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  • Immagine del redattoreLuca Fazi

9 Giugno 1990: trent'anni fa l'esordio azzurro nelle Notti Magiche


- di Luca Fazi - Ebbene sì, già trent’anni. Ben tre decenni da quell’esordio azzurro nel Mondiale ospitato in casa, dopo l’ultimo del ’34.

Nell’estate del 1990 tutto sembrò possibile e un ritrovato orgoglio patriottico spinse persino i più distanti dalla calciofilia ad entrare con speranza in quel mondo a sfera… rigorosamente di cuoio. Il 9 giugno, lo stadio Olimpico di Roma fece da cornice al battesimo azzurro contro l’Austria, avversaria ben più ostica di quanto pronosticato sulla carta. La gara inaugurale della manifestazione invece aveva contrapposto l’Argentina (campione in carica) e la sorpresa africana del Camerun che sbranò, come leoni indomabili, la banda di Maradona e soci.


Cerimonia inaugurale di Italia 90

Il nostro calcio aveva da poco esibito all’Europa il biglietto da visita più autorevole di sempre, con una Coppa dei Campioni alzata dal Milan, una Coppa delle Coppe vinta dalla Sampdoria ed una Coppa Uefa conquistata dalla Juventus nel “derby” contro la Fiorentina. Tutte squadre che avevano al loro interno (chi più chi meno) assi stranieri ma anche una massiccia presenza di talenti italiani già affermati o in procinto di sbocciare.

L’insieme azzurro era tenuto ben saldo da Azeglio Vicini, un mister che quei ragazzi li conosceva alla perfezione; da Vialli a Mancini, come da Maldini a Donadoni (e tanti altri), il tecnico romagnolo se li era allenati e coccolati alla guida dell’Italia Under-21, gestita per un decennio.

I mesi che anticiparono il mondiale furono colmi di entusiasmo, con un mondo in procinto di cambiar pelle. Dalla caduta del muro di Berlino alla scarcerazione di Nelson Mandela: pensare positivo divenne quanto mai doveroso.

L’Italia, dopo l’assegnazione ufficiale nel 1984, cominciò a sistemare tutti quegli impianti sportivi che dagli anni trenta (o poco più) erano rimasti pressoché uguali. A Bari e a Torino ne vennero costruiti nuovi (la cattedrale nel deserto del San Nicola - gioiello di architettura - e lo spreco del Delle Alpi) ma di errori (volontari) ed orrori ne furono commessi diversi, oltretutto con strutture intorno agli stadi nate già vecchie.

Discutibile pure la mascotte scelta, “Ciao”, ideata dal grafico Lucio Boscardin e chiamata così dagli scommettitori del Totocalcio, per mezzo di votazioni settimanali; suvvia, le alternative Bimbo, Dribbly o Amico forse sarebbero state anche peggio… in tutta sincerità però, più del nome era il lato estetico ad essere criticato.


La mascotte "Ciao"

L’inno ufficiale venne creato dal genio made in Italy di Giorgio Moroder (To Be Number One) ma fu la versione scritta e cantata dalla coppia Bennato-Nannini (Un’estate italiana), universalmente celebrata come Notti Magiche, a ricevere maggior gradimento tra il pubblico di casa.

Già, notti magiche: quelle passate in bianco per l’attesa spasmodica di vivere qualcosa di irripetibile o quasi. Quelle viste con gli occhi da bambino anche da chi aveva ampiamente abbandonato la tenera età. Quelle trascorse affrontando l’afa gustandosi un Piedone, un Calippo, o magari abusando della macchina del gelato per un self made veramente gustoso… parola di Fabrizio Bracconieri! Quelle alla guida di una Fiat Tipo, macinando chilometri e con l’autoradio che urlava “Balliamo sul mondo” di un “certo” Luciano Ligabue: “… però, che bravo ‘sto ragazzo!”. Quelle passate davanti alla tv ammirando l’Etrusco Unico rotolare per il rettangolo verde… preso a calci sì, ma con tutto l’affetto possibile.


Il pallone ufficiale Etrusco Unico

Il 9 giugno fu il giorno di Italia-Austria e di un Totò diventato beniamino nel giro di quattro minuti, giusto il tempo di sostituire Carnevale. Quel Mondiale è soprattutto il suo, di chi un anno prima si esibiva nei campi di Serie B. È il Mondiale di chi non smette mai di crederci, partendo dal basso e sfruttando al volo ogni occasione… che sia una prova della vita o un assist al bacio di Vialli.

No, non ci saranno mai sconfitte o uscite a vuoto (alla Zenga, per intenderci) nel cuore di chi lotta; non ci saranno ostacoli e nessuna Argentina di turno che potranno fermare il cammino del sognatore. Molte delle aspettative di trent’anni fa sono state completamente disattese, altre solo in parte ma l’unione di quei giorni, tutti sotto lo stesso azzurro cielo, fu inconfutabilmente una vittoria.

Ciò che conta è fissarsi un obiettivo, inseguendo un sogno… “inseguendo un goal”.



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