top of page
  • Immagine del redattoreLuca Fazi

26/01/03: diciotto anni fa il Gualdo espugnava il Franchi. Intervista all'uomo partita Spagnolli



- di Luca Fazi - Diciotto anni per inquadrare il tutto in una dimensione puramente temporale. Molti di più, calcisticamente parlando, per il Gualdo. Gli almanacchi dell’epoca, i tabellini e soprattutto i ricordi dei tifosi immortalano il 26 gennaio 2003 come la data dell’impresa: Fiorentina - Gualdo 1 a 2.

La compagine toscana – dopo la retrocessione sul campo nell’estate del 2002 e l’iscrizione al campionato di C2 in seguito al fallimento finanziario – era momentaneamente rinominata Florentia Viola ma questo non deve per nessun motivo minimizzare il capolavoro sportivo di mister Cuttone e dei suoi ragazzi. Difatti, pur ridimensionata nella rosa (in un paio di stagioni lasciarono Firenze dei talenti assoluti, Rui Costa e Batistuta su tutti), i gigliati potevano contare su dei calciatori meritevoli di categorie ben più prestigiose rispetto all’ultimo livello del professionismo. Da capitan Di Livio a bomber Riganò, passando per i vari Maspero, Ripa, Longo ed Ariatti e i giovanissimi (tra arrivi e partenze in prestito) Diamanti, Evacuo e Quagliarella: i nomi sono impressionanti. Non a caso la squadra otterrà il primo posto finale, con ben undici lunghezze sulla seconda.

Ecco perché, senza girarci troppo intorno, la vittoria del Gualdo al Franchi (solo Rimini e Montevarchi riuscirono a far lo stesso) prende i confortanti sapori dell’eroico. Troppo semplice e banale il confronto con l’inflazionato Davide e Golia? Può darsi ma l’episodio biblico, a pensarci bene, non risulta del tutto improprio. Il noto gigante non avrà avuto una corazza di bronzo ma la divisa viola (in quella stagione ridotta soltanto ad una banda centrale), statene certi, non “pesava” meno dei noti cinquemila sicli. Per quanto concerne il buon Davide, beh… a Gualdo i “frombolieri” talentuosi non sono mai mancati.

Oggi vogliamo ricordare quella data, divenuta ormai maggiorenne, con chi ha inferto il colpo decisivo per stendere il colosso gigliato, ossia Massimo Spagnolli, autore del secondo vantaggio. Come direbbero quelli “bravi”, fu il man of the match ma guai a dirglielo! L’umiltà è ricchezza per pochi:


“Non scherziamo. Il gol finale magari è quello che fa più notizia ma fu merito di tutti… da mister Cuttone al resto della squadra”.


Come avevate preparato l’incontro?

“Forse, dal lato mentale, fu uno dei più semplici. Quando ti ritrovi a batterti contro avversarie di questo calibro è impossibile non trovare le giuste motivazioni. È stimolante già il fatto di leggere la rosa e conoscere la storia sportiva. Non si corre il rischio di avere cali di concentrazione o di prendere sottogamba il match.

Poi, tatticamente parlando, ci siamo allenati per fare una gara di sacrificio e ripartenze in contropiede. Il nostro modulo era stato ritoccato con un paio di esterni, solitamente di spinta, incaricati di mantenere maggiormente la posizione. Fedeli fu inserito in difesa, mentre Briano e Brescia in mezzo al campo avevano il compito di gestire la palla una volta recuperata. Io, Balducci e Chisena eravamo chiamati a trovar gli spazi per fargli male, tuttavia il diktat principale rimaneva quello di non prenderle”.

La sera prima siete riusciti a dormire o non avete chiuso occhio?

“Sai, sono passati così tanti anni che con precisione non riesco a ricordarmi le sensazioni e le emozioni del pre-gara. Senza dubbio l’adrenalina non mancava anche perché lo stesso campo, pochi mesi prima, era stato calcato da campioni affermati. Inoltre, quella Fiorentina, poteva contare ancora su gente come Di Livio e Riganò… non proprio gli ultimi arrivati”.


Dicevamo della preparazione all’incontro: nel concreto, che gara fu quella di Firenze?

“Non distante da come l’avevamo immaginata e saggiamente preparata con il mister. Direi di sacrificio, lottando su ogni pallone. La Fiorentina veniva da otto vittorie di fila e sempre senza subire reti; noi navigavamo in cattive acque e il raggiungimento della salvezza non era scontato. In quella domenica i pronostici non tiravano di certo dalla nostra parte. Il gol di Chisena, invece, indirizzò il match su altri binari. Loro erano già partiti forte e la rete fu quasi inaspettata”.


Poi l’assedio viola…

Sì, dall’inizio del secondo tempo divenne molto complicato per noi. I gigliati avevano anche la spinta di un pubblico straordinario e a metà ripresa arrivò il pareggio del solito Riganò”.


A quel punto pensavi che sarebbe arrivata la sconfitta?

“Beh, il forcing dei padroni di casa era continuo ma noi siamo stati bravi a non mollare e a credere ancora di poter espugnare il Franchi. Nel momento di maggiore spinta avversaria è arrivato il nostro gol”.

Visto che ne sei l’autore, è impossibile non chiederti delle emozioni provate…

“Sono quei ricordi che ti porti nel cuore e tutto è nato in maniera istintiva. Avevo percepito che il retropassaggio di Baronchelli potesse essere corto e così, senza esitare, mi sono fiondato sul pallone colpendo di prima intenzione con l’esterno sinistro. Ho aspettato che il pallonetto scendesse… grazie a Dio avevo dosato bene il tocco.

