sua gente. Il grave infortunio (fuori sei mesi) avvenuto al primo anno con la vecchia Signora lo ferma in quella che poteva essere una stagione da grandi numeri ed il morale non può certamente essere dei migliori. Affermava diversi mesi prima di avere tre sogni, ossia quello di giocare per il suo Napoli, disputare un mondiale e sposare l’allora fidanzata Alice Grignani. I primi due furono realizzati pur se con finali amari (l’addio doloroso con i partenopei e la spedizione fallimentare del 2010 in Sudafrica nonostante il giocatore fu proprio l’unica nota positiva) mentre la terza aspirazione svanì per i troppi problemi dettati dalla distanza fra i due e per quelle fobie scaturite dalle maledette minacce epistolari. Fabio torna al Torino nel 2014 e ricomincia a macinare gol come solo lui sa fare, in maniera impossibile, perché “quelli normali poi nemmeno li ricordo” e la sempre più vicina risoluzione del caso-stalking riesce a donargli quella tranquillità che per anni gli era mancata.

Il Quaglia diventa sempre più cannibale in area, tanto da superare in breve tempo quota 100 realizzazioni in Seria A e rimanendo tuttora il miglior cannoniere attivo con ben 139 centri…e la cifra è destinata a salire. Ora per Fabio c’è nuovamente la Samp dove nell’anno passato, stagione 2017-2018, è riuscito ad aumentare il suo record personale di marcature (19) ma il nuovo campionato in corso sembra promettere numeri più elevati. Quelle 12 ore giornaliere impiegate da bambino con il pallone accanto non furono sprecate ed ammette sempre volentieri che solo la strada riuscì ad insegnargli quel calcio istintivo tanto caratterizzante nel suo gioco. Cosa farà da “grande”? Lui spera di preparare a questo meraviglioso sport i giovanissimi ma senza fretta perché in fondo l’uomo dai goal impossibili non ha intenzione di smettere a breve ma vuole proseguire nel dipingere capolavori con il suo tratto inconfondibile…come quella doppietta con l’Italia siglata sempre da fuori area contro la Lituania, come i due colpi di tacco che hanno gonfiato la rete in questo 2018 ferendo mortalmente Napoli e poi Chievo. Quel pianto liberatorio ai microfoni del dopopartita di Samp-Cagliari profumano di lui: il pianto di chi ha da poco scoperto che ci sarà una pena esemplare per il proprio carnefice…il pianto di chi è onesto ed ha subito solo tante cattiverie gratuite. La sua grandezza d’animo è facilmente misurabile tramite quel numero che ha portato sulla schiena quasi sempre, il 27, quello che apparteneva a Niccolò Galli, figlio dell’ex portiere Giovanni morto nemmeno maggiorenne in un incidente con il motorino e compagno di Fabio nelle giovanili granata. Sul piano sentimentale, dopo i flirt con Roberta Morise e Cecilia Capriotti (eh lo so, ci resta solo di invidiarlo bonariamente) ora ha trovato la stabilità con Debora Salvalaggio e non possiamo che augurargli tutto il bene possibile…però Fabio, ti preghiamo, non smettere ancora di giocare perché noi amanti del calcio abbiamo bisogno delle tue gesta. Per quanto concerne l’agente/stalker non ci pensare più…Piccolo di nome e di fatto.













Commenti