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  • Immagine del redattoreLuca Fazi

Accadde oggi: vent'anni fa il diluvio di Perugia

Aggiornamento: 17 mag 2020



- di Luca Fazi - Partiamo dalla fine: “… sono le diciotto e quattro minuti del quattordici maggio del duemila. La Lazio è campione d’Italia 1999/2000”.


Lo spogliarello della bellissima tifosa biancoceleste Anna Falchi per la festa-scudetto

Le parole provengono dall’inconfondibile voce di Riccardo Cucchi, storico radiocronista di Tutto il calcio minuto per minuto, al termine di un Perugia – Juventus destinato a rimanere negli annali del calcio.

Gli umbri sono già salvi, i bianconeri invece si giocano uno scudetto che sarebbe certo in caso di vittoria. Un segno ics darebbe modo di giocare lo spareggio con la Lazio (non è ancora tempo di differenze reti e scontri diretti), sempre ammesso che quest’ultima vinca il confronto nella sfida casalinga con la Reggina.

Un campionato di inizio millennio che non ha nulla da invidiare alla spettacolare follia dimostrata nella stagione precedente, dove la truppa rossonera guidata da Zaccheroni si aggiudicò lo scudetto dopo una rimonta di sette punti in altrettante giornate. Questa volta è la Lazio ad essere sotto, esattamente di ben nove punti quando il calendario segna meno otto gare al termine. Non c’è il Milan a lottare e neanche l’altra compagine milanese, ovvero quell’Inter data tra le favorite all’inizio della fiera; la coppia Ronaldo – Vieri (quest’ultimo pagato con la cifra monstre di 90 miliardi), che tanto aveva fatto sognare nella calda estate del 1999, scoppia in breve tempo dopo il grave infortunio riportato dal brasiliano.

Dal girone di ritorno c’è solo la Juve di Ancelotti a far la voce grossa, capace di prendere un largo vantaggio sugli uomini di Eriksson. I biancocelesti tuttavia hanno fatto esperienza con la lezione dell’anno prima (rimpolpando di qualità e quantità una rosa che nell’aprile-maggio del ’99 aveva patito i troppi impegni tra campionato e coppe) e meglio di chiunque sanno quanto le rimonte, per quanto assurde, possano trasformarsi in realtà.

Ecco allora che collezionano solo vittorie (scontro diretto compreso) perdendo appena due punti nel pirotecnico 3 a 3 del Franchi, con la mitragliata finale di Batistuta che odora dell’ennesima beffa-scudetto. Dall’altra parte c’è una Juve che raccoglie quattro vittorie e tre sconfitte in sette gare, prima della trasferta perugina.

L’altalena di prestazioni non facilita l’ambiente bianconero, già altamente teso; la coppia d’attacco Del Piero – F.Inzaghi è ai ferri corti e il dialogo fra loro manca sia sul campo che fuori, mentre mister Ancelotti è poco stimato dalla dirigenza. Inoltre, ad appesantire l’ultima settimana prima della fine (oltre al discorso scudetto ancora aperto con la Lazio a -2) ci hanno pensato le innumerevoli polemiche scaturite dopo Juve – Parma del trentatreesimo turno. Padroni di casa in vantaggio di una rete e gol di Fabio Cannavaro, difensore gialloblù, annullato all’ultimo minuto. L’arbitro De Santis (già discusso per altri errori durante i novanta minuti) si giustifica dicendo di aver fischiato prima della realizzazione e poi afferma di aver visto ben due trattenute parmensi: le immagini smentiranno entrambe le dichiarazioni.



Immediatamente si grida allo scandalo, con una Lazio già convinta di non possedere più chance di tricolore… ma il calcio a volte è imprevedibile come un fulmine a ciel sereno.

La similitudine non è casuale dato che le questioni meteorologiche influenzarono eccome l’esito del campionato. La Lazio sbriga la pratica Reggina senza problemi, ottenendo una vittoria per 3 a 0.


I tifosi della Lazio invadono il manto erboso in attesa del finale di Perugia - Juventus

Ben più tribolata è la gara del Curi, dove i ragazzi di Mazzone (romano e romanista) tengono botta all’onda juventina che crea molto e spreca di più.

L’unico Inzaghi a segnare in quella giornata veste la casacca biancoceleste; SuperPippo, il fratello più accreditato, è in piena crisi e da diverse giornate si è svestito dei panni da supereroe. La prima frazione di gioco termina a reti inviolate ma durante l’intervallo si scatena un nubifragio che mette in pericolo il regolare proseguo della gara.

L’arbitro Collina è in continuo contatto telefonico con la Federazione per valutare il da farsi e magari dividersi le responsabilità. Intanto il tempo passa e la pioggia continua a scendere. Il fischietto più famoso d’Italia prova a far rimbalzare il pallone ma la sfera non scorre: il rinvio sembra ormai una formalità. E invece no!


Dopo una sospensione di settantuno minuti, l’arbitro decide di far continuare l’incontro. Il cielo è decisamente meno minaccioso ma gran parte del terreno è al limite della praticabilità. Neanche cinque minuti dalla ripresa e arriva il colpaccio umbro: cross dalla sinistra, rinvio sfortunato di Conte che serve involontariamente l’assist al perugino Calori. Il difensore, oltretutto tifoso da sempre della Juve, lascia partire un destro insidioso ma non impossibile che punisce un colpevole Van der Sar.

Gli uomini di Ancelotti ripartono all’assalto, giocandosi il tutto per tutto con Del Piero, Inzaghi, Zidane, Esnaider e Kovacevic. Tutti insieme ma nulla da fare! La palla non entra e restano pure in dieci dopo l’espulsione di Zambrotta. Collina fischia la fine e ufficializza così il secondo scudetto della Lazio, dopo il successo del ’74 firmato Maestrelli e bomber Chinaglia su tutti.



Senza grandi goleador (solo Salas finirà in doppia cifra) anche se dai nomi rinomati, la forza dei biancocelesti fece leva su un collettivo di altissimo livello, affamato di vittorie e di rivalsa. Il Perugia e Perugia si ritrovarono per il secondo anno consecutivo ad avere potere “decisionale” sulle sorti del campionato.



Una stagione che ha reso immortale Alessandro Calori (con 5 centri totali, la stagione ’99-’00 fu per lui la più prolifica) e attaccato a mister Ancelotti l’etichetta dell’eterno secondo, nomea confermata l’anno successivo ma poi ampiamente smentita con altri colori.


Dunque, niente ritiro punitivo di un mese in Cina per la squadra umbra, come il presidente Gaucci aveva scherzato (forse) di imporre in caso di sconfitta. Uno scudetto vinto in volata dopo l’iniziale fuga bianconera e il parallelismo con il mondo del ciclismo è quanto mai doveroso poiché, appena nove giorni prima di quel 14 maggio 2000, era scomparso l’indimenticabile Gino Bartali; forse l’immenso Ginettaccio avrebbe commentato l’annata della Juventus con il suo “l’è tutto sbagliato… l’è tutto da rifare”.

Delusione dei tifosi (che si rifaranno ventiquattro mesi più tardi, 5 maggio docet…), dei giocatori e ovviamente anche dei dirigenti. Luciano Moggi, uno dei primi a complimentarsi con la Lazio per la vittoria, rilasciò un’intervista a caldo all’interno dello stadio Curi, in risposta alle accuse che erano state lanciate al club dopo Juve – Parma:

“… io sono una persona perbene e alcuni, invece di fare discorsi poco giusti e poco leali, dovrebbero avere delle prove”.



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