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Valtolina racconta: "Quel Milan stratosferico ma il più incredibile era..."


- di Luca Fazi - Una vita nel professionismo, diventando spesso un punto di riferimento per i suoi compagni di squadra. Fabian Valtolina ha girato diverse piazze d’Italia (da Venezia a Piacenza, passando per Bologna, Monza e tante altre), esordendo tra i grandi con la maglia biancoceleste della Pro Sesto subito dopo aver trascorso le giovanili al Milan, tra la fine degli anni ottanta e i primi novanta. Gli abbiamo rivolto alcune domande inerenti proprio a quel periodo in rossonero.


Cosa ricordi di quel Milan?

“Mi sono allenato tantissime volte con la prima squadra ed ho sfiorato persino l’esordio in Coppa Italia, contro il Lecce. Dovevo entrare in campo ma purtroppo venne espulso uno dei nostri e al suo posto fu inserito un difensore che faceva la Primavera con me. Peccato, sarebbe stato bellissimo…”.


Milan Primavera al Viareggio 1990. Fabian, il secondo da dx degli accosciati

Cosa significava stare a contatto, allenarsi, con quei giocatori?

“Quel Milan lì era senza mezzi termini stratosferico. Noi giovanissimi avevamo l’opportunità di confrontare le nostre capacità con dei campioni che stavano facendo la storia del calcio. Imparavi solo a guardarli. I big erano sempre pronti ad aiutarci, non soltanto sul piano prettamente tecnico/tattico ma anche su quello comportamentale. L’atteggiamento corretto fuori dal campo era imprescindibile”.


Chi osservavi con più ammirazione?

“Beh, tirar fuori solo un nome da quello squadrone è oggettivamente complicato. C’era il trio olandese che non poteva lasciarti indifferente ma anche alcune, colonne come Filippo Galli ed Ancelotti, avevano il loro peso. Paolo Maldini, seppur molto giovane, si era già messo in evidenza da qualche stagione. E poi Albertini, con il quale giocai in Primavera. Tuttavia, se deve sceglierne uno, rispondo con Franco Baresi. Era incredibile… non è facile spiegarlo a parole. Un vero leader”.


Nella tua carriera hai affrontato tanti avversari: chi hai temuto di più?

“Credimi, pure qui la scelta ricade su un nome del periodo rossonero e quindi con Baresi. Anche in là con gli anni era un muro. Quando lo incrociavi, ti incuteva timore solo nell’osservarlo. Forse perché mi ricordavo di quante ne ho prese da lui in allenamento (ride, ndr). Era duro nei contrasti ma allo stesso tempo corretto”.








Milan Primavera 1990/1991
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