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  • Immagine del redattoreLuca Fazi

Piacenza-Salernitana e quel treno della vergogna


- di Luca Fazi - L’arbitro Bettin di Padova si porta il fischietto alla bocca e pone fine all’ultima giornata della Serie A 1998-1999: al Garilli, Piacenza - Salernitana termina 1 a 1. Episodi dubbi a sfavore dei campani ma il verdetto del campo è insindacabile e per la squadra granata, tornata nella massima serie dopo cinquant’anni, è già tempo di riscendere in cadetteria. Fresi su rigore (in rete pure nella sfida d’andata) aveva risposto al momentaneo vantaggio emiliano di Vierchowod eppure, malgrado la sconfitta del Perugia contro il Milan, non bastò per continuare a sognare; la squadra di Francesco Oddo, composta anche da promettenti giovani come Gattuso, Di Michele e Di Vaio, era chiamata obbligatoriamente ai tre punti… il segno ics spazzò via qualsiasi possibilità. Erano partiti in quasi 9 mila da Salerno per assistere a quella gara da dentro o fuori ma la città intera non avrebbe mai immaginato di dover piangere una vicenda ben più grave rispetto ad una banalissima, seppur sportivamente dolorosa, retrocessione. Già in campo i primi segnali non inducevano all’ottimismo, con calciatori e dirigenti colpevoli di aver dato vita ad una rissa fra fazioni, in preda a diseducativi nervosismi.



Se ci fu chi, stando in giacca e cravatta o pantaloncini e calzettoni, non riuscì a placare gli animi nel rettangolo di gioco, figuratevi come sarebbe potuta essere la risposta di quei tifosi che ogni santa domenica (fra le mura amiche o macinando km in trasferta) soffrivano impotenti per le sorti della propria squadra del cuore. Solo che esiste un confine ben preciso fra la passione annessa alla vitalità del calcio e la becera ignoranza odorante di morte e distante anni luce dal calcio. Alla stazione di Piacenza era pronto un treno speciale per i supporter granata che li avrebbe portati direttamente a Salerno dopo quella sfortunata trasferta. Sono le 20:04 del 23 maggio 1999 e il convoglio si sarebbe dovuto mettere in marcia ma i tafferugli iniziati alla stadio continuarono la loro triste e letale danza pure in seguito. Si parte con 180 minuti di ritardo ma quel viaggio, durato quasi dieci ore, sarà l’ultimo per quattro innocenti persone: prossima fermata la morte! A Bologna alcuni facinorosi ne approfittano per fare incetta di pietre rubate dalla massicciata e di certo quei sassi non vennero presi come souvenir da portar via. Prato, Firenze Campo di Marte, Roma e Napoli: non fa differenza la tappa appena raggiunta, sono tutte “buone” occasioni per spaccare finestrini, spaventare la gente comune ed esternare tutta la rabbia repressa… come bestie prive di ragione. Dal quel treno c’è già chi vorrebbe scappare, non riconoscendosi affatto in quegli pseudo tifosi privi di educazione civica, tanto per rimanere gentili. Ci sono minorenni, come i cugini Ciro Alfieri (16 anni) e Vincenzo Lioi (15 anni), che con la gioia negli occhi credevano di viaggiare solo per sostenere la loro magica Salernitana… non avrebbero mai immaginato di ritrovarsi vittime della scelleratezza di un gruppo di persone per nulla riconducibili alla sana passione per il calcio. Il treno 1681 ospitava a bordo appena 12 agenti di polizia che avevano l’ingrato compito di tenere a bada ben 1500 persone molte delle quali, come già scritto, per niente lucide; nel tragitto vennero aumentate le carrozze per far respirare (anche letteralmente) tutta quella gente tenuta stretta come sardine. Si arriva alla stazione di Nocera Inferiore, storica rivale calcistica di Salerno, e la sassaiola granata raggiunge portate ancor più vaste tanto che vengono distrutti diversi infissi, porte, automobili e qualsiasi cosa sia vicino al tratto di ferrovia. Sono le 06:00, la luce solare ormai ha preso lo spazio del buio notturno eppure altri tipi di tenebre non sentono ragione di andarsene… e da lì a poco saranno queste a regnare. Per tutto il tragitto erano stati tirati i freni a mano del convoglio, rallentando così e bloccando il trasporto su rotaia: l’ultimo azionamento indebito dei meccanismi costò caro. Nella linea ferroviaria, tra Nocera Inferiore e Salerno, c’è la galleria Santa Lucia, ovvero un tunnel a doppio binario lungo ben 10 km; i più teppisti della comitiva, quelli che avevano fiutato uno scontato intervento della polizia alla stazione finale, cominciarono a cercare un diversivo per poter scappare una volta arrivati a destinazione. Vennero appiccati diversi roghi (dagli esami 22 focolai) ma evidentemente l’entità del danno fu sottovalutata e nel giro di pochi attimi tutto si trasformò in un inferno micidiale.



Le varie esalazioni di monossido di carbonio invadono il convoglio (in particolare la carrozza numero 5) e alcuni perdono velocemente i sensi; altri si buttano dai finestrini con il treno in movimento alla disperata ricerca di salvarsi. I macchinisti cercano in tutti i modi di portarsi fuori dalla galleria ma i freni a mano serrati non permettono la completa uscita del mezzo. Il rogo divampa e tra quei 1500 c’è pure Simone Vitale, giocatore di pallanuoto in Serie A2 e con un passato nei vigili del fuoco; il poco più che ventenne, mosso anche dallo spirito del corpo civile nazionale, provò a prestare soccorso ad alcuni compagni svenuti e a portarli in salvo… per lui invece arrivò la morte. Così come per i cugini nominati in precedenza, Ciro e Vincenzo, oltre a Giuseppe Diodato di anni 23: quattro angeli deceduti in modo assurdo, quattro corpi irriconoscibili perché carbonizzati. A Salerno, il 24 maggio del 1999, sarebbe stato il day after di una retrocessione, invece la città si ritrovò a versare fiumi di lacrime vere per un qualcosa di incomparabile con una ordinaria partita di calcio.



Raffaelle Grillo e Massimo Iannone furono processati come colpevoli della strage, con il primo obbligato a trascorrere 8 anni di carcere, poi scontati a cinque, ma è palese che ci siano ancora molti responsabili impuniti. Ventidue focolai non possono essere opera solamente di una persona aiutata da un amico o al massimo due: il tempo corre inesorabile e questo non fa altro che complicare le ricerche per eventuali altri colpevoli. Il bilancio parla di 4 morti, 20 feriti, danni ad abitazioni e mezzi lungo tutta la tratta percorsa e 100 miliardi di danni richiesti dalle Ferrovie: qualcuno mi spieghi cosa c’entra tutto questo schifo con il calcio.


Il giorno dei funerale e la moltitudine di persone accorse per dare l'ultimo saluto agli innocenti

Sarebbe bello che le ingiuste morti dei vari Ciro, Giuseppe, Simone e Vincenzo siano riuscite almeno a muovere le coscienze dei soliti violenti che confondono lo stadio per una latrina dove espletare tutto il loro marciume. Speranza flebile visto che gli anni passano ma l’imbecillità permane e pervade ancora il mondo dal manto erboso. Se non altro mi auguro che quei quattro poveri ragazzi abbiano avuto il viaggio celestiale più comodo e meno problematico possibile… al contrario di quel maledetto treno 1681, il treno della vergogna.

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