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Album Panini: le 10 copertine più belle di sempre

  • Immagine del redattore: Luca Fazi
    Luca Fazi
  • 15 dic 2019
  • Tempo di lettura: 5 min

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- di Luca Fazi - Tutto ebbe inizio nel 1961 quando i fratelli modenesi Panini, Benito e Giuseppe (già attivi nella distribuzione dei giornali), si ritrovarono tra le mani un vecchio lotto invenduto di figurine, delle edizioni milanesi Nannina. Forse non credendoci fino in fondo, oppure sì, fatto sta che le commercializzarono inserendone due in ogni bustina (bianca con cornice rossa) e rivendendole a 10 lire: fu un successo clamoroso!

Da lì in poi orde di giovani (… siamo onesti, anche più attempati!) sono stati accompagnati negli anni dalla magia di quel gesto ripetuto all’infinito, senza mai stancarsi; il suono dello strappo, secco e bramoso, poi l’odore inconfondibile e quelle figurine estratte con la gioia negli occhi di chi spera di avere trovato il proprio beniamino.

Un marchio storico, un album atteso annualmente come e forse più del Natale… sì perché, diciamocelo, la sacralità si può riscontrare pure in un’immagine di Rivera o nei famigerati dentoni carioca di ronaldiana memoria. Un raccoglitore che nel tempo ha mutato, a volte radicalmente, il proprio aspetto ma mantenendo la vera essenza di sempre, ossia quel piacere nell’attaccare la figurina appena scartata.

Si è passato dall’undici ufficiale e al massimo due o tre riserve (sezione “Altri Titolari”) al dar voce, o meglio immagine, pure al terzinaccio appena ingaggiato dalla società che esce dall’anonimato solo grazie alla certificazione della propria madre. E ancora: lo spazio dedicato (non scontato e in un certo senso avanguardista) al calcio femminile, esordio assoluto nel 2002-2003, così come l’attenzione verso il calcio primavera.

Le epopee però si fanno attraverso i miti, e allora come non citare l’introvabile Pizzaballa, vera icona per i collezionisti della stagione ’63-’64. Inoltre vanno menzionati i tratti caratteristici della dinastia Panini, a partire da quella mitica rovesciata di Parola (cartolina di un Fiorentina - Juventus del 1950) che divenne un must dell’azienda.

Maglia rossa, calzoncini bianchi e calzettoni nero-gialli per l’omino ricreato: già, colori imparziali in quanto non appartenenti a nessuna squadra di calcio. Quanta poesia per le caricature anni novanta firmate dal genio di Achille Superbi e quanta nostalgia per quei tempi.

“Il Film del Campionato” e gli aggiornamenti in edicola sono tra le ultime novità della ditta modenese ma forse, senza voler esser troppo critici, manca la genuina semplicità riscontrabile nelle vecchie edizioni. La litania del “celo-manca” sparsa per i corridoi delle scuole, il “topino” e gli altri giochi tradizionali fatti con le figurine per vincere quelle del proprio amico: quanta bellezza da immortalare in un rullino da trentasei.

Niente figurine scambiate online o tramite app… solo il suono del citofono con l’amico che cerca di scambiare il suo Pippo Inzaghi juventino con il mio Weah, “o sennò me ne dai tre di quelli scarsi”. L’apparenza non è tutto ma un album va giudicato anche dal primo biglietto da visita, ovvero la copertina, e quindi ho cercato di raggruppare in una classifica le dieci più belle, significative e storiche, perfettamente conscio di quanto i gusti siano soggettivi e stilare una graduatoria (soprattutto escluderne alcune) altamente complicato.

Che siate anziani, adulti, giovani o giovanissimi non ha alcuna importanza… sgomberate la testa dai pensieri e tuffatevi nel magico mondo Panini.


10° POSTO: 1987-1988


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Apre questa speciale classifica l’album ’87-’88, grazie alla copertina piena zeppa di talenti. Sì perché, se non vi fosse ancora chiaro, quelli erano gli anni della Serie A al top e le stelle brillavano pure nelle società meno prestigiose. Un bel Vialli in copertina con la maglia azzurra e poi una costellazione (è proprio il caso di dirlo) di fuoriclasse: da Van Basten a Maradona, passando per Gullit e Careca… e c’è spazio pure per la meteora granata Toni Polster!


