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  • Immagine del redattoreLuca Fazi

I 5 momenti di Euro 2020



- di Luca Fazi - Il secondo Europeo a ventiquattro squadre. Il primo sviluppato con la formula itinerante (di certo molto discutibile) per omaggiare il sessantesimo anniversario della competizione. Al di là delle modalità, il mese calcistico non ha deluso per aspettative ed emozioni dispensate. Una manifestazione che ha sorriso alle big durante il canonico girone, per poi ferirle mortalmente, una ad una, lasciando soltanto gli inglesi e gli italiani a combattere sull’ultimo campo di battaglia. It’s coming home? No… it’s coming Rome. Riviviamo l’Europeo con i cinque momenti che più di tutti lo hanno reso indimenticabile. Buona lettura!


5° POSTO - Il gol storico della Macedonia del Nord e il suo simbolo



Domenica 13 giugno. All’Arena Nazionale di Bucarest, contro l’Austria, la Macedonia del Nord fa il suo esordio in una fase finale di un campionato per nazioni e al minuto ventotto trova il goal del momentaneo pareggio. Il marcatore? Come nelle favole, a siglare la storica rete ci pensa il suo uomo-simbolo: Goran Pandev. Il bomber macedone (recordman anche per numero di presenze), quasi trentottenne, approfitta di un pasticcio della difesa e punisce gli avversari. A marzo si era reso protagonista dell’incredibile vittoria contro la Germania, in terra tedesca, valevole per la qualificazione ai mondiali del 2022. Il gol agli austriaci non servirà a capovolgere il risultato (finirà 3 a 1) ma per i leoni rossi sarà ugualmente una giornata memorabile.

Otto giorni più tardi, nonostante la terza sconfitta di fila in altrettante partite, l’intero stadio e i compagni saluteranno con affetto il bomber, riservandogli la standing ovation che accompagna la passerella d’onore nel momento del cambio. Per Goran è stata l’ultima apparizione con la nazionale… e forse l’ultima da calciatore.


4° POSTO - R come Ronaldo… R come record!



L’Ungheria sembra la classica vittima sacrificale di un girone pieno zeppo di campioni: al Portogallo il compito di essere i primi invitati al banchetto. In realtà i lusitani faticano e non poco contro la compagine diretta dal “nostro” Marco Rossi, quest’ultimo frettolosamente bocciato dai club italici.

Cr7 è l’uomo che più di tutti fa paura (e sarebbe anomalo se così non fosse) ma il talento di Madeira è impacciato e si divora un gol già fatto. Il fortunato vantaggio siglato dal compagno Guerreiro, al minuto ottantaquattro, sblocca mentalmente il fuoriclasse della Juve che rincara la dose con il tiro dal dischetto. Pena troppo pesante per i magiari? Avete ragione ma non finisce qui; in pieno recupero c’è spazio pure per il terzo sigillo, ad opera ancora di Cristiano.

Sì, una doppietta all’Ungheria non suonerà d’impresa (nonostante fosse impensabile a meno sei dal novantesimo) ma se le due reti ti permettono di diventare il miglior marcatore di sempre degli Europei… beh, il discorso cambia. Rispettivamente decimo ed undicesimo timbro nella più importante competizione continentale calcistica: stacca Platini, fermo a nove. Le altre tre reti registrate nei match successivi gli hanno permesso di toccare quota 14. Numeri insuperabili? Molto probabile. Lukaku, Morata e Griezmann permettendo…


3° POSTO - Il miracolo svizzero agli ottavi



Al termine delle prime due gare sembrava impossibile. A novanta minuti dalla conclusione del girone, erano in pochi a scommettere sulla banda di mister Petković. Invece la smentita arriva puntuale, come un orologio svizzero (perdonate l’orripilante battuta). Gli elvetici, dopo aver rischiato persino l’ultimo posto nel quartetto iniziale, strappano il pass per il turno successivo conquistando lo scontro diretto contro i turchi e rientrando così tra le migliori seconde.

