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  • Immagine del redattoreLuca Fazi

L'incredibile storia di Scatman!

Aggiornamento: 3 dic 2019


John Paul Larkin, in arte Scatman

- di Luca Fazi - “Io spero che i bambini, mentre ascoltano o ballano le mie canzoni, sentano che la vita non è tutta così brutta…anche solo per un minuto!”.


Forse non sarebbe sufficiente questa sua frase per far comprendere alla gente chi è stato veramente John Paul Larkin o magari, specialmente per chi sa leggere oltre le semplici parole andando nel profondo, c’è già tutta la personalità dell’uomo... prima del cantante. Il nome potrebbe non dirvi nulla ma basta parlare dell’identità artistica, Scatman John, per ricordarsi immediatamente di quel buffo signore che nella metà degli anni novanta, seppur non giovanissimo, si era ritrovato numero uno nelle classifiche di vari paesi europei e non solo. Per arrivare al successo devono spesse volte intrecciarsi diverse situazioni mischiate alla bravura e a quel tocco di fortuna con la “c”, che risulta essere sempre un ingrediente fondamentale per tutte le carriere... e Larkin non poteva immaginare minimamente che avrebbe sentito il profumo della fama mondiale.

Da sempre appassionato di jazz, si sarebbe accontentato di una vita tranquilla dove coltivare la sua musica come passione e lavoro, con l’umiltà di chi sin da piccolo è abituato a sentirsi da meno, chinando la testa davanti ai prepotenti. Il futuro Scatman nasce in California nel ’42 e per lui l’esistenza si fa immediatamente complicata: John ha una grava forma di balbuzie che gli impedisce una normale relazione con gli altri. Nei tempi che corrono sarebbe facile parlare di bullismo ma in quegli anni denigrare il più “debole” era la prassi e non esistevano associazioni, gruppi di genitori o semplicemente la sensibilità per proteggere e trattare certe situazioni.

La scuola per Larkin diventa una specie d’inferno, come un appuntamento quotidiano dal quale non può sottrarsi ma che a fine giornata gli regala solo malessere e timori. I compagni non ci vanno delicati con i commenti specie quando il ragazzo prova a parlare facendo uscire dalla sua bocca suoni più simili a colpi di mitraglia che alle parole. Gli insegnanti cercano (credendo di fargli del bene) di limitarlo nella lettura in classe come in tutte le occasioni che potrebbero metterlo in difficoltà e John ne “approfitta” per chiudersi maggiormente in sé stesso, lontano dalla vita sociale sempre piena di insidie. Il suo rifugio, come anticipato, sarà la musica ed il pianoforte prenderà così la forma di uno scudo protettivo nel quale nascondersi e coprirsi dalle cattiverie gratuite della gente.

La balbuzie non passa con gli anni ma almeno riesce a sentirsi “normale” e vivo mentre suona nei bar ed altri locali che cercano lui ed il suo gruppo come sottofondo musicale nelle serate a tema. Gli anni passano veloci per John e tutte quelle instabilità, sia lavorative che emotive, lo spingono a cercare sollievo in alcol e droghe che diventeranno per diversi anni delle presenze fisse. Quegli stupefacenti gli servivano per cancellare momentaneamente le angosce quotidiane che di notte, in particolare, si facevano sentire sempre più... bersi i propri mostri più intimi risultava più complesso rispetto al tracannare superalcolici.

Nel 1986 riesce a farsi pubblicare il primo album “John Larkin” ma sarà un flop colossale sia per lo stile musicale privo di originalità che per le vendite. Qualche traccia sembra faccia da apripista a quel che diventerà in seguito ma i tempi non sono ancora maturi e alcune certezze cominciano a vacillare. La morte dell’amico (oltre che collega di lavoro) Joe Farrell, tossicodipendente come lui, sarà un forte lutto ma allo stesso tempo gli permetterà di svegliarsi da quello stato piatto, allontanandosi da certi vizi e prendendo in mano la sua vita.

Decide di trasferirsi a Berlino e al suo fianco c’è la sua nuova moglie Judy che non sarà solo una compagna di vita ma una fondamentale guida nelle scelte più importanti di John. Come scritto in precedenza, per il successo sono necessari diversi punti fermi ma senza tralasciare il pizzico di casualità che fa andare tutte le cose per il verso giusto… e così accadrà per Larkin. Sta suonando in un albergo in Norvegia quando partorisce un brano che da lì a poco sarebbe diventato un autentico tormentone: Scatman (Ski Ba Bop Ba Dop Bop).


La copertina dello storico album "Scatman's World"

Da tempo alternava il suo classico jazz alla tecnica dello “scat”, ossia una forma di canto che fa dell’improvvisazione il pezzo forte grazie anche a sillabe completamente inventate… il terreno fertile per John. Quel tanto odiato disturbo linguistico ora poteva trasformarsi in un dono speciale per pochi eletti, visto che il suo fraseggio non aveva nulla da invidiare ai migliori rapper del mondo. La base però non poteva essere jazz ed ecco allora che due produttori, Kays e Catania, gli suggeriscono di passare ad un genere eurodance ed hip-hop molto più contemporaneo e amato dai giovani.

Inizialmente la scelta sembrava pura pazzia ma John alla fine decise di fidarsi e a dicembre del 1994 uscirà il suo singolo. La base musicale farà da padrona, ma nel poco spazio dedicato al testo sarà la moglie Judy a convincerlo di parlare della balbuzie senza più nascondersi. La canzone è un successo mondiale e prende vita la figura di Scatman, molto più rassicurante e libera dai propri fantasmi. John si presenterà nei concerti, come nelle copertine, con il classico vestito da jazzista e quel suo immancabile cappello... diventerà un marchio di fabbrica.



Il fenomeno del momento non era un giovane bello e pieno d’arroganza ma un signore distinto di 53 anni con un viso segnato da rughe messe lì a testimoniare un’età avanzata ed amplificata da troppo vizi passati. Il singolo “Scatman’s World” registrerà un risultato assai inferiore rispetto al primo pezzo ma ormai quel simpatico baffone era riuscito in un’impresa che aveva il sapore magico della favola. John non deve più nascondersi dietro ad un pianoforte e se ne frega altamente se durante le interviste deve ripetere le cose per cinque volte o più… non sarà schiavo delle sue paure. Canta con la gioia di vivere nel cuore e si rivolge in particolar modo a quei bambini/ragazzi affinché non vivano un’infanzia triste a causa dei loro difetti ma anzi, che questi siano l’occasione buona per trasformarli in punti di forza come peculiarità uniche e personali.

Saranno ben 52 milioni gli album venduti e diversi i dischi d’oro e di platino ma per John il successo sarà destinato ad essere inatteso quanto breve. Il periodo magico dalla fine del ’94 agli inizi del ’96 sembra finire e le successive due fatiche musicali non attireranno più come prima; eccezion fatta per il Giappone che nutrirà ancora tanta stima ed affetto per quel balbuziente diventato star. Nel mercato nipponico non era difficile vedere lattine di Coca Cola con il suo volto raffigurato piuttosto che personaggi celebri dei manga indossare il cappello di Scatman. John è stato per una vita intera agli antipodi delle rockstar eppure, anche se per poco tempo, ha mandato in delirio masse di adolescenti eccitati nel vederlo dal vivo.



Forse delle “divinità maledette” avrà in comune anche un periodo della vita dedicato all’uso ed abuso di droghe ed alcol ma per il resto nient’altro. Larkin era uno di noi, sognatori ad occhi aperti ma fin troppo timidi ed impacciati per ottenere ciò che vogliamo. Allora subiamo umiliazioni giornaliere, ogni tanto ci concediamo qualche sfizio e torniamo poi alla classica routine ma con in testa la stessa voglia di emergere in qualche cosa ed essere ricordati… come John.

Purtroppo certe brutte abitudini si pagano ed il buon Scatman si è trovato davanti un conto salato per esser andato “oltre” troppe volte: morirà nel 1999 per un carcinoma polmonare. Malgrado la malattia e il riposo richiesto, continuò a lavorare fino all’ultimo, ringraziando sempre Dio per quello che gli aveva fatto vivere.

Spero che la sua storia (come i suoi brani) non venga mai dimenticata e sia luce per tutti quei giovani che smettono di vivere perché chiusi nei propri difetti senza osservare i diversi pregi. Come il più puro dei bambini, desiderava ed immaginava una sorta di “Scatland” dove la prepotenza non sarebbe mai entrata ma tutto regnava in perfetta armonia e serenità. Tante sono le persone che hanno trovato lo spunto e la forza grazie anche a quell’uomo, che pregava nelle sue canzoni di non dare troppa importanza ai punti deboli…

e allora, missione compiuta Mister Larkin!

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