9° POSTO: 1965-1966


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Impossibile non inserire questa copertina tra le migliori dieci. Perché? In primis per motivi “storici”, dato che per la prima volta compare la mitica rovesciata di Parola… il gesto tecnico e l’azienda modenese fanno parte di un legame indissolubile. Inoltre, con un pizzico di orgoglio nazionale, è presente un rettangolo di gioco che in questo caso non sarà solo verde ma verde, bianco e rosso. Colpo d’occhio ad effetto.


8° POSTO: 1983-1984

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Non è ancora il tempo di Achille Superbi, ma le caricature già invadono i sacri spazi del raccoglitore sportivo più amato d’Italia. I disegni umoristici in copertina riguardano gli stranieri presenti nel nostro campionato: dal “friulano” Zico al giallorosso Falcao, fino a sua maestà Le Roi, Michel Platini. A rappresentare i colori rossoneri c’è invece l’altrettanto indimenticabile (in chiave negativa), Luther Blissett. Album quindi oltre i confini, con una sezione centrale dedicata agli stranieri di ogni società.


7° POSTO: 1995-1996


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E’ una copertina dai colori accesi che non può passare inosservata. Al centro il maestoso talento liberiano di George Weah, che in quell’anno diventa il primo (e per ora unico) pallone d’oro africano. Da non sottovalutare poi il messaggio figurativo: Weah, talento affermato è una pagina nella pagina, ovvero pronta ad essere sfogliata per mostrare un giovanissimo campione nostrano, Alex Del Piero. Insomma, una Serie A ricca di fenomeni, maturi e appena sbocciati. Una copertina oltretutto benaugurante: a fine stagione, George campione d’Italia, Alex d’Europa.


6° POSTO: 1994-1995


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Lo so, quella copertina ci ricorda inevitabilmente la sconfitta della finale mondiale, made in Usa. Avete ragione ma sarebbe fazioso non ammettere la bellezza dell’immagine, con le divise di Italia e Brasile che risplendono alla luce infernale (… che temperature) di Pasadena. Baresi e Romario: c’è chi terminerà quella gara con le lacrime di sconforto e chi di gioia ma entrambi rappresentano un meraviglioso spot per il calcio di quei tempi.


5° POSTO: 1989-1990


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E’ l’album che fa da antipasto al nostro mondiale, quello delle notti passate a sognare qualcosa di magico. Occorre sperare e la speranza scorre meglio se si ha un mito da idolatrare e al quale affidare le aspettative più grandi… alle porte degli anni novanta, il nostro feticcio aveva il codino. Ecco allora in copertina il Raffaello del calcio: il dipinto è arte pura.


4° POSTO: 1992-1993


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Perché questa copertina? Perché per la prima volta viene concesso l’intero spazio ad un portiere, fatto mai più ricapitato. C’era stato in precedenza Zoff ma sempre immortalato in delle mischie. Inoltre, l’estremo difensore raffigurato è Fabrizio Lorieri, non di certo uno dei massimi rappresentati della categoria di quel tempo. La maglia è quella dell’Ascoli, la squadra marchigiana con la quale era retrocesso (ultimo posto) giusto l’anno prima… cadetteria nel calcio ma massimo livello nel prodotto Panini.


3° POSTO: 1982-1983


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E’ l’azzurro il colore predominante, quello divenuto fresco campione del mondo per la terza volta dopo più di quarant’anni di attesa. Il Vecio Bearzot prende giustamente lo spazio maggiore ma dietro di lui ci sono i suoi ragazzi (quasi tutti), protagonisti di una cavalcata al limite del possibile. Anche se in maniera anacronistica, “abbracciamoci forte”… e incorniciamo questa copertina.


2° POSTO: 1978-1979


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Qualcuno storcerà il naso, ma questa copertina senza dubbio si differenzia molto dalle altre ed arriva con un’originalità degna di nota. I vessilli dei club sventolano fieri al vento e a tenerli ben stretti ci pensano i simboli delle società, messi in posa come fosse una foto di squadra. Quindi immancabili il diavolo rossonero, il grifo perugino, la dea nerazzurra, l’aquila laziale e molti altri ancora. Una copertina del genere rimane ben impressa nella mente… soprattutto in quelle dei più piccoli.


1° POSTO: 1990-1991


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Non dimentichiamoci che il calcio è meraviglioso perché in fin dei conti semplice. Allora basta poco: un pallone e i colori della propria squadra da sventolare con orgoglio… tutto questo è presente in copertina. L’impatto cromatico è forte e dietro c’è anche un bel messaggio; le bandiere sono vicine tanto da toccarsi l’una con l’altra. Che vadano a quel paese le divisioni… il calcio unisce!


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