I 9 portieri stranieri in A degli anni '90! di Luca Fazi
- Luca Fazi
- 19 ago 2018
- Tempo di lettura: 7 min

Il ruolo del portiere è sicuramente uno dei più delicati e complessi che non prevede solamente un valore tecnico ma anche e soprattutto doti mentali riservate a pochi. L’estremo difensore è “vittima” più di momenti psicologici che tatticismi e schemi ripetuti fino alla nausea. Come nella vita di tutti i giorni, ci sono i periodi dove riesci in tutto anche sforzandoti poco ed altri che ti vedono protagonista in negativo malgrado mille tentativi e la massima volontà…così vale per il portiere. Non si tratta di un attaccante che può in qualsiasi momento sbloccarsi e capovolgere il suo andamento da zero a tutto tramite quel pallone messo in rete; il numero uno è isolato da tutto e tutti e spesse volte può solo “fare il suo” senza nessuno che gli faccia dei complimenti. Abbandonato al suo destino, il guardiano cerca in cuor suo quella parata scenica e magari decisiva che non solo lo renderebbe immortale grazie alle foto scattate ma gli suonerebbe come rivincita personale, in risposta a quei fischi ed insulti che passivamente deve subire sotto la curva avversaria…e certe volte anche da quella “amica”. L’orgoglio si fissa in un salvataggio eroico, la testa ti mostra una possibile “papera” che ti ridicolizzerebbe agli occhi di tutti: è qui il confine fra campione e mediocrità. Quell’emotività maledetta che se da un lato ti porta a non sottovalutare niente dall’altro ti condanna prima o poi ad un errore macroscopico che può facilmente rovinarti la carriera. L’Italia storicamente ha sempre avuto una tradizione ricca di portieri, sfornando numeri 1 che hanno fatto la storia del nostro calcio e non solo. Dai magistrali Zoff e Buffon passando per i vari Pagliuca, Peruzzi, Toldo, Zenga e tanti altri in più…nel Bel Paese, grazie a Dio, non sono mai mancati estremi difensori di primissimo livello. Questo sarà il motivo dominante che porterà la nostra cara Serie A ad essere riempita di portieri nostrani senza dover ricorrere a talenti stranieri che (specialmente anni fa) avrebbero fatto solo panchina. Veramente pochi i numeri 1 che sono venuti a giocare in Italia…ed oggi con voi voglio ricordarli. Di seguito vedremo gli unici nove portieri che hanno fatto almeno una presenza nei nostalgici anni ’90 (dal 1 gennaio 1990 al 31 dicembre 1999): se li ricordate tutti vi voglio bene.
9° POSTO: Harald Wapenaar
(Udinese)

Il ventottenne olandese sbarca in Italia nel 1998 per vestire la maglia bianconera dell’Udinese e mette subito le cose in chiaro: “Mi prenderò il posto da titolare!”. Sicuramente non manca la personalità all’estremo difensore e crede fermamente nei suoi mezzi tecnici…peccato che quest’ultimi siano oggettivamente di poco conto e pensare di scansare dai pali il veterano Turci risulterà impossibile. Per lui appena due presenze solo per i problemi fisici del titolare e viaggio di ritorno in patria già organizzato a fine stagione. La sentenza Bosman qualche danno l’ha fatto…
8° POSTO: Juan Carlos Docabo
(Perugia)

Le nuove frontiere aperte hanno facilitato i piccoli club a comprare senza ritegno, incoraggiati da parametri zero che molti presidenti ingolosivano…specialmente quelli impulsivi come Gaucci. Nel capoluogo umbro sbarca nel 1997 il portiere argentino Docabo e li resterà per tre stagioni. Aveva mostrato qualcosa in patria con le maglie di Velez e San Lorenzo ma a Perugia calcherà il campo solo per gli allenamenti. Eppure si toglierà la soddisfazione di esordire in A contro una squadra di assoluto prestigio: è il 24 gennaio del 1999 e il Grifo è ospite della Juventus. L’argentino non è colpevole sui due goal subiti ma non giocherà più con biancorossi.
7° POSTO: Aleksandar Kocic
(Perugia e Empoli)

Ancora Perugia in questa speciale classifica. Kocic arriva nel 1996 per difendere i pali del neopromosso club umbro che sogna la permanenza in A. La sua titolarità non vacilla fino al cambio tecnico in panchina e l’arrivo quindi di Nevio Scala. L’allenatore veneto arrivato nel corso della stagione decide di portarsi fra i pali il fidato Bucci e per il portiere dell’ex Jugoslavia non resterà che scaldare la panchina. Con i biancorossi in B andrà in prestito all’Empoli ma fra l’infortunio al menisco e l’esplosione di Roccati non avrà vita facile.
6° POSTO: Marco Pascolo
(Cagliari)

Il portiere svizzero rappresenta sicuramente una rarità nostalgica del nostro calcio anni novanta ma il suo arrivo non mancherà ai tifosi cagliaritani che per una stagione hanno potuto ammirare le sue “prodezze”. Il portiere-elettricista sbarca in Italia nel 1996 dopo aver denigrato in passato la serie A rea, a suo dire, di creare dei miti strapagati che alla lunga annoierebbero chiunque. L’estremo difensore deve aver cambiato idea in fretta e decide di far esperienze nel Bel Paese. Per lui 14 presenze e continui blackout negli interventi che lo mostreranno almeno “coerente” con il suo secondo lavoro. Nei rossoblu viene rimpiazzato da Sterchele ma nella nazionale elvetica non avrà concorrenti temibili. Per lui un Mondiale ed un Europeo da protagonista con la Svizzera.
5° POSTO: Michael Konsel
(Roma e Venezia)

Magari l’Austria non avrà una vastissima tradizione di talenti calcistici ma Michael è stato veramente un grandissimo giocatore che, dopo aver vinto e rivinto tanto in patria, si è messo in gioco nella nostra Serie A alla bellezza di 35 anni. La Roma gli darà una grande occasione e lui si metterà in mostra nonostante un gioco offensivo di squadra che lo porterà ad essere spesse volte vittima di contropiedi letali. Il nostro campionato era di altissimo livello e vantava portieri che hanno fatto la storia del calcio…beh lui non sfigurò nel confronto con questi. Terminò la carriera nel Venezia dove anche lì regalò ai tifosi buone prestazioni, interrotte solo dagli infortuni.
4° POSTO: Jens Lehmann
(Milan)

Il portiere tedesco si era messo in mostra già con lo Schalke fra una Coppa Uefa vinta e due reti messe a referto e lo sbarco nella Milano rossonera sembrava fosse per Jens l’occasione buona per arrivare ai grandi palcoscenici e per il Milan di trovare finalmente un degno sostituto di Rossi. Peccato che il guardiano dei pali si è trovato davanti il mitra di Batistuta che non ha avuto nessuna pietà nel colpirlo per ben tre volte. Fra un retropassaggio preso con le mani e un Billy Costacurta in versione horror, Lehmann ha vissuto novanta minuti da incubo ed è stato rispedito in Germania, dove mostrerà a tutti di non essere per niente male. Certo che tutti quei gialli ricevuti in carriera sembrano alquanto eccessivi parlando di un portiere.
3° POSTO: Sebastien Frey
(Inter, Verona)

Il 21 marzo del 1999 esordisce in maglia nerazzurra rilevando Pagliuca e da li collezionerà altre sei presenze. L’anno successivo passa in prestito al neopromosso Verona e il portiere francese non solo è titolare ma disputerà una stagione di gran livello. Ottenuta la salvezza con gli scaligeri, tornerà a Milano per poi avviare la sua carriera fra Parma e Fiorentina. Nonostante buone e continue prestazioni non riuscirà mai ad esser realmente preso in considerazione dalla nazionale francese.
2° POSTO: Edwin Van der Sar
(Juve)

Esordendo in serie A nella stagione 1999-2000 riesce per un soffio ad entrare in questa classifica. E’ stato il primo portiere straniero della Juventus che l’ha voluto fortemente dopo aver ammirato la sua carriera nelle file dell’Ajax. La prima stagione è fatta di alti e bassi ma nella seconda verrà aspramente contestato per le diverse papere commesse, in particolare quella sul tiro debole di Salas. Al Fulham ritornerà a brillare per poi vincere tutto con il Manchester United. Uno dei portieri più forti di sempre.
1° POSTO: Claudio Taffarel
(Parma e Reggiana)

Il portiere brasiliano si piazza al primo posto di questa classifica essendo uno dei più caratteristici e vincenti presenti in lista. E’ l’unico ad aver vinto una Coppa del Mondo ed anche da titolare. Al Mondiale statunitense ci arrivò con la nostalgica maglia della Reggiana dopo aver vinto la Coppa delle Coppe (nostalgia a fiumi) con il Parma. In seguito al trionfo europeo con i turchi del Galatasaray, torna in Emilia per fare il secondo. Doveva andare all’Empoli per il finale di carriera ma il guasto meccanico della sua macchina nel giorno delle firme gli fece cambiare idea; per lui era un segno divino che lo spronava non solo a non tesserarsi per i toscani ma anche di smettere definitivamente la carriera.













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