Agli ottavi ci sono i francesi, vicecampioni d’Europa e campioni del Mondo in carica. Una sconfitta uscendo a testa alta potrebbe anche andar bene per i tifosi – visti i rivali e la fatica per la qualificazione – ma l’undici rossocrociato non contempla la resa in anticipo. Mancano dieci minuti al triplice fischio e il punteggio fisso sul 3 a 1 per i bleus lascia poco spazio ai sogni. Tuttavia la speranza è l’ultima a morire e Seferovic (autore già della prima marcatura) dimezza lo svantaggio: Gavranovic, nel recupero, colma il gap e rimanda il discorso all’extra time. I supplementari non bastano per decretare il vincitore, perciò si finisce alla lotteria dei rigori. L’errore di Mbappé ferma il cammino dei favoriti. Un altro capolavoro stava per ripetersi ai quarti contro la Spagna, ma stavolta saranno proprio i tiri dagli undici metri a tradire gli elvetici.


2° POSTO - L’Italia sul tetto d’Europa



Ormai è la prassi. Quando tocchiamo il fondo e sembriamo sul punto di non risalire più, NOI tiriamo fuori il meglio che abbiamo. Mancini è stato capace di ricostruire dalle ceneri una Nazionale che aveva perso quasi tutto: talento, credibilità e coesione. Gara dopo gara, dando fiducia ai giovanissimi e ricompattando lo spirito dei veterani, ha ottenuto il massimo nel minor tempo possibile.

Padroni del gioco nella maggior parte del minutaggio ed abili a soffrire quando le dinamiche del campo lo richiedono: ecco due degli ingredienti utilizzati dallo jesino. Il resto? Mai svelare troppo i segreti dello chef. Fortuna? Q.b. ! Ciò che risalta è l’ambiente familiare, in qualsiasi occasione, e menu abbondanti per stomaci vuoti da tempo immemore. Il finale contro gli inglesi è stato il piatto forte del mese pieno di sane abbuffate. Come dite? Avete ancora fame? Eccellente, è un chiaro segnale di salute e – statene certi – il ristorante azzurro non ha alcuna intenzione di lasciarvi a digiuno.


1° POSTO - Il salvataggio di Eriksen



No, non è retorica. Il momento clou di Euro2020 può riguardare soltanto la vicenda di Eriksen. In quegli attimi abbiamo tremato. Durante gli interminabili minuti abbiamo ripercorso mentalmente scene tristemente note che ancora, al solo pensarci, fanno male. Lì, accasciato sul prato di Copenaghen, non vedevamo soltanto un calciatore ma il figlio, il marito, il padre… un ragazzo di appena ventinove anni. L’attesa spasmodica intervallata da preghiere comuni:

“Ti prego, fai in modo che non accada anche a lui”.

Nei nostri occhi il suo sguardo perso nel vuoto. Nei nostri cuori il terrore di assistere nuovamente all’epilogo definitivo. Renato, Piermario, Antonio, Marc e tanti altri: l’elenco è già troppo numeroso. E poi i compagni-amici e il capitano-eroe. Il massaggio cardiaco senza sosta, il telo alzato, le lacrime dei giocatori e gli applausi dei tifosi: lo sconforto aleggia tra gli spettatori del Parken.

Poi una foto e delle voci che fanno filtrare un cauto ottimismo:

“Guarda, ha gli occhi aperti… allora è cosciente!”.

È proprio vero, non siamo in grado di comprendere pienamente il valore della vita fino a quando rischiamo di perderla o ne osserviamo la precarietà. Tre giorni dopo quel Danimarca-Finlandia, arriva il post meraviglioso che spezza il solito e spesso becero esibizionismo dei fruitori social. Chriseriksen8 ne è l’autore. Nella foto un pollice alzato e tra le righe un enorme ringraziamento per tutte le dimostrazioni di affetto ricevute. No Chris… grazie a te! Per avercela fatta, per non essere finito in quell’elenco ma – soprattutto – per averci ricordato quanto la vita sia effimera e al contempo meravigliosa.



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