Dopo la rete ho cercato di festeggiare il più lontano possibile dal centrocampo, per due motivi. In primis, poter prenderci del tempo poiché da lì a poco sarebbe ricominciato l’assedio e poi perché, pur essendo un professionista, sono da sempre un tifoso juventino e far gol sotto la Fiesole dà grosse soddisfazioni”.


Il triplice fischio vi ha consegnato alla storia: come avete festeggiato?

“Diciamo che c’era molta euforia ma anche la “paura” di esultare troppo… ci trovavamo comunque in un grande stadio con molta gente. Nello spogliatoio è volata qualche bottiglietta d’acqua per festeggiare, ma ci siamo cambiati in breve tempo in modo da raggiungere il pullman e stare più tranquilli.

Inoltre non va sottovalutata la stanchezza, fisica e psicologica. Eravamo orgogliosi per il risultato però la gara ci aveva succhiato parecchie energie. Non fu una partita come le altre. Una volta ripartiti ci siamo lasciati andare con canti e cori, oltre al giro di telefonate tra parenti ed amici”.


A Gualdo com’è stata l’accoglienza del post gara?

“Per la città respiravi l’orgoglio gualdese e le pacche sulle spalle non mancavano. Ricordo i giornali locali e nazionali che ci esaltavano. Non dimentichiamoci che, oltre alla soddisfazione per la gara singola, avevamo ottenuto tre punti importanti per la nostra classifica.

Come gruppo, invece, spesso usavamo radunarci per stare insieme e in quella settimana andammo a casa di Balducci a festeggiare l’impresa, con tanto di grigliata”.


Credi che quella vittoria sia stata fondamentale per il prosieguo del campionato?

“Posso dirti che fu una potente iniezione di fiducia. Ci permise di avere maggiore consapevolezza nei nostri mezzi e nel lavoro di mister Cuttone, arrivato da poche giornate. Poi è chiaro che il mantenimento della categoria è passato per tante altre gare. Con le unghie e con i denti abbiamo assicurato al Gualdo un altro anno tra i professionisti e per come si erano messe le cose non era poco”.


Come ti sei trovato negli anni a Gualdo?

“Ho avuto il piacere di passarci tre anni e devo ammettere di aver lasciato un pezzo di cuore lì. Soprattutto nell’ultima stagione, mi sono ritrovato perfettamente inserito nel tessuto gualdese. Ricordo con affetto la città quando si preparava ai Giochi de le Porte o alla Festa del Maggio di San Pellegrino. Non potevamo vivere gli eventi appieno eppure era travolgente la passione degli abitanti. Il calciatore non stava in una bolla ma percepiva e si godeva la quotidianità, dal fare la spesa al camminare per le vie.

Anche con i tifosi c’era un rapporto importante. Ci facevano sentire il proprio affetto e al contempo contestavano quando era giusto farlo. Un confronto diretto che ho sempre apprezzato. In un ambiente del genere ti viene naturale dare di più, per la maglia e per la gente”.


Spagnolli nel derby contro il Gubbio

La stagione ‘02/’03 fu segnata dalla scomparsa del Presidentissimo Barberini: che ricordi hai di lui?

“Credo che in tanti dovrebbero dirgli grazie per la possibilità di aver giocato in categorie importanti e poi, fattore non trascurabile, per la grande generosità. Faceva il possibile pur di accontentare le richieste economiche dei calciatori, spesso andando di tasca propria. Era un padre-padrone che dava tanto e pretendeva altrettanto. Burbero ma dal cuore d’oro. Quando non facevi il tuo dovere non te le mandava a dire ma era pure tra i primi ad incoraggiarti nei momenti difficili.

Mi ricordo di quando andai a casa sua per stipulare il primo contratto e c’era anche il direttore Crespini. Non trovavamo l’accordo e dopo parecchie trattative stavo quasi per andarmene; lui prese di petto la situazione e sempre a muso duro riuscimmo a trovare il punto d’incontro. Era un uomo di polso che sapeva gestire le situazioni… la vera guida del Gualdo”.


Tornando a quella giornata storica, se dovessi scegliere tre momenti per riassumerla quali utilizzeresti?

“Bella domanda. Il primo riguarda quando siamo andati a visionare il campo. Guardai i tifosi del Gualdo – tra i quali c’era pure mia moglie – che erano già entrati allo stadio. Ho quel fermo immagine rapportato poi al momento in cui il Franchi si riempì dei tifosi viola; a confronto i gualdesi erano solo uno spicchio e quindi fu ancor più bello aver fatto gioire quei pochi.

Il secondo momento riguarda il pareggio di Riganò. Ricordo perfettamente il boato e le vibrazioni del campo, causate dai tifosi. Dai tacchetti avvertivo i tremori e sembrava che ci fosse un terremoto.

Il terzo appartiene ovviamente al gol. Prima di festeggiare ho aspettato di comprendere la traiettoria del pallonetto. Temevo che potesse finire sopra la traversa e invece…”.


Grazie Massimo per questi ricordi.

“Grazie a te, un saluto ai lettori di In Barba al Palo ed un abbraccio a Gualdo e ai suoi tifosi”.





Il video saluto di bomber Spagnolli


879 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page