top of page
  • Immagine del redattoreLuca Fazi

Francia 98: 20 anni dalla prima partita.


Inutile negarlo…gli eventi passati, specialmente quelli vissuti da bambini o in età giovanile, sembrano essere sempre migliori di quelli presenti. Personalmente sono poco propenso a credere che tutto ciò sia una legge non scritta che diventa categorica per ogni individuo ma è altrettanto innegabile che certe estati con gli amici o anche qualche amore adolescenziale sono stati per la grandissima maggioranza di noi eventi da ricordare per sempre, da custodire con gelosia e senza bisogno di condivisioni social ma intrappolati nel nostro animo più intimo. Il calcio in tutto questo ci ha accompagnato e continua a farlo nel nostro percorso ma qui non ci sono dubbi…era veramente migliore quello di una volta. Chiamatemi nostalgico e noioso ma chi come me ha iniziato a seguire questo sport alla fine degli anni novanta (o meglio ancora prima) capirà alla perfezione ciò che sto scrivendo, senza apparire esagerato. Quel decennio in particolare vide le nostre squadre italiane vincere e convincere nelle coppe europee facendo il pieno di trofei con annessa gloria sportiva destinata a rimanere per sempre incisa nella storia. I Mondiali non avranno sorriso ai colori azzurri ma sono stati decisamente fra i più spettacolari grazie all’elevatissimo tasso tecnico presente in campo ed oggi, a vent’anni dalla partita inaugurale di Francia98, sale ancora di più la voglia di rivivere il ricordo di quella competizione straordinaria. Il 10 giugno lo spettacolare Saint Denis era pronto per il battessimo ospitando il Brasile campione del Mondo in carica e la Scozia di mister Brown, desiderosa di fare il colpaccio dopo la mancata qualificazione per Usa94. Signori, parliamoci chiaro, è per tutti il Mondiale di Ronaldo che fra giocate, sponsor e quel look particolare diventa il simbolo principe del calcio. Grazie a lui i calvi trovarono pace con se stessi confortati dalla rasatura totale del Fenomeno e tutti quelli con i “dentoni” vennero presi meno di mira da attacchi di bullismo, passando pure alla moda grazie a quegli incisivi pronunciati…un po’ come fossero le treccine alla Gullit o il codino alla Roby. Il Brasile vinse l’esordio come da copione ma senza offrire lo spettacolo che tutti attendevano dai pluricampioni della Selecao. Il Mondiale è cominciato e gli scenari che si presenteranno da li a poco saranno a dir poco pirotecnici. Alla fase finale (e per le prima volta nella sua storia) c’è la Giamaica che nel giro di pochi mesi è riuscita a metter su un organico dignitoso, capace di arrivare fino in fondo alle qualificazioni e regalare qualche emozione nel proprio girone. L’allenatore è il brasiliano Simoes che accetta l’incarico di guidare i Reggae Boys non prima di aver valutato la reale condizione dell’ambiente; le strutture sono pessime ma intravede in quei pochi giocatori presenti delle qualità sulle quali è possibile lavorare. Alcuni protagonisti sono più o meno conosciuti perché militano nelle serie minori inglesi e per gli altri non ci sono problemi…ci pensa il mister a scovarli nei vari resort presenti in Giamaica. Infatti molti non sono professionisti e si guadagnano da vivere lavorando negli hotel come portieri (non fra i pali) e baristi…è il caso di Theodore Whitmore. Il centravanti passa dal servire cocktail al riempire le reti degli avversari e saranno suoi i due gol che piegheranno il Giappone regalando ai Reggae Boys la prima vittoria ad una fase finale…tanto di cappello mister Simoes. Francia98 però è anche il Mondiale del baby prodigio Owen che insieme al divo dal piede fatato Beckham diventano i nuovi fari dell’Inghilterra. La nazionale dei Tre Leoni non riuscirà ad andare fino in fondo ma la partita con l’Argentina passerà alla storia come uno dei match più affascinanti di sempre. Il goal del ragazzo di Chester è un capolavoro di tecnica e rapidità ma non basterà per passare il turno visto l’errore di Batty nella lotteria finale dei rigori. L’Albiceleste volerà in semifinale ed anche sta volta subirà una rete esteticamente simile ad un’opera d’arte…l’autore è Dennis Bergkamp e la sua pennelletta nei minuti finali trascinerà gli Orange alla semifinale. La nostra Nazionale vede come condottiere Cesare Maldini dopo il ritorno in rossonero di Sacchi; c’è voglia di riscatto per l’amara finale statunitense ma il confronto Baggio-Del Piero sembra diventare un problema piuttosto che facilitare le cose. La presenza dell’uno esclude l’altro ma appare chiaro sin da subito che con in campo il Divin Codino tutto appare più semplice mentre il talento bianconero stenta a trovare la forma giusta. Il girone passa in tranquillità nonostante il duro esordio con il Cile e si arriverà agli ottavi dove ad attenderci c’è una Norvegia poco propensa a recitare la parte della vittima sacrificale. Pinturicchio spreca ma a risolvere la vicenda ci pensa Bobo Vieri in versione cannibale come non mai che segue alla perfezione lo spunto geniale di Di Biagio…quella cavalcata, quella rete, quell’esultanza ti rimangono talmente dentro da farti ricordare a distanza di anni dove e con chi stavi esattamente per quella partita. Il percorso continua ma solo per un’altra fermata perché una traversa ci butta fuori in favore dei padroni di casa che, fra i figli della Marianne e prodotti del colonialismo, hanno realmente una squadra temibile e piena di talenti; proprio dal confronto con gli Azzurri cominceranno ad essere presi in considerazione dalla gente e dagli stessi tifosi che inizialmente non avevano fiducia nei Bleus. Francia98 però non è solo calcio ma ci sono contenuti extra come quando il fato decise di inserite nello stesso girone Usa ed Iran, per un confronto ben oltre il lato sportivo. I giocatori delle due compagini entrarono uniti ed abbracciati per una foto ricordo che dovrebbe far riflettere, poi è il campo a parlare e saranno gli uomini di Talebi ad avere la meglio. L’entusiasmo per le strade di Teheran e non solo è alle stelle tanto da portare sia uomini che donne (così limitate dalle leggi islamiche) a festeggiamenti lunghi ed euforici. Sarà il primo anno di un Mondiale a 32 squadre, della “morte improvvisa” (golden goal) che porterà la firma di Laurent Blanc negli ottavi contro il Paraguay e sarebbe potuta essere la volta buona di una nazionale africana sul gradino più alto di sempre ma solo la Nigeria riuscirà a superare l’ostacolo dei gironi per fermarsi immediatamente dopo. La Germania sempre protagonista questa volta arriva alla competizione con troppi veterani e poca unità di spogliatoio; i tedeschi conquisteranno gli ottavi per poi essere spazzati dalla vera sorpresa assoluta: la Croazia. Quella divisa a scacchi verrà indossata con l’orgoglio di chi conosce la sua origine e vuole mostrare al mondo intero la propria forza con dei nomi di primissimo livello. Boban, Prosinecki, Jarni, Vlaovic, Asanovic, Stanic e poi lui, il capocannoniere di Francia98, Davor Suker! L’attaccante del Real Madrid fa innamorare in quella calda estate una moltitudine di tifosi con le sue giocate ed un senso del goal assoluto. Timbrerà il cartellino in ogni appuntamento eccezion fatta per il match contro l’Argentina, diventando l’icona principale dei croati bloccati in semifinale solo dalla doppietta di un bomber per una sera come Liliam Thuram. Il finale è storia: un ginocchio che deve sopportare troppa massa muscolare e per questo siringato in maniera eccessiva in poco tempo. Il Fenomeno sveste i panni dell’invincibile e gioca un finale spinto solo dagli sponsor che lo circondano…ma lui non c’è fisicamente e mentalmente. Quella finale non si è giocata a Saint Denis ma nella stanza 290 dell’albergo che ospitava i verdeoro: le convulsioni di Ronaldo spensero ogni speranza di successo. Tutto questo è Francia98? No, è molto di più! La grandezza di quel Mondiale è data dall’emozioni regalate, dai momenti passati insieme ai nostri amici, dal talento tecnico presente e militante quasi completamente in Serie A…Francia 98 è un bacio sulla pelata per scaramanzia ma soprattutto prende forma nelle persone accanto abbracciate al goal di Vieri dopo quella cavalcata. La speranza è che ritorni un periodo così ricco dal punto di vista anche calcistico ma nell’attesa non dimentichiamoci di ciò che abbiamo vissuto; il finale è il punto conclusivo ma sono i ricordi a rendere il viaggio unico. Nel calcio come nella vita non smettete mai di sognare ma siate come quella nostalgica Giamaica che da zero ha conquistato il suo tutto.

46